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Siccità: "Patiranno di più i campi lontani dai corsi d'acqua"

L'intervista al presidente dell'Ente Nazionale Risi Paolo Carrà

Siccità: "Patiranno di più i campi lontani dai corsi d'acqua"

Un problema globale che si può riversare territorialmente sotto più aspetti: ambientale, economico, gestionale e sociale. A partire dall’anomalia climatica e dal riscaldamento globale abbiamo sviluppato un’inchiesta. In questo articolo trattiamo le ricadute per la filiera del riso, parleremo di agricoltura e di allevamento, per poi trattare il problema delle condizioni e della gestione degli acquedotti.

"L’acqua è un elemento fondamentale della produzione del riso sia per l’irrigazione sia per evitare le escursioni termiche giorno-notte. Infatti, lo scorso anno, abbiamo visto soprattutto nella zona della Lomellina, come l’assenza di risorsa idrica abbia determinato un calo della produzione": a parlare è Paolo Carrà, il presidente dell’Ente nazionale Risi.

L’acqua per le coltivazioni di riso è fondamentale e ad oggi a preoccupare è il perdurare di una situazione di siccità:"Sta creando qualche allarme – spiega Carrà – perché le falde sono più profonde. Ma questa sensazione potrà essere in parte compensata con delle piogge primaverili. Sono soprattutto le scarse precipitazioni in montagna a generare timori: la neve è sempre un bacino di riserva idrico per i mesi estivi. La preoccupazione più grande è per il futuro".
La condizione di siccità se durerà ancora per molto creerà soprattutto problemi per le zone più distanti dai corsi irrigui: "Probabilmente – dichiara Carrà - si penserà a un ridimensionamento della disponibilità idrica di tutti e a razionamenti. Ma ad oggi non sappiamo se nevicherà e pioverà".

Il problema della siccità si potrebbe riversare anche sulle coltivazioni di mais: "Richiede grandi quantità d’acqua – sottolinea Carrà – Il riso invece ha un sistema d ’irrigazione che trattiene l’acqua e la rilascia poco per volta. Ma al di là del sistema d’irrigazione con risparmio idrico, se l’acqua non c’è non si presentano molte soluzioni. Le zone che saranno compromesse per prime saranno quelle dove arriva saltuariamente la risorsa idrica".

In questo momento soffrono anche il grano e l’orzo: "Pur non essendo colture che vanno irrigate – afferma Carrà – risentono di questo periodo. I primi a soffrire sono i grani che sono stati seminati a ottobre. Già adesso si vedono i primi danni. Per il riso e per il mais c’è un po’ più di tempo".

Per quanto riguarda le semine l’Ente nazionale Risi ha fatto un sondaggio e al momento riporta una contrazione di 3 mila ettari rispetto allo scorso anno: "Ma è un sondaggio – evidenzia Carrà – c’è ancora tempo e i giochi sono ancora aperti".

Per leggere il primo articolo: https://lasesia.vercelli.it/regione/2022/02/07/news/in-tutto-il-piemonte-non-piove-da-60-giorni-109963/

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