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Lo "storm chaser" Alessandro Piazza svela i segreti del mestiere

Il vercellese collabora con molti portali online e raccoglie dati sui fenomeni atmosferici estremi

Lo "storm chaser" Alessandro Piazza svela i segreti del mestiere

Alessandro Piazza

Nel mese più caldo di questa pazza estate, atteso e temuto per gli eventi calamitosi anche dalle compagnie assicurative, Alessandro Piazza, “storm chaser” vercellese, svela qualche segreto del mestiere, il suo punto di vista su quali siano le formazioni temporalesche più fotogeniche e anche qualche particolare sui fenomeni atmosferici sempre più estremi. 

Come nasce questa passione per i temporali?

In realtà, da bambino, avevo molta paura dei temporali. Se di notte, nel letto, sentivo tuonare, mi tappavo le orecchie, mi nascondevo sotto le coperte, mi tuffano nel letto con i miei…Però poi andavo da mio nonno e gli chiedevo di raccontarmi le storie dei temporali; lui, che lavorava in campagna, mi raccontava di quando arrivavano, e doveva scappare via.

“Amore” e “odio”, quindi?

Sì, mi facevano paura ma allo stesso tempo mi incuriosivano. Poi ad un certo punto, nel 2009 dopo un temporale molto forte a Stroppiana, con un vento che aveva buttato giù gli alberi, cercando un po’ su internet qualche informazioni ho trovato un forum, “Meteo network”, dove ho scoperto che anche in Italia c’erano degli appassionati, delle persone che, come negli Stati Uniti, andavano in giro a fare i “cacciatori di temporali”.

È stato l’innesco che ha fatto deflagrare questa passione?

Sì. Ho così conosciuto degli altri giovani del Piemonte, con i quali dall’anno successivo ho poi iniziato a fare delle uscite per andare proprio a “caccia di temporali”. Quando si vedeva, dalle previsioni, che in una determinata zona ci sarebbe stata un’umidità tale da portare a temporali forti, si andava e si aspettava la formazione temporalesca, seguendola sui radar. Non c’erano ancora tutte le app che di oggi sullo smartphone, e si usavano i computer portatili con le chiavette internet. Adesso e diventato tutto più facile…

Un hobby, poiché di professione fa il nutrizionista, che l’ha portata a collaborare con dei portali online. Anche a lavorare su qualche progetto in particolare?

Nel 2017 sono entrato a far parte dello staff della pagina facebook “Tornado in Italia” e ho un canale YouTube. L'obiettivo, lo scopo del gruppo, da quando è nato, non è solo quello di andare in giro a fotografare i temporali: l’attività principale, infatti, è quella di raccogliere i dati sui tornado o trombe d’aria in Italia e organizzare un unico archivio. Al momento l’archivio va dal 2014 fino ad oggi, e, in collaborazione con dei professionisti, scienziati anche del Crn, stiamo realizzando uno studio scientifico sulle “Condizioni meteorologiche che portano allo sviluppo dei tornando”.

Quali sono gli strumenti del mestiere?

Una volta avrei detto che serve assolutamente una macchina fotografica reflex oppure un computer… Adesso, invece, basta uno smartphone. Io uso ancora la reflex, la videocamera, ma oggi è utile anche solo un telefonino moderno. Per seguire le evoluzioni temporalesche io uso il sito svizzero MetRadar. Anche di app e siti ormai ce ne sono un’in fi nità.

Quali sono i segreti di questo mestiere. O meglio, come si fa a dare la caccia a un tornado senza finirci però dentro?

Anzitutto bisogna sapere la geografia. Anche se stai seguendo un evento atmosferico in una zona che non conosci, l’importante è aver presente la mappa del territorio per avere eventuali vie di fuga in base all’evoluzione del temporale. È importante tenerlo sempre davanti, perché sono lì le strutture più fotogeniche. Allo stesso tempo, però, bisogna anche tenere una certa distanza: perché se uno si avvicina troppo il rischio è che, se anche hai un piano b, ovvero una strada secondaria dove tagliare, ci finisci dentro. Poi se è un temporale come quelli che sta facendo negli ultimi tempi, con chicchi di grandine grossi 5 cm o più, sono comunque problemi.

Le è mai capitato di essere sorpreso e finirci dentro? E quali sono le situazioni che le sono rimaste più impressi?

Sì, nel 2021, una tromba d’aria nella zona sud di Brescia. Quel giorno nella Pianura Padana ce ne sono stati sette ed ero riuscito ad intercettarne tre. Quest'anno, invece, mi ha sorpreso un temporale: lo seguivo dal radar, c’era tanta foschia, lo stavo intercettando sulla Torino - Piacenza e, superata l’uscita dell’autostrada a Fellizano, ho visto che il temprale era molto più vicino di quello che pensavo… Non ho potuto fare niente e ci sono finito dentro. L’aggiornamento del radar ha un ritardo e quella volta il temporale è arrivato molto veloce. 

Ha parlato di strutture fotogeniche. Cosa ricerca l’obiettivo fotografico di un cacciatore di temporali?

La supercella. Poiché da questa si può formare un tornado, e poi perché ci sono un sacco di nubi accessorie molto fotogeniche. Una di queste è la nube a muro, wall cloud, che ha una base molto bassa, turbolenta, in rotazione; proprio da questa si potrebbe formare un tornando. Nella maggior parte delle volte non capita, ma se ci sono le condizioni giuste, dove i venti nei bassi strati ruotano in un certo modo, potrebbe verificarsi.

Quando accadono fenomeni violenti, sentiamo spesso parlare di “downburst”. Che cos’è?

È un fenomeno caratterizzato da un vento discendente che impatta contro il suolo e si estende orizzontalmente quando un temporale collassa.

Un altro fenomeno particolare, per la colorazione che assume il cielo e per i residui che lascia sulle auto, è la pioggia di sabbia. Ci puo spiegare?

Quando si verifica un anticiclone sud tropicale africano, per intenderci quello che porta il caldo umido come in questi giorni, a volte i venti arrivando da sud e, passando sul deserto del Sahara, trasportano in sospensione la polvere dal deserto. Quando si verifica questa situazione, è difficile che si formi grandine grossa. La polvere fa da nucleo di condensazione; le goccioline d’acqua che poi ghiacciano si aggregano attorno ai granelli di polvere, e diventando pesanti precipitano al suolo. Se non ci fosse la polvere, le goccioline di pioggia ghiacciate si aggregherebbero di più tra di loro, formando chicchi di grandine più grossi.

Fenomeni estremi sempre più frequenti, ma anche più conosciuti, a quanto pare. È così?

Non si sa. Forse sì, certi eventi potrebbero essere in aumento per l’effetto del riscaldamento globale: ci sono degli studi che dimostrano che aumentando le temperature aumenta l’energia con cui si formano i temporali, però diminuisce la loro di durata in termine di giorni. C’è questa percezione. Allo stesso tempo sono aumentati anche coloro che con i telefoni li filmano e li fotografano. Semplicemente il progredire e la diffusione della tecnologia permettono di poterli catturare in ogni dove e in ogni istante, di diffonderli, darne notizia velocemente e in modo capillare grazie a internet. Cosa impensabile fino ad un po’ di anni fa. Dal 2014 sono aumentate le segnalazioni...

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