Sulla mia strada
di Monsignor Sergio Salvini
18 Ottobre 2025 16:30
(Luca 18,1-8)
La preghiera come lotta e intercessione. La preghiera insistente e che non viene meno. Questo è il tema di questa domenica. La preghiera non come opera di forti, ma di deboli. Mosè viene aiutato a sostenere le sue braccia stese nella preghiera. Nel Vangelo è una povera vedova che si fa soggetto di una preghiera insistente.
Deboli, resi deboli, resi forti dalla fede e che perseverano nella preghiera; la perseveranza come elemento di verità della preghiera e la preghiera come autentificazione della fede sono altri elementi che arricchiscono l'insegnamento sulla preghiera contenuta in questi testi biblici. La dimensione di fatica e di lotta della preghiera dicono che essa non coincide con una preghiera naturale o con l'innato senso di autotrascendimento dell'uomo, così come non è uno spontaneo moto dell'anima, ho un impulso interiore. La tradizione cristiana ha sempre affermato che la preghiera è ascesi, fatica, sforzo. Un detto dei padri del deserto recita, i fratelli chiesero al Padre Agatone padre nella vita spirituale, quale virtù richiede maggiore fatica? Disse loro, perdonatemi, ma penso che non vi sia fatica così grande come pregare Dio. Infatti, quando l'uomo vuole pregare i nemici cercano di impedirlo, ben sapendo che da nulla sono così ostacolati come dalla preghiera.
Qualsiasi opera l'uomo intraprenda se persevera in essa possederà la quiete, la preghiera invece richiede fino all'ultimo respiro lì, la preghiera diventa allora una lotta condotta insieme.
Nel nuovo testamento troviamo espressioni significative a questo proposito, come quando Paolo si volge ai cristiani di Roma esortandoli così, lottate con me nelle preghiere che rivolgete a Dio, oppure quando scrive ai cristiani di colossi dicendo loro che Epafra non smette di lottare per voi nelle sue preghiere.
La parabola evangelica della donna che continuamente si rivolge a un giudice per chiedergli, com'era diritto, che le venisse fatta giustizia e si scontava con l'indifferenza e la non volontà di ascoltarla da parte del giudice empio e disonesto, diviene immagine esemplare di una preghiera insistente, determinata, quotidiana, che non si arrende.
L'evangelista introduce infatti la parabola, affermando che Gesù la pronunciò per sottolineare la necessità di pregare sempre, senza mai stancarsi, dove il non stancarsi, il non venir meno, il non tralasciare, il non scoraggiarsi, come non scoraggia la donna della parabola di fronte alla non volontà di esaudirla del giudice e continua a bussare a una porta che resta chiusa.
Si tratta dunque di non desistere, di non perdersi d'animo anche di fronte a situazioni che non si sbloccano.
Il comportamento della donna mostra un altro aspetto particolare della fatica della preghiera, la sua quotidianità e in particolare la sua ripetitività. La ripetitività uno dei fattori che più possono rendere fastidiosa la preghiera e possono indurci ad abbandonarli, quasi senza accorgersene, nel lento passare del tempo. Ma la preghiera ha bisogno di tempo ed è un dare tempo per il Signore.
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