Rotary club Vercelli e Università popolare
di Robertino Giardina
17 Aprile 2023 14:19
Il gruppo dei relatori
“Dislessia e disprassia non sono patologie, ma condizioni umane; è possibile far lavorare e migliorare le persone dislessiche cercando il loro miglioramento; il trattamento migliora le competenze senza bypassarle”.
Sono alcuni principi, illustrati dalla dott.ssa Ilaria Santillo, che hanno fatto da premessa alla giornata formativa svoltasi sabato 15 aprile nella sala “Piccolo studio Don Cesare Massa” del Sant’Andrea. Il convegno è stato organizzato dal Rotary club di Vercelli con lo scopo di porre all’attenzione del pubblico la conoscenza dei principali disturbi dell’apprendimento e delle terapie correlate. Il titolo del service “Io non mi arrendo”, risulta emblematico della forza e dell’entusiasmo trasmesso dalle relatrici ad una sala gremita di docenti, allievi, persone interessate e professionisti. Le attività della giornata sono state coordinate da Adriana Sala Breddo, presidente del Rotary Club Vercelli e dal dott. Sergio Macciò; inoltre, era presente al tavolo degli organizzatori Paola Bernascone Cappi, presidente dell’Università popolare di Vercelli. Per le Istituzioni locali hanno partecipato l’assessore Ombretta Olivetti ed il consigliere regionale Alessandro Stecco, presidente della Commissione sanità della Regione Piemonte. I lavori sono stati sviluppati da Valentina Carenzo ed Erika Vasina, terapiste Itard insieme ad Ilaria Santillo, referente disprassia Regione Piemonte e terapista Itard; le relatrici, docenti di scuola secondaria di primo grado, operano sulle questioni riguardanti la disprassia, la dislessia, offrendo consulenza alle famiglie, supporto agli insegnanti e in generale intervenendo sulle questioni legate ai disturbi dell’apprendimento.
Adriana Sala Breddo ha aperto i lavori specificando che “il Rotary Club di Vercelli insieme all’Università popolare ha voluto organizzare questo convegno su un tema strategico per il quale ancora non c’è molta conoscenza; tante volte le famiglie si trovano prive di un punto di riferimento che potrebbe costituire un motivo di aiuto. Sulle tematiche proposte la conoscenza non è molto diffusa e quindi con questa iniziativa vogliamo contribuire a incrementare l’interesse verso alcune problematiche e sulle possibili soluzioni”. L’assessore Olivetti ha portato i saluti dell’amministrazione e del Sindaco Andrea Corsaro ponendo l’accento “sulla dislessia e sulla disprassia quali questioni che incidono sull’apprendimento dei bambini e sulle famiglie. Ben vengano queste iniziative di formazione e informazione; anche noi non ci arrenderemo mai, ma seguiremo sempre i ragazzi e le loro famiglie”.
Nel suo intervento Paola Bernascone Cappi ha ringraziato il Rotary per questo service molto importante: ”lavoreremo ancora insieme perché il tema è appassionante”. Sulla motivazione della collaborazione ha specificato che: “La formazione non finisce mai, si continua ad imparare sempre ed i problemi che ci sono nell’età scolare per l’apprendimento esistono anche per l’adulto. Abbiamo iniziato ad occuparci di queste questioni con un convegno nel 2019, ma questa giornata segna l’inizio di un percorso che faremo insieme attraverso l’organizzazione di alcune iniziative per gli adulti”. A rafforzare questo pensiero, durante il convegno, Valentina Carenzo ha tracciato le linee principali del ‘metodo Crispiani’ che: “è utile anche nel trattamento delle persone adulte per mantenere in allenamento la propria capacità cognitiva mnemonica, le funzioni esecutive, prevenendo, ad esempio, le difficoltà di reperimento lessicale”.
L’assonanza dei temi trattati rispetto alle finalità del Rotary è stata declinata dal dott. Sergio Macciò: “E’ un piacere vedere un folto pubblico in sala per una giornata interattiva che si preannuncia interessante. Da sempre il Rotary, a livello internazionale, investe nell’infanzia mettendo in campo molte risorse per le campagne di vaccinazione, di alimentazione e scolarizzazione. Ci siamo chiesti cosa possiamo fare per la nostra realtà locale, e nel fare questa riflessione mi sono avvicinato al mondo della dislessia scoprendo che si tratta di una realtà complessa, ma che rappresenta solo la punta di un iceberg. Se parliamo della disprassia ci muoviamo nell’ambito dei disordini specifici dell’apprendimento; disordini e non disturbi, perché, come ci diranno le docenti, quello che noi riteniamo un limite, in realtà può diventare un punto di forza. Insegnare ad un bambino a sviluppare le proprie risorse, raggiungere i propri obiettivi e a superare gli ostacoli può creare un adulto che un domani potrà fare cose splendide, con una spinta in più rispetto a chi è partito senza limiti iniziali. La disprassia è una scala molto irta che il bambino si trova davanti: noi possiamo portarlo su e giù con l’ascensore oppure possiamo insegnare che quella scala alta ed irta potrà essere scalata; questo è il grande lavoro che fanno le relatrici e di cui ci parleranno”.
La disprassia è stata definita da Ilaria Santillo come “la perdita dell’agire sequenziale che si manifesta con la lentezza dell’incipit, lentezza/accelerazione dell’agire, alterazione dello spazio/tempo”. Le manifestazioni comportamentali riguardano alcuni aspetti della personalità come “il nervosismo, le difficoltà socio relazionali, l’insicurezza e la fuga dai compiti, l’umoralità, l’insicurezza e l’irritabilità”. Le cause della disprassia sono state indicate da Valentina Carenzo che ha presentato “La teoria cerebrale” di Angela Fawcett: “I dati ricavati dalle neuroscienze evidenziano nel dislessico anomalie a carico del cervelletto, imputabili a processi di migrazione neuronale anomala durante il periodo fetale. In pratica i neuroni migrano, ma non si posizionano in maniera tradizionale perché si dispongono casualmente. Sarebbe dunque il cervelletto la causa delle difficoltà di apprendimento procedurali”. Gli aspetti riguardanti la prevenzione e quindi gli screening scolastici sono stati illustrati da Erika Vasino che ha spiegato “alcuni aspetti dei sintomi precoci della disprassia a cinque anni”. I lavori sono stati intervallati da dimostrazioni pratiche, coinvolgenti e molto partecipate di alcune tecniche definite “activity gym – cognitive motor training: attività centrate sulla motricità generale, sugli schemi generali e crociati, sugli schemi en reverse e rotatori. L’obiettivo è l’attivazione neurofisiologica che porta un maggior livello di fluidità, potenziando la sequenzialità delle azioni”. Una giornata interessante, quindi, chiusa in maniera significativa dalle relatrici con un pensiero molto profondo: “Un bambino ‘difficile’ non vi sta mettendo in difficoltà, ma sta avendo difficoltà. Non dispensateli dall’agire in ogni situazione: l’esercizio e la pratica quotidiana sono necessari anche se faticosi, ma che soddisfazione nel vederli sorridere dicendo: Io non mi arrendo!”
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