Vercelli
di Robertino Giardina
7 Marzo 2025 17:02
Un momento della conferenza
“Il legame tra il direttore della Casa circondariale e il sindaco è la visione di un luogo che deve essere intimamente connesso con la città. Il carcere vive una felice’ contraddizione’ perché, ha una struttura che ha più di quarant’anni, intaccata dallo scorrere del tempo, quindi obsoleta. Ma nello stesso tempo ha un governo diretto dal direttore Rempiccia che ha voluto ridurre il danno insito nella struttura. Un direttore che, ha saputo fare il suo lavoro interpretandolo come missione e non come impiego, e che cerca di rendere quel luogo abitabile e vivibile. L'anno scorso in carcere pioveva, c'erano incrostazioni, oggi questi problemi non ci sono più, nel carcere non piove. Non è poco per chi deve abitare in quel luogo, deve starci o lavorarci. Ci sono i detenuti ma anche i detenenti. Bisogna avere cura dei diritti dei detenuti ma anche degli operatori che lavorano dentro queste strutture. Ma c’è un altro aspetto innovativo, che riguarda il coinvolgimento dei detenuti che hanno contribuito alla realizzazione delle opere. Anche l'ala che ospita la struttura sanitaria è stata oggetto di cambiamenti che rendono più tranquilla ed accessibile la gestione della sezione”: così Sergio D’Elia nel corso della conferenza stampa che si è svolta giorno 6 marzo, nella sede Gioin di Vercelli e che ha avuto come oggetto la visita alla Casa circondariale di una rappresentanza dell’Associazione Nessuno Tocchi Caino, composta dalla presidente Rita Bernardini, dal segretario Sergio d'Elia e dalla tesoriera Elisabetta, accompagnata dal Garante regionale dei detenuti Bruno Mellano e da alcuni cittadini vercellesi.
In conferenza stampa sono intervenuti oltre ai rappresentanti dell’associazione, il sindaco Roberto Scheda, il Garante regionale dei detenuti Bruno Mellano e quello comunale Pietro Oddo con l’onorevole Emanuele Pozzolo. Il sindaco Roberto Scheda ha messo in chiaro la necessità di una solida collaborazione tra l’Amministrazione cittadina e la struttura carceraria: “Sono onorato della vostra presenza e mi fa piacere essere qui insieme voi che avete svolto questa attività. Con Bruno Mellano, ho un lungo rapporto di amicizia caratterizzata da una fattiva collaborazione. Così i rapporti con Pietro Oddo e con la dottoressa Pitaro sono finalizzati a garantire ai detenuti di essere parte integrante della società, anche al di fuori delle mura penitenziarie. L'Amministrazione comunale sarà sempre parte attiva, insieme a tutto il personale e lavorerà con voi perché vogliamo una detenzione che sia umanizzata e a misura dell'integrazione lavorativa”.
L’on. Pozzolo nel corso della conferenza stampa ha espresso alcune considerazioni: “Abbiamo visto gli spazi dei detenuti, un grande lavoro di ristrutturazione, ed ho ascoltato le parole di speranza pronunciate dal direttore, sono convinto che è un messaggio che anche la politica dovrebbe avere come stella polare. Il carcere è una città nella città, è una comunità. In quanto tale non è lo spazio degli esclusi, poiché sarebbe una sconfitta per tutti”. Poi la presa di posizione politica personale in merito all’amnistia e all’indulto; un punto di vista, ha tenuto a precisare, nettamente lontano dal concetto di “svuota carceri”: “La politica, al di là delle fazioni politiche, degli schieramenti di destra e sinistra, dovrebbe trovare un surplus di coraggio affinché si torni a ragionare di amnistia e indulto, sia in vista dell’anno giubilare, sia perché in un momento di rinnovamento della giustizia italiana è giusto fare alcune riflessioni”.
A seguito di queste dichiarazioni è intervenuta Rita Bernardini, per ricordare alcuni passaggi storici fatti dal partito radicale e dal suo leader Marco Pannella nel portare avanti alcune tematiche quali le pene alternative al carcere ed il potenziamento dei servizi collegati al reinserimento sociale dei detenuti: “Che cosa ci unisce: il rispetto del diritto dei fondamentali diritti umani così come il rispetto delle leggi e della nostra Costituzione. Nella nostra Carta non è mai citato il carcere, ma si parla di sanzioni, al plurale. Ecco, queste non necessariamente devono riguardare solo il carcere ma esistono le misure alternative che, in alcuni casi, sono più efficaci e non creano il rischio di recidiva. Con la detenzione in carcere, il rischio di recidiva è alto ed è legato alle difficoltà del reinserimento che dovrebbe iniziare già con attività che partono dalle strutture carcerarie”. Poi la questione economica, che in verità rileva un limite nella politica: “Il bilancio dello Stato prevede 500 milioni per le pene alternative e 3 miliardi e 600 milioni per il funzionamento del settore giustizia. Di questo, il 40% è destinato al mantenimento, al funzionamento del sistema carcerario”. Quante risorse si potrebbero destinare alle pene alternative, abbassando la quota delle spese per il sistema carcerario? Uno spunto di riflessione che, nelle conclusioni ha evidenziato come il dibattito sull’amnistia e l’indulto debba necessariamente includere le tematiche del reinserimento sociale, del rischio recidiva e soprattutto della possibilità di applicare le pene alternative.
“Abbiamo visto un carcere in grande fermento e operativo”, così la visione di Bruno Mellano che ha poi proseguito con la descrizione della visita: “Le persone andavano in giro con scale, tute sporche di intonaco, tutte impegnate a portare avanti il lavoro con passione, impegno e con la volontà di far vedere che si può cambiare. In questa fase si stanno mettendo delle risorse: 250 milioni di euro sono a disposizione dell’amministrazione penitenziaria per lavori di ristrutturazione straordinaria. Sicuramente è una fase in cui la buona progettazione, insieme agli interventi di recupero e ripristino dei serramenti e delle finestre cambia il clima, ma anche la qualità della vita all’interno dell’istituto. In questa fase dobbiamo puntare l’attenzione sull’area sanitaria che è di competenza della regione Piemonte, di cui sono Garante, e che necessita di un intervento. Quei posti dove adesso c’è l’infermeria meritano di essere ampliati sia nello spazio e nei servizi, sia nell’implementazione dei macchinari. Questo permetterebbe alla direzione e ai medici di fare all’interno della struttura degli interventi che, a volte anche banali, oggi si è costretti a fare all’esterno, mobilitando le scorte di agenti”.
A margine della conferenza stampa, Tommaso di Lauro, presidente del Meic di Vercelli, ha espresso le sue impressioni: "È stata un'immersione in un mare di umanità. Ringrazio l'associazione "Nessuno tocchi Caino" per aver coinvolto il Meic in questa esperienza di incontro con i detenuti, nonché tutto il personale che quotidianamente dedica le proprie competenze a questa comunità, a partire dal lodevole direttore del carcere, dottor Giovanni Rempiccia. La prolungata mancanza di manutenzione della struttura aveva reso inaccettabili molti spazi del carcere, che ora vengono riqualificati grazie all'intervento degli stessi detenuti. Un plauso, quindi, per questo cambio di rotta, che auspichiamo possa incentivare ulteriormente la rieducazione e formazione dei detenuti, elementi che qualificano questo contesto come un vero e proprio banco di prova della nostra civiltà democratica. Da questa visita emerge un'altra idea di giustizia, moderna, quasi rivoluzionaria: di fronte al male, è necessario attivare progetti di bene”.
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