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Convegno

Vercelli: gli 80 anni di fondazione dell'Uciim

In Seminario "Gesualdo Nosengo e i principi fondativi dell’Unione"

La mia cattedra è l’Uciim. Gesualdo Nosengo e i principi fondativi dell’Unione” è il titolo della manifestazione che si è tenuta venerdì 22 novembre, nell’aula magna del seminario arcivescovile di Vercelli, per celebrare gli 80 anni di fondazione dell’Uciim.

Il format di questa celebrazione, originale ed interessante, è stato proposto dalla sezione vercellese “G. Berzero”, dell’Unione cattolica italiana di insegnanti, dirigenti, educatori e formatori. Per evidenziare i principi e le azioni del sodalizio, è stato inscenato un dialogo tra due insegnanti e Gesualdo Nosengo, fondatore dell’Uciim, nella persona di Giulio Dogliotti. I testi e la regia sono stati curati da Paola Invernizzi e Cinzia Ordine con le voci di Carla Barale e Maddalena Remus.

Tra i presenti l’arcivescovo di Vercelli monsognor Marco Arnolfo, il sindaco Roberto Scheda ed il presidente del Consiglio comunale Romano Lavarino. Il momento di festa ha visto la presenza di molti insegnanti e rappresentanti di alcune associazioni culturali del territorio, tra i quali Lella Bassignana del Nodo antidiscriminazioni della Provincia. Per l’Uciim di Vercelli erano presenti molti soci, il direttivo con la presidente Carla Barale e l’assistente spirituale don Patrizio Maggioni. La presidente Carla Barale è intervenuta ringraziando tutti coloro che si sono adoperati per la realizzazione dello spettacolo: “E’ un onore avervi qui in questa splendida serata”.

Monsignor Arnolfo è intervenuto evidenziando alcune peculiarità dell’associazione: “Questa associazione ha il compito di occuparsi e di prendersi cura della formazione sostenendo chi svolge la funzione educativa; è una realtà di cui non possiamo fare a meno nella nostra società. Noi come cattolici ci riferiamo a colui che ha fatto risplendere la vera identità dell’uomo con la sua dignità: Gesù ha incarnato la vita umana facendola risplendere nel modo più sublime ma con semplicità e umiltà perché tutti possano in qualche modo riferirsi a Lui. Tocca a noi formatori ispirarci a questo modello con la luce dello Spirito che ci permette di trasmetterlo”. Poi, attraverso una metafora che paragona il formatore all’artista che plasma la materia grezza, ha auspicato una necessaria alleanza tra le varie agenzie educative: “E’ un compito faticoso, tutt’altro che semplice e scontato, che richiede l’alleanza educativa di tutte le istituzioni. Tutti, dallo Stato al Comune, dalla Chiesa all’oratorio, dalla scuola e fino alla famiglia, devono concordare perché questo è un lavoro di ‘artisti’ che operano insieme guidati dai medesimi grandi principi. Un grazie va a coloro che hanno fatto risplendere questi principi: auguri e grazie”.

Il sindaco Roberto Scheda ha ringraziato e, in piena sintonia con l’arcivescovo, ha voluto ricordare alcuni momenti della sua infanzia quando una parte della formazione avveniva in San Cristoforo dove “i padri domenicani ci portavano a Messa e ci invitavano ad ascoltare, in silenzio, i canti gregoriani. Era la formazione di allora che si coniugava perfettamente con i tre riferimenti fondamentali per i giovani dell’epoca: la famiglia, l’oratorio e la scuola”.

Di seguito Carla Barale ha letto il messaggio inviato da Rosalba Candela, presidente nazionale dell’Uciim, con il quale ha ringraziato gli “ucimini” vercellesi per questa serata di festa. Alcuni pensieri di Gesualdo Nosengo, emersi dal “dialogo” messo in scena durante la serata, risultano alquanto significativi. Tra questi, due passaggi, pur rappresentando in minima parte la grandezza culturale del personaggio, mettono in evidenza l’importanza dei principi espressi dal pedagogista e la loro attualità che ancora oggi ispira l’opera dell’Uciim. “L’insegnante ideale è quello che parte dal concreto, dalle gioie e dalle speranze, dalle tristezze e dalle angosce degli uomini d’oggi, soprattutto di coloro che soffrono, con amorosa attenzione sulle situazioni dell’altro… . Chi si propone di educare deve perciò amare”.

“Il vero educatore è come la guida alpina che, anziché limitarsi ad indicare sulla carta topografica il cammino da seguire o a condurre l’inesperto scalatore alla stazione della funicolare che lo può portare alla cima, si adopera a rifare insieme la strada, gli indica la vetta da conquistare, lo invita a seguirlo sul sentiero che conduce alla meta, ne guida i passi, lo fa riposare, lo rianima, parlando con entusiasmo della vetta … Insomma, lo sostiene nei tratti più difficili finché insieme non raggiungono il traguardo”.

 

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