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Sulla mia strada

«Se impariamo a servire gli altri permettiamo che Dio cambi il mondo»

Monsignor Sergio Salvini commenta il vangelo della IV domenica d'Avvento

Candele viola

"A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? (Lc 1,39-45)".

Dopo aver ricevuto l’annuncio dell’angelo e aver dato il suo sì, Maria si alza e va in fretta a visitare la cugina Elisabetta, che è al sesto mese di gravidanza.
La distanza è notevole. La Madonna vive a Nazaret e sua cugina nei pressi di Gerusalemme. Circa 150 km di cammino. Maria però non si ferma davanti alle difficoltà. S’incammina in fretta, benché fosse incinta anche lei e rischiasse di incontrare dei briganti lungo la strada verso il sud. Il suo desiderio è prendersi cura della cugina.

Maria è di quelle persone che portano avanti la famiglia, che portano avanti l’educazione dei figli, che affrontano tante contrarietà, tanto dolore, che curano i malati. Si alzano e servono.
Non dà importanza a se stessa. Non pensa: “Visto che sono la madre di Dio, io sono importante; sono io quella che deve stare al centro delle attenzioni e delle preoccupazioni”. No, Maria non pensa nulla di tutto questo. Il suo modo di pensare è diverso: “dato che sono di più alta dignità, devo aiutare di più”.

Non si chiude in casa sua, ma va ad assistere la cugina. Non si tratta di una fretta sciocca, ma è la fretta della tenerezza. Come dice Papa Francesco, “Maria non è il tipo di persone che per star bene ha bisogno di una buona poltrona dove sentirsi comoda e sicura. 
Da questo incontro nasce la gioia. La gioia profonda di Maria ed Elisabetta; una gioia che riempie la loro vita. Allo stesso modo, se impariamo a servire e andiamo incontro agli altri, permettiamo che Dio cambi questo mondo. Siamo lo sguardo, il sorriso, le braccia, le mani, la gioia di Dio stesso.

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