Sulla mia strada
di Monsignor Sergio Salvini
24 Settembre 2025 12:47
(Dal vangelo di Luca 16,1-13)
A parte gli insegnamenti di ogni parabola, Gesù trasmette in modi diversi che la vita cristiana non si regge su parametri esattamente uguali ai nostri. "I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le nostre vie non sono le mie vie", aveva detto Dio per bocca del profeta Isaia.
Il passaggio di Cristo sulla Terra ci ha rivelato una nuova scala di valori per guardare il mondo. La logica del potere ha ceduto il passo alla logica del servizio e della misericordia. Quelli che erano considerati gli ultimi della società sono diventati i prediletti del Signore. E quello che serviva a dare una morte atroce, la croce, diventa una sorgente di vita. In sostanza, si tratta dei paradossi che egli stesso ha incarnato nel suo passaggio sulla terra. Pur essendo il Verbo di Dio, facendosi uomo si ridimensionò. Essendo ricco si fece povero per arricchirsi con la miseria.
Era potente e si mostrò debole. Erode lo disprezzava e si faceva beffe di lui. Aveva il potere di scuotere la terra e stava appeso a quel pezzo di legno. Noi, discepoli di Cristo, siamo chiamati a permettere che un po' per volta il nostro cuore viva in questa logica.
Prima che l'amministratore rimanesse senza lavoro, decise di compiere un'ultima operazione per assicurarsi il suo futuro sostegno. Convocò i debitori del suo padrone, chiese loro quanto gli dovevano e poi annotò una cifra inferiore a quella reale. In tal modo, come ci racconta la parabola, si guadagnò l'amicizia di quelle persone per poter anche essere aiutato nel futuro. Gesù non vuole mettere in evidenza la disonestà di quell'uomo, ma la sua astuzia. Davanti alla prospettiva di una vita di miseria ha saputo agire con perspicacia per risolvere le sue necessità del domani.
Cristo invia i suoi discepoli a servirsi dell'astuzia anche nella predicazione del Regno di Dio. Quanti affanni riservano gli uomini ai loro affari terreni?
Quando tu ed io ci affanneremo allo stesso modo negli affari della nostra anima, avremo una fede viva e operante e non vi sarà ostacolo che non vinciamo nelle nostre imprese di apostolato. Però non si tratta di un progetto semplicemente matematico nel quale si dedica uguale tempo alle cose di Dio e le altre cose che ci interessano. In realtà, questo è detto affinché scopriamo che la relazione con Gesù è la cosa più importante, è quello che ci rende veramente felici, che perciò merita che vi dedichiamo tutto il nostro impegno. Proprio le cose umane che già realizziamo con diligenza possono essere la base per introdurci con entusiasmo nelle realtà divine.
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