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Circolino dell'Isola

Parlare alla ragione e alla coscienza: Berlinguer a Vercelli e in Valsesia

Il leader del Pci arrivò nel nostro capoluogo l'11 novembre 1956

Convegno Berlinguer

“Parlare alla ragione e alla coscienza: Berlinguer a Vercelli e in Valsesia”.

“E adesso ci attende l’ultima fatica che bisogna compiere con l’impegno che sappiamo sempre dimostrare in tutti i momenti cruciali della vita politica. Gettiamoci con slancio e con metodo al lavoro, casa per casa, azienda per azienda, ufficio per ufficio, scuola per scuola, parlando alla ragione e alla coscienza dei compagni e dei cittadini, con la fiducia che per le battaglie che abbiamo fatto, per le proposte che presentiamo è possibile conquistare nuovi larghi consensi”.

Sono alcune frasi dell’on. Enrico Berlinguer ricavate da un foglio di appunti scritti in occasione dell’ultimo comizio tenuto a Padova il 7 giugno 1984. Pensieri che hanno ispirato parte del titolo del testo “Parlare alla ragione e alla coscienza. Berlinguer a Vercelli e in Valsesia”, presentato nella sala del Circolino dell’Isola di Vercelli, venerdì 1 dicembre. In realtà, nel comizio le parole poi usate per il titolo non furono pronunciate, ma vennero sostituite con ‘Dialogando con i cittadini’. Una differenza che non scalfisce la forza morale del messaggio così come specificato, con un momento di commozione, da Bruno Ferrarotti.  Il testo è frutto di una ricerca dettagliata e contiene saggi di Alexander Höbel, Bruno Ferrarotti, Andrea Pozzetta con una testimonianza di Wilmer Ronzani.

La presentazione si è sviluppata su interventi di Giovanni Tricerri, presidente della Fondazione Culturale “Rinascita”, di Giorgio Gaietta presidente dell’Istorbive, Ugo Sposetti, presidente dell’Associazione Enrico Berlinguer e Bruno Ferrarotti, collaboratore dell’Istorbive. I ringraziamenti di rito sono stati fatti da Giovanni Tricerri che, nell’introdurre i relatori ha evidenziato anche il prezioso contributo di Andrea Pozzetta, Alexander Höbel e Raffaella Franzosi che “lavora all’Istorbive, preziosissima per la parte editoriale”. Il presidente di Istorbive Giorgio Gaietta nella sua prefazione al testo ha posto l’accento sulla motivazione di questo libro: ”Il volume, nella sua articolata composizione, vuole alimentare la conoscenza della storia politica dell’età contemporanea, offrendosi come strumento anche per la conoscenza della storia locale”. Infatti il testo focalizza l’attenzione su due momenti significativi: il primo riguarda la visita di Enrico Berlinguer a Vercelli l’undici novembre 1956; il secondo è riferito alla presenza di Berlinguer a Borgosesia in occasione dei funerali del ‘comandante’ Cino Moscatelli. Il volume, nel ricordare questi eventi, risulta molto interessante per la densità delle questioni politiche descritte che sono affrontate da Berlinguer con “Etica, rigore, passione, impegno” e che “delineano i contorni della personalità politica di Berlinguer e di quel suo modo di fare politica contraddistinto innanzitutto da una grande tensione morale ed emotiva”, come ricorda Andrea Pozzetta nel paragrafo dedicato proprio all’uomo politico.

La spiegazione dell’invito a Vercelli è stata fatta da Bruno Ferrarotti: “In considerazione dello straordinario e al tempo stesso complesso momento storico, i dirigenti comunisti vercellesi cercano di intensificare il lavoro di indirizzo politico-ideologico con gli iscritti. A questo proposito, anche per l’approssimarsi dell’VIII congresso nazionale del Pci, ma soprattutto per l’imminente 39° anniversario della Rivoluzione d’Ottobre, la Federazione comunista vercellese decide di organizzare una manifestazione pubblica invitando un autorevole compagno del Comitato centrale del Pci”. A Vercelli Berlinguer parlerà sul tema “L’Unione Sovietica baluardo del socialismo e della pace nel mondo”.  Altre questioni trattate durante la serata hanno riguardato le posizioni politiche di Berlinguer rispetto alle crisi di Suez, dei fatti di Ungheria e di Polonia e infine i “paradigmi etico politici del giovane Berlinguer: Palmiro Togliatti, Irma Bandiera, Maria Goretti” trattati da Bruno Ferrarotti. Il fascino del libro è stato messo in risalto da Ugo Sposetti che ha manifestato il valore di questo libro per le emozioni che suscita in “tutti noi, una generazione “fortunata” con tante esperienze fatte durante la militanza partitica, le feste dell’Unità, con la partecipazione politica alle vicende internazionali come il Vietnam e il Cile. Quindi l’apprezzamento “per questo tipo di ricerche che rappresentano uno sforzo dal quale non possiamo staccarci”.

Enrico Pagano ha voluto collegare la figura di Berlinguer a quella di Aldo Moro: “Sono due figure assolutamente inscindibili. Analizzando la politica del 900 entrambi sono i campioni del primato dell'etica nella politica. Se la lotta contro la corruzione della Chiesa per Dante fu vinta grazie a San Francesco e San Domenico, credo che la lotta per il primato dell'etica nella politica non sia stata proprio vinta, nonostante Moro, nonostante Berlinguer. I due anni, il ‘78 e l’84, che vedono la scomparsa di questi due campioni, rappresentano l'arresto di una stagione di riforme della politica, proprio a partire dall'etica. Quindi, analizzando il 900, credo che quegli anni e queste due figure debbano essere studiate, analizzate, considerate parallelamente”. Una sintesi dell’importanza e del contributo etico dato da Berlinguer è stato tracciato da Gianfranco Astori che è intervenuto durante il dibattito tracciando alcune prospettive che affondano le radici nella storia recente con lo sguardo decisamente fermo sulla nostra Costituzione: “ (…) E’ possibile dire che il tipo di contributo al dibattito politico e culturale di Enrico Berlinguer sia stato importante, senza dimenticare che fu un quadro dirigente formatosi nei movimenti giovanili dei partiti  che  educavano al fatto di non avere possibilmente interessi personali in politica, ma al contrario di battersi per delle idee e di esprimersi di conseguenza su delle prospettive che riguardavano l'intero paese. Allora è fondamentale il percorso che, meritatamente, la Fondazione insieme all’Istituto storico a livello nazionale e locale stanno cercando di fare che è quello di riconnettere i territori e le idee che ci riguardano. Noi dobbiamo guardare al passato con il sentimento nostalgico di chi le ha vissute ed in qualche modo ha cercato anche di interpretarle, ma con la consapevolezza che vi è un’attualità delle questioni, una valenza delle idee che si incarnano necessariamente in modo diverso nella storia e nelle sfide che il Paese si trova ad affrontare. Queste non vengono mai meno, e sono quelle indicate e redatte nella prima parte della Costituzione repubblicana. Non è banale ricordare tutto ciò, proprio in occasione dei 75 anni dalla nascita della Costituzione, perché oggi il Paese si trova di fronte a passaggi molto delicati. Si tratta di cogliere quanto e come la trasformazione verso una condivisione più ampia delle condizioni che sono riconducibili alla prima parte della Costituzione italiana siano davvero un'esperienza comune e vogliano essere una prospettiva comune. Allora le ragioni che in qualche misura portano a ripercorrere quei percorsi sono le stesse che oggi ci interrogano e ci invitano a non essere distratti, ci invitano a pensare caratterizzando l'esperienza viva di libertà e di democrazia del Paese a cui non è possibile sfuggire”.

Il pensiero conclusivo che legittima ancor di più la lettura di questo testo lo vogliamo affidare a Wilmer Ronzani: “Ancora oggi i siti che raccontano della vita. Dell’azione e dei pensieri lungimiranti di Berlinguer sono tra i più visitati da parte dei giovani e alcune delle sue intuizioni politiche sulla rivoluzione femminile, sulla necessità di una politica economica che cambi il modello di sviluppo e sulla centralità dei temi ambientali mantengono una straordinaria attualità e tengono banco nel dibattito politico e nell’azione di partiti e movimenti in Italia, in Europa e nel mondo”.

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