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Sulla mia strada

Chi è veramente unito a Dio non rimane nella morte

Monsignor Sergio Salvini commenta il Vangelo di domenica 9 novembre

Gesù nella sinagoga

Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi, perché tutti vivono per lui. Con queste parole Gesù risponde ai giudei che lo interrogavano sul mistero della risurrezione dei morti. Dio vive ed è Dio dei viventi. Viene a dire loro, e a chi si affida a lui e concede la vita che possiede in pienezza, lui è vivente, il signore della vita.

La risurrezione è una delle verità fondamentali della nostra fede, che proclama che proclamiamo ogni domenica quando recitiamo il credo, aspetto la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.

È una realtà consolatrice, l'uomo è stato creato da Dio per un fine di felicità oltre i confini delle miserie terrene. Chi è veramente unito a Dio non rimane nella morte né in quella corporea, né in quella del peccato, perché Cristo resuscitato ha conquistato questa vittoria risorgendo alla vita, liberando l'uomo dalla morte mediante la sua morte.

La morte non ha più l'ultima parola, perché anch'essa appartiene a Dio, il Signore, creatore della vita, ci chiama a una vita di intimità e di fecondità eterna con lui. La tradizione biblica e cristiana fondandosi sulla parola di Dio, afferma con certezza che dopo questa esistenza terrena si apre per l'uomo un futuro di immortalità.

Non si tratta di una generica affermazione che intende venire incontro all'aspirazione dell'essere umano verso una vita senza pene. La fede nella risurrezione dei morti si fonda, come ricorda l'odierna pagina evangelica, sulla fedeltà stessa di Dio, che non è il Dio dei morti, ma dei vivi, e comunica a quanti confidano in lui la medesima vita che egli possiede in pienezza.

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