Tutela del Lavoro
16 Ottobre 2025 09:37
Da sinistra: Barasolo, Trinchitella, Orsan e Danesino
Parte forte l’allarme di Ascom Confcommercio, FILCAMS-CGIL FISASCAT-CISL e UILTUCS-UIL sugli effetti del dumping contrattuale per le imprese del terziario e del turismo.
Oltre 200 accordi sottoscritti da sigle minori tagliano salari e tutele: “Penalizzati i lavoratori e le imprese corrette”. Dall’Indagine Confcommercio, i cui contenuti sono stati condivisi in un incontro tra il Direttore provinciale di Ascom Confcommercio Andrea Barasolo e i Rappresentanti di FILCAMS-CGIL Lara Danesino, FISASCAT-CISL Luca Trinchitella, e UILTUCS-UIL Mauro Orsan, emerge che in Italia la giungla dei contratti collettivi continua a crescere e a pesare sulla qualità dell’occupazione. Secondo il rapporto, basato sui dati del CNEL, i contratti nazionali depositati sono oltre 1.000, ma solo una parte è firmata da organizzazioni realmente rappresentative. Il quadro diventa particolarmente critico nei settori del terziario e del turismo, dove si contano più di 250 CCNL.
La stragrande maggioranza dei lavoratori è però coperta da pochi contratti principali, in primis il CCNL Terziario, Distribuzione e Servizi sottoscritto traConfcommercio e FILCAMS-CGIL, FISASCAT-CISL e UILTUCS-UIL, che riguarda circa 2,5 milioni di addetti ed è oggi il più applicato in Italia. Accanto a questi, proliferano i cosiddetti “contratti pirata”: oltre 200, firmati da sigle minoritarie, che coinvolgono circa 160mila dipendenti e 21mila aziende. La logica dei contratti pirata è chiara: tagliare i costi riducendo i diritti.
Rispetto al contratto Confcommercio, un dipendente può arrivare a perdere fino a 8mila euro lordi l’anno. Inoltre, indennità e welfare integrativo sono quasi inesistenti, gli orari sono più lunghi e meno regolamentati, e le coperture per malattia o infortunio si fermano al 20-25% contro il 100% garantito dai contratti di maggior peso. Questo dumping contrattuale non solo penalizza i lavoratori, ma innesca anche una concorrenza sleale tra imprese, minando la produttività e frenando la crescita del Paese.
Il confronto con Germania e Francia è impietoso. A Berlino vige la "Tarifautonomie", con criteri stringenti di rappresentatività e meccanismi di estensione erga omnes dei contratti, che impediscono il ribasso competitivo. A Parigi il sistema è ancora più centralizzato: solo i contratti firmati da organizzazioni che rappresentano almeno il 50% dei lavoratori hanno validità, sotto il controllo del Ministero, e possono essere estesi a tutto il settore tramite decreto. In Italia, invece, manca una regola per misurare la rappresentatività e un meccanismo che renda i contratti validi per tutti. Questo vuoto normativo consente la proliferazione dei contratti pirata, che diventano così uno strumento di competizione sul costo del lavoro.
Le proposte di Confcommercio, condivise a livello nazionale con CGIL CISL e UIL con cui è attivo un confronto su queste tematiche vanno dall’introduzione di un sistema di misurazione della rappresentatività di sindacati e associazioni datoriali, certificato da enti terzi come CNEL e INPS alla delimitazione dei perimetri contrattuali attraverso un dialogo strutturato, legando il CCNL al codice Ateco dell’impresa, al rafforzamento della bilateralità come certificazione di qualità, valorizzando gli enti che offrono welfare contrattuale aggiuntivo.
Ascom Confcommercio, FILCAMS-CGIL,
FISASCAT-CISL e UILTUCS-UIL
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