CENTRO FEMMINILE ITALIANO
19 Marzo 2024 19:57
“Dall’uguaglianza alla valorizzazione delle differenze” è la relazione svolta da Lella Bassignana durante l’incontro organizzato dal Centro Femminile Italiano di Vercelli sabato 16 marzo.
"L’incontro è stato organizzato - dice la presidente del Cif Grazia Garrino - per celebrare la giornata internazionale delle donne. Il tema del Cif è: “Uguaglianza e differenza: dilemma irrisolto della cittadinanza delle donne”. Abbiamo voluto organizzare questo incontro dopo l’8 marzo per evidenziare l’importanza delle conquiste delle donne, non solo l’8 marzo ma tutti gli altri giorni. La storia delle donne, pur inserita nel secolare percorso della storia umana collettiva, costituisce un segmento che, configurandosi come “storia a sé”, attraversa tutto".
Lo specifico ruolo e funzione della referente del Nodo antidiscriminazioni nell’ambito del contrasto alle discriminazioni, ha affermato Lella Bassignana, è quello della disparità salariale accanto alla forte presenza di stereotipi culturali che continuano a determinare disparità di genere, non solo nella ripartizione delle responsabilità professionali e familiari ma anche attraverso molestie sessuali sui luoghi di lavoro.
“Per questo motivo - continua la Bassignana - e in veste di soggetto istituzionale, pur ribadendo il valore della differenza, do valore alla categoria dell’uguaglianza a garanzia di una pratica tra soggetti differenti, e con la consapevolezza che l’empowerment delle donne è fattore di sviluppo per la società e per l’economia”.
Anche se oggi abbiamo una donna come Presidente del consiglio, e molte altre sono le donne manager, le difficoltà incontrate nel rompere il “soffitto di cristallo” sono ancora numerose. Per questo è necessario realizzare azioni che infondano fiducia e consapevolezza nelle nuove generazioni, per evitare gli errori del passato e sostenere il cambiamento. Tutte le forme di violenza contro le donne costituiscono un problema strutturale della società, e la loro radice risiede anche nelle discriminazioni di genere, presenti nei diversi ambiti della vita quotidiana di moltissime donne, anche in quello lavorativo.
Gli stereotipi li troviamo a partire dall’orientamento scolastico: mentre da una parte la corsa delle donne nel mondo dell’istruzione sembra essere inarrestabile e costellata di successi, dall’altra si registra una bassissima presenza femminile nelle materie Stem, ossia i corsi di laurea di ambito scientifico, tecnologico, ingegneristico e matematico.
Un rapporto Istat ci dice che gli uomini laureati in aree disciplinari scientifiche e tecnologiche sono il 36,8%, mentre le donne che scelgono le materie Stem sono solo il 17%. Le discriminazioni di genere le troviamo in ambito lavorativo, dove spesso anche l’uso delle parole ha un valore: attenzione a come usiamo le parole, non avvalliamo la convinzione del 15% degli italiani che ritengono la violenza frutto di comportamenti provocatori delle donne.
Bisogna soprattutto crescere donne che non dicono grazie a chi le apostrofa con: “sei bella e pure brava”. Quella “e” è una piccola violenza che forse non ferisce, ma di certo non nutre l’autostima.
In Italia il tasso di occupazione femminile è quello più basso tra tutti gli Stati dell’Unione europea, pari al 55%, contro il 69,3% della media europea (i dati presi dalla Camera dei Deputati).
Le donne che lavorano sono circa 9,5 milioni, molte meno rispetto agli uomini (13 milioni): discriminazione e mobbing restano i problemi più diffusi, alimentando il divario di genere esistente.
Raggiungere la parità di genere e il benessere delle donne, in tutti gli aspetti della vita, è un obiettivo fondamentale per creare economie feconde e una società più equa e giusta per tutti.
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