Studio Asl
di Redazione La Sesia
14 Marzo 2023 15:41
Gentile direttore,
l’Asl Vercelli ha pubblicato uno studio sulle cause di mortalità nell’Asl di Vercelli e capoluogo (leggi qui). Lo studio conclude come si possa identificare un trend di diminuzione della mortalità generale, accompagnato da una riduzione del rischio relativo di morte del Comune e dell’Asl di Vercelli (solo per le donne) rispetto al Piemonte; segno di un miglioramento della salute della popolazione e di un allineamento di Vercelli con la Regione. Permane ancora un eccesso di rischio relativo significativo per gli uomini all’interno dell’Asl ed ai limiti della significatività nel Comune di Vercelli che potrebbe riconoscere una possibile causa nella prevalenza superiore di fumatori presenti nel Vercellese rispetto al resto del Piemonte. Un’altra possibile spiegazione del rischio relativo del Comune riguarda la fluttuazione casuale dei dati osservati, che non si può escludere.
Queste conclusioni non prendono però in considerazione il rischio ambientale sulla mortalità nè le varie criticità legate alle problematiche locali come emerge dai limiti rilevati nello studio Asl qui elencate:
1. La quantificazione dei vari incrementi epidemiologici della città di Vercelli e/o Provincia è stata già effettuata dal 2007 ad oggi attraverso numerosi studi (disponibili in PUBMED) sia condotti dalla stessa Asl (autori C.Salerno, G.Bagnasco et al) e sia come Upo (autori C.Salerno, M.Panella, L.Palin et al.) ; queste ricerche descrittive hanno trattato sia i casi di mortalità che quelli di morbilità adoperando le schede SDO (schede dimissioni ospedaliera). Successivamente sono stati effettuate anche analisi più raffinate come indagine caso-controllo sull’area del rione Canadà i cui residenti lamentavano l’estrema vicinanza delle loro case alla risaie con tutto ciò che ne consegue; inoltre più recentemente sono stati presentati studi di coorte storica sia condotti da Arpa (E.Cadum et al) nel 2015 che Osav (C.Salerno, L.Palin e V.Gennaro) nel 2018 che hanno evidenziato criticità nell’area sud del capoluogo (indirettamente correlabili alla ricaduta immissiva dell’inceneritore/polo sud industriale?).
2. Nel suddetto studio manca un confronto pre-post esposizione che poteva essere fatto per la città di Vercelli ad esempio valutando differenze di rischio sanitario tra il periodo precedente lo spegnimento dell’inceneritore (2014) e quello successivo, considerando anche solo la patologie acute che presentano una latenza più breve rispetto alle malattie tumorali.
3. nelle conclusioni di tale indagine non vengono segnalati alcuni fattori di rischio caratterizzanti l’area del vercellese : le esposizioni lavorative (una buona parte dei residenti vercellesi di una certa età sono stati esposti nei vari ex siti industriali cittadini come Sambonet, Chatillon, Montefibre, Polioli, Inceneritore, Pettinatura Lane ecc…) ; non vengono inoltre menzionati i
rischi derivanti dall’aver abitato nelle vicinanze dei vari siti industriali sopra indicati che certamente possono costituire un ulteriore fattore di rischio che può aumentare sensibilmente l’insorgenza di patologie acute che tumorali.
4. Ricordiamo che lo stesso Cadum nelle conclusioni dello studio di coorte del 2015 segnalava i limiti dell’indagine in quanto povera di dati occupazionali, fondamentali da considerare per tale contesto, oltre a quelli di deprivazione socio-economica altrettanto rilevanti in una città come Vercelli. In particolare dalle conclusioni della sopra indicata relazione Arpa si legge nel punto n°6 quanto segue: “L'area in studio è critica da un punto di vista ambientale, e i risultati soffrono di una povera caratterizzazione dell’esposizione occupazionale e di informazioni sui fattori di rischio individuali dei soggetti della coorte. In particolare, lo studio suggerisce ulteriori approfondimenti per valutare il ruolo dei pesticidi in agricoltura sulla popolazione generale e quella esposta occupazionalmente”.
5. La teoria che il REC (referto epidemiologico comunale) non possa essere condotto in una città come Vercelli per le sue dimensioni residenziali è errata: nel capoluogo infatti si verificano circa 600 decessi all’anno e se si conducesse tale indagine per 20 anni di osservazione (12000 casi totali) suddivisi per 500 sezioni censuarie/quartieri si avrebbe un numero sufficiente di decessi per le diverse aree cittadine.
6. Infine lo studio non cita i rischi diretti (per gli addetti al comparto) e indiretti (residenti vicinali alle risaie) del settore agricolo per esposizione a pesticidi/fitofarmaci che nel vercellese costituiscono un dato rilevante e che sono certamente da considerare in uno studio serio epidemiologico; anche in questo caso potremo citare diverse ricerche scientifiche che evidenziano i rischi per certi tumori (ad es. Linfomi) tra gli agricoltori ma anche per patologie croniche come (SLA e Parkinson).Inoltre anche sul diabete diversi studi scientifici hanno evidenziato come vi sia una maggiore incidenza di questa patologia in zone inquinate in quanto lo smog riveste un ruolo fondamentale nel processo infiammatorio pancreatico.
Come Isde ribadiamo quindi la necessità di evidenze, soprattutto in un territorio come il nostro e di dati che sottolineino le criticità ambientali e questo può essere ottenuto solo con indagini epidemiologiche adeguate e più complete rispetto a quelli ad oggi disponibili che tengano conto della storia (e del presente) industriale e ambientale del territorio vercellese.
Il Consiglio Direttivo ISDE Vercelli
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