vercelli
di Francesca Siciliano
9 Marzo 2025 13:49
FOTO DI BEATRICE BOSSO
“Non sono morta e per di più ho qualcosa per cui vivere; questo qualcosa è la pittura”. E’ una frase di Magdalena Carmen Frieda Kahlo y Calderón - a seguito di un incidente – la quale ha fatto dell’arte la sua alleata più forte. Questa frase è stata ricordata durante l’incontro organizzato al Museo Borgogna, dal Rotary Sant’Andrea e dal Soroptimist Vercelli, in occasione della Giornata internazionale della Donna. Una citazione che riprende a pieno il tema del talk denominato “Sedotta dall’arte… vivo!” che ha avuto come protagoniste indiscusse tre donne che hanno nel cuore l’arte, ovvero le curatrici e critiche Serena Mormino e Beatrice Audrito e la curatrice del Museo Borgogna Cinzia Lacchia. L’incontro, moderato dal direttore de La Stampa Roberta Martini, è stato reso ancora più unico grazie agli interventi dell’interprete e cantautrice Lucrezia Bosso: un connubio artistico a 360 gradi. Prima di entrare nel vivo del talk sono intervenuti il presidente del Museo Borgogna Francesco Ferraris, la presidente del Soroptimist Club Patrizia Longo e il presidente del Rotary Sant’Andrea Roberto Isola.
Martini ha rivolto subito una domanda: “Perché è stato scelto il titolo ‘Sedotta dall’arte…vivo’ ?”. A rispondere è stata Serena Mormino: “E’ un titolo che mi rappresenta molto – ha detto – Nei secoli scorsi la donna è stata protagonista passiva nell’arte: musa ispiratrice, modella e ritrattata per la sua bellezza. Poi, solo poco per volta, grazie all’arte e alla forza che è in grado di generare, è diventata parte attiva. L’arte, non è solo del mondo dei collezionisti, ma è parte integrante di ognuno di noi”. Come ha ricordato Mormino, con una breve premessa, l’arte è la forma di comunicazione più trasversale che esista e tutti dovremmo ‘abusarne’. In seguito, Cinzia Lacchia ha trattato il passato, ricordando che oggi si parla della professione dell’arte al femminile, accessibile a tutti e a tutte, ma un tempo non è sempre stato così: “Per le donne era solo diletto e il ‘mestiere’ delle arti era prerogativa degli uomini”. Non era neanche facile accedere alle accademie. Per via del contesto, tanti collezionisti avevano l’abitudine di acquistare solo opere d’arte di artisti uomini: “Ma fortunatamente per Vercelli non è stato così – ha detto Lacchia – Antonio Borgogna ha acquistato opere d’arte di grandi artiste donne e ha avuto una grande sensibilità per il mondo femminile. Non solo in merito alla sfera artistica, ma anche in merito all’emancipazione sociale e all’istruzione, finanziando la scuola professionale Borgogna e borse di studio”. Ha poi illustrato alcune opere d’arte realizzate da donne tra cui “La Sacra Famiglia con Sant’Anna, San Giovannino e un Angelo” di Elisabetta Sirani. Fu la prima artista in Italia a fondare una scuola di disegno solo per donne.
In seguito, attraverso un percorso storico artistico illustrato da tutte le relatrici, Beatrice Audrito tra i molti temi, è giunta a trattare il “Corpo come materiale per fare Arte. Body Art e Performance”.
“La tematica della corporeità - ha sottolineato Audrito - è strettamente legata agli avvenimenti del 1968, agli anni di contestazione sociale e politica e alle battaglie che riguardavano la libertà, anche corporea e dunque sessuale. È proprio all’interno di questi processi di cambiamento sociale che si colloca la Body Art come momento di indagine profonda del sé, territorio privilegiato della ricerca identitaria, fisica e psicologica che vede protagoniste molte donne”. Infine, sono state presentate diverse artiste contemporanee e Audrito si è soffermata anche sul caso di Zehra Dogan, curda con nazionalità turca condannata a quasi tre anni di prigionia per un disegno che testimoniava gli orrori della guerra che lei ha continuato a raccontare, anche dal carcere, realizzando opere con materiali di fortuna come te, caffè, olio e persino sangue su lenzuola, federe e giornali.
Infine Serena Mormino, anticipando un omaggio che è stato consegnato ai presenti, ha ricordato Luisa Sargentini Spagnoli che inventò nel 1922 il Bacio Perugina: nota stilista, è stata anche una grande imprenditrice nel mondo della cioccolateria e per lasciare dei messaggi amorevoli, ma anche culturali ha ideato il biglietto all' interno del cioccolatino. All’iniziativa hanno partecipato le autorità civili e militari provinciali e i soci e le socie dei club.
Foto di Beatrice Bosso
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