Vercellae hospitales
di Andrea Giardina
12 Aprile 2025 23:41
Un dialogo vivace e appassionato ha animato la conferenza, tenutasi sabato 12 aprile nell’ex Chiesa di San Marco, che ha visto protagonisti lo storico Gianni Oliva – autore del libro Storia del Piemonte Medievale – e il saggista Marco Scardigli, dedicata alla presentazione del volume.
Un’opera che sposta il baricentro della narrazione medievale, spesso dominata da una prospettiva toscano-centrica, come ha ricordato Scardigli, per riportare alla luce un Piemonte medievale sorprendente e dimenticato.
«La prima domanda è inevitabile: che Piemonte è quello di cui parli?», ha esordito Scardigli. La risposta di Oliva ha tracciato un quadro di frammentazione politica e varietà geografica: «Un territorio diviso in tante entità, senza una capitale e con poteri in continua competizione. Le città centrali erano Asti e Vercelli; Torino era allora marginale. E poi c’erano realtà come il Marchesato del Monferrato, anch’esso al centro di dispute politiche».
Nel dialogo emergono personaggi poco noti ma emblematici, come Valerano di Saluzzo, detto il bastardo di Salucio: «Figlio naturale del duca Ludovico I, dimostrò capacità politiche e relazionali straordinarie. Governò al posto del fratellastro minorenne, erede legittimo, e quando questi divenne adulto, come promesso al padre, si ritirò in un castello che fece diventare centro di cultura. Un gesto raro e denso di moralità», ha spiegato l’autore.
Scardigli ha poi chiesto ad Oliva se ci siano aneddoti dove la storia medievale piemontese si intreccia con la leggenda: la vicenda di Asgarda, moglie dell’imperatore Luigi II di Francia, ripudiata e poi regina madre, morta di polmonite prima del suo ritorno trionfale a Parigi, le cui spoglie andarono perdute poiché trafugate da contadini che volevano nasconderle a Napoleone, il quale voleva riportarle in Francia. Storie legate ai saraceni nascosti nelle valli alpine: «C’è una borgata nella Val Chisone chiamata Il Rif – ha raccontato Oliva – dove si dice che un saraceno fu catturato e nutrito fino a diventare troppo grasso per fuggire. Alla fine si convertì al cristianesimo e rimase a vivere lì».
Non poteva mancare un riferimento ai templari: «Erano i garanti delle rotte tra Oriente e Occidente, una sorta di multinazionale ante litteram. Erano presenti anche in Piemonte: a Testona, dove costruirono un ponte – all’epoca l’unico – sul Po, e ad Avigliana, dove producevano vino. Le loro ricchezze furono decisive per la nascita dello Stato francese, dopo la loro distruzione voluta da Filippo il Bello».
Oliva ha poi concluso con una riflessione sul ruolo delle Crociate e dei territori controllati dai Savoia: «Le crociate furono l’inizio di nuovi scambi economici e culturali. E in Piemonte, che era crocevia strategico d’Europa, tutto questo passava. È anche per questo che i Savoia hanno avuto un ruolo così centrale: non per la ricchezza delle terre, ma per le strade che controllavano».
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