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Sulla mia strada

L'umiltà supera il peso del peccato, la superbia affonda la giustizia

Monsignor Sergio Salvini commenta il Vangelo di domenica 26 ottobre

Gesù e gli apostoli

(Luca 18,9-14)

Trentesima domenica del tempo ordinario: con la parabola del fariseo e del pubblicano che salgono al tempio per pregare, Gesù ci dà ancora una volta alcuni insegnamenti sull'umiltà, virtù indispensabile per trattare Dio e gli altri e anche la disposizione necessaria per ricevere gratuitamente il dono della preghiera. Il contrasto tra i due personaggi della parabola è notevole e stimolante, soprattutto perché, per l'opinione pubblica di allora, la figura del fariseo sintetizzava il modello della virtù e dell'istruzione, mentre il solo nome di pubblicano era sinonimo di peccatore.

Gesù presenta il fariseo orgoglioso di se stesso e con tratti quasi comici, prega rimanendo in piedi e in posizione più avanzata del pubblicano, si rivolge a Dio in modo magniloquente, elenca i suoi molti meriti di cose fatte in sovrappiù rispetto a quanto prescritto, come i digiuni, e vive in continuo paragone con gli altri, che considera inferiori. Il fariseo crede di pregare, ma in realtà si limita a un monologo tra sé e sé, alla ricerca del suo compiacimento personale ed escludendosi dall'amore di Dio. Invece, il pubblicano si ferma a distanza e con lo sguardo rivolto in basso, perché si sente indegno di rivolgersi al suo Signore; nel pregare si batte il petto quasi per frantumare la durezza del cuore e lasciare entrare il perdono di Dio, come afferma Sant'Agostino, “benché la sua coscienza lo allontanasse da Dio, la sua pietà lo avvicinava a lui”.

Gesù descrive in termini così marcati l'arroganza del fariseo, che nessuno vorrebbe somigliare a lui, ma se mai all'umile pubblicano. Tuttavia in noi è in agguato una forma simile di arroganza, che si presenta più simile e può infiltrarsi nel nostro comportamento e nel nostro modo di pregare. San Giovanni Crisostomo commentava così questi versetti: “Infatti, come l'umiltà supera il peso del peccato e uscendo da sè arriva fino a Dio, così la superbia, per il peso che ha, affonda la giustizia. Pertanto, sebbene tu faccia una quantità di cose ben fatte, se crede di poterne fare a meno perderai il frutto della tua preghiera. Viceversa, anche quando porti nella tua coscienza il peso di mille colpe, se credi di essere il più piccolo di tutti, riuscirai ad essere un grande, riuscirai ad avere una grande fiducia in Dio”.

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