Arcidiocesi di Vercelli
di Robertino Giardina
6 Ottobre 2023 13:43
I relatori dell'appuntamento di Vercelli
E' cominciata a Vercelli la Festa dei popoli 2023 “EduCare”.
“Iniziamo questa edizione con un appuntamento in ricordo di Don Milani, ma che vuole stare su una tematica attuale e su alcune esperienze interessanti e significative, che appartengono all’oggi e che avrebbero potuto avere come protagonista il prete della scuola di Barbiana. Vorrei ringraziare i presenti per essere qui stasera, perché significa condividere gli stessi valori o guardare verso la stessa direzione che è quella dell’incontro tra le diverse culture, tra le persone che vengono da posti lontani”. In questo si inserisce anche “la preoccupazione educativa che oggi richiama un’attenzione sociale verso le nuove generazioni alle quali guardiamo alcune volte con preoccupazione. Don Milani, è stata la figura che ha innescato la scelta di questa tematica, quella dell’educazione e del prendersi cura, sulla quale poi si è lavorato grazie ai giovani del servizio civile”.
Con questa premessa, nel pomeriggio di giovedì 5 ottobre, nella sala convegni del Seminario di Vercelli, suor Alfonsina Zanatta, anima della Festa dei popoli, ha aperto la quindicesima edizione promossa dall'Arcidiocesi di Vercelli, organizzata dalla Pastorale universitaria in collaborazione con l’Università del Piemonte Orientale e del Dipartimento di Studi umanistici. L’evento quest’anno è stato centrato sulle “Sfide educative nell’orizzonte interculturale” con riferimento a Don Milani che, oggi come allora, avrebbe molto da insegnarci nel contesto dell’integrazione scolastica.
“E se tornasse oggi chi sarebbero i suoi allievi? Molto probabilmente tanti di quei ragazzi giovani approdati dopo lunghi viaggi e pericolosi, in cerca di un’inclusione che sembra essere più difficile”. La riflessione è stata proposta da Marilena Cascardo, volontaria del Servizio civile presso la Pastorale universitaria che ha ricordato come Don Milani sia una figura importante perché “possiamo considerarlo un profeta, nella sua scuola voleva costruire un cittadino consapevole, sovrano e capace di decidere solo sulla base della propria coscienza”. I temi della scuola di Barbiana quali “l’obiezione di coscienza, l’impegno sociale e civile dei ragazzi e la scrittura collettiva” possono considerarsi ancora oggi strumenti per prendersi cura dei più deboli.
Sul tema della scuola che genera integrazione suor Alfonsina ha introdotto i relatori guardando proprio alle esperienze che accomunano il tempo di Barbiana con la nostra attualità: “Ci sono delle scuole in Italia che raccolgono queste esperienze. Ne abbiamo scelto due che sono diverse ma accomunate da una grande attenzione verso l’apertura, l’accompagnamento e con l’obiettivo di restituire dignità ai ragazzi stranieri”.
E’ intervenuta Laura Bosio che ha coinvolto il pubblico con il racconto della scuola per i migranti “Penny Wintor” nata a Roma nel 2008 per iniziativa di Eraldo Afffinati e Anna Luce Lenzi. Il nome nasce da una storia che potrebbe costituire la metafora di chi scappa dalla guerra, dalla fame, dalla miseria, nella speranza di una vita migliore. “Il nome viene da uno scrittore, Silvio D’Arzo che ha scritto, tra le altre cose, un racconto, “Penny Wintor e sua madre” ambientato in una contea del settecento, dove immagina che viva un bambino orfano di padre. La madre racconta a Penny che nella tomba sopra la collina è sepolto il papà che era un uomo nobile. Lui crede e si culla nell’idea di nobiltà finché scopre la verità, e cioè che il padre non fosse un nobile; allora prende le sue cose e parte alla scoperta delle proprie origini e di se stesso per poi ritornare dalla madre. Questi ragazzi sono un po' come Penny Wintor, hanno bisogno di imparare l’italiano, e la difficoltà di farlo nelle nostre scuole ha fatto si che nascessero queste realtà autofinanziate e indipendenti, con dei volontari che si occupano dell’insegnamento. Nella nostra scuola li portiamo avanti nella conoscenza della lingua con un tipo di insegnamento molto personalizzato; alcuni di loro vedono una scuola per la prima volta e proprio da noi imparano a scrivere e leggere con una motivazione molto forte”. Ricordiamo che Laura Bosio dirige una scuola “Penny Wintor” a Milano e che questa sua attività ha ispirato la stesura del libro “Una scuola senza muri”.
Ha illustrato alcune esperienze di integrazione scolastica sul nostro territorio Veronica Davico dell’associazione “Nemo-in Forma.Citt @Ets” che è oramai “diventata un centro di riferimento fondamentale per il tessuto sociale e gli scambi linguistici”. Veronica ha spiegato che l’associazione opera in collaborazione con una rete di avvocati che in maniera libera e volontaria si occupano di questioni legali afferenti all’immigrazione. Esiste anche una rete fatta di volontari che collabora con l’associazione e che si occupa di altri aspetti legati all’emergenza abitativa o al soddisfacimento di bisogni materiali. E’ intervenuta anche Daniela Mussano, membro della stessa associazione, che ha portato il suo contributo con il racconto delle attività legate alla formazione degli adulti e degli stranieri sempre nell’ambito degli scopi sociali dell’associazione.
La serata si è conclusa con la somministrazione di un piatto “fusion” formato da riso, lenticchie e una salsa indiana molto gustosa. Un momento di semplice convivialità attraverso il quale possiamo cogliere la metafora della diversità come orizzonte comune, dato dalla varietà dei prodotti che generano nuovi ed apprezzati sapori.
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