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Meic: il ricordo di Don Cesare Massa a 100 anni dalla nascita

Ambrosini: "Ha consentito di abbeverarsi alla fonte di una fede più matura"

Meic: il ricordo di Don Cesare Massa a 100 anni dalla nascita

Don Cesare ha portato a Vercelli il vento del Concilio Vaticano II, di una visione nuova del rapporto tra laici e gerarchie ecclesiastiche, di una politica più coraggiosa e riformatrice. Don Cesare avrebbe potuto far carriera in qualsiasi ambito, sociale, politico, accademico o ecclesiastico, ma il suo nascondimento nella piccola Vercelli è stato il dono provvidenziale che ha consentito a molti di noi di abbeverarsi alla fonte di una fede più consapevole e matura. La sua presenza è stata necessaria, e lo è ancora, per benevolenza di Dio e per la nostra crescita spirituale”: con questo pensiero di Maurizio Ambrosini richiamato da Tommaso di Lauro, presidente del Meic di Vercelli, è stata aperta la cerimonia di commemorazione di don Cesare Massa, a 100 anni dalla sua nascita, che si è tenuta mercoledì 13 marzo nella sala S. Eusebio del Seminario. Questo momento è stato preceduto da una messa officiata da don Maurizio Galazzo, assistente ecclesiastico del Meic Vercelli, che nella sua omelia ha definito don Cesare: “Uomo di pace, di accoglienza, di rispetto e compassione, capace di parole ecumeniche di consolazione e di speranza”. Il nostro gruppo che recentemente si è anche costituito come “Pax Christi-Punto Pace di Vercelli” è profondamente riconoscente al suo fondatore” ha proseguito Tommaso Di Lauro che ha ringraziato l’Ensemble San Michele diretto da Giuseppe Odone per gli intermezzi musicali e l’attrice Roberta Bosetti per la lettura di alcuni testi.

Anche il cardinale Giuseppe Versaldi ha voluto far sentire la sua vicinanza spirituale con un messaggio: “Mi unisco volentieri alla celebrazione del centenario della nascita del caro don Cesare Massa, figura di spicco della chiesa eusebiana e anche del mondo della cultura vercellese. Con lui ho vissuto l’esaltante tempo del Concilio Vaticano II nel tentativo di un necessario rinnovamento della Chiesa, spronati dall’arcivescovo Albino Mensa e dai suoi successori. Don Cesare si pose subito come avallo del dialogo della Chiesa con il mondo nel campo dell’ecumenismo e della cultura, ponendo le sue doti intellettuali e di uomo di fede al servizio della chiesa eusebiana e non solo (…)”. “L’eredità intellettuale e spirituale” arrivata fino a noi è stata definita da Maurizio Ambrosini: “Fu nella nostra diocesi, e oltre, un anticipatore e un divulgatore delle grandi novità conciliari: il dialogo ecumenico e interreligioso, la conoscenza delle Sacre scritture, l'impegno per la pace e la liberazione dei popoli, la responsabilità dei laici nella chiesa. (…) Era un punto di riferimento e guida spirituale per giovani e meno giovani, cattolici e non cattolici, persone in ricerca che si rivolgevano a lui per consiglio. Uomo di grande cultura, era invitato a tenere conferenze, corsi, esercizi spirituali in molte diocesi italiane. Ha pubblicato diversi libri di spiritualità, per editrici come le Edizioni Paoline, Piemme, Qiqaion (Bose). Ma a Vercelli ha dato il meglio di sé, prima con il Piccolo Studio nella cripta di Sant'Andrea, poi con il MEIC. Amico personale di molti vescovi e intellettuali, per oltre trent'anni con i “Settelunedì” e con le “Tavole di riflessione” del Teatro Civico, ha portato nella nostra città voci e fermenti del dibattito culturale ed ecclesiale nazionale”.

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