Sulla mia strada
di Monsignor Sergio Salvini
31 Ottobre 2024 16:20
Questo fine settimana ci vede coinvolti in tre realtà liturgiche: la festa dei SANTI, la commemorazione dei DEFUNTI, e la DOMENICA ordinaria.
I SANTI
Festeggiare tutti i santi è guardare coloro che già posseggono l’eredità della gloria eterna.
Quelli che hanno voluto vivere della loro grazia di figli adottivi, che hanno lasciato che la misericordia del Padre vivificasse ogni istante della loro vita, ogni fibra del loro cuore. I santi contemplano il volto di Dio e gioiscono appieno di questa visione. Sono i fratelli maggiori che la Chiesa ci propone come modelli perché, peccatori come ognuno di noi, tutti hanno accettato di lasciarsi incontrare da Gesù, attraverso i loro desideri, le loro debolezze, le loro sofferenze, e anche le loro tristezze. Nonostante le notti, attraverso le purificazioni costanti che l’amore esige per essere vero amore, e a volte al di là di ogni speranza umana, tutti hanno voluto lasciarsi bruciare dall’amore e scomparire affinché Gesù fosse progressivamente tutto in loro.
Il Vangelo delle Beatitudini, che viene proclamato per questa festa, è il più forte annuncio del vangelo di Gesù, la sua "Magna Carta" Le Beatitudini sono letteralmente opposte a quelle che la mentalità mondana proclama con grande e svariata "batteria" di messaggi pubblicitari. Beati, significa "felici".
La commemorazione dei DEFUNTI
La Chiesa fin dai primi tempi ha coltivato con grande pietà la memoria dei defunti e ha offerto per loro i suoi suffragi.
Nei riti funebri la Chiesa celebra con fede il mistero pasquale, nella certezza che quanti sono diventati con il Battesimo membri del Cristo crocifisso e risorto, attraverso la morte, passano con lui alla vita senza fine.
La ricorrenza annuale dei fedeli defunti ravviva in noi, col pensiero della morte, anche il ricordo delle persone care che non sono più accanto a noi in modo visibile. L'impegno del Figlio Unigenito di Dio, Lucente Luce, Dio da Dio stesso, è quello di non perdere nessuno di quelli che il Padre gli ha consegnato. Di fatto, Egli è stato così fedele a questa volontà divina che ha accettato la morte pur di salvare noi uomini e strapparci dalla morte che è vivere nel peccato. Gesù è entrato nella morte per accompagnarci fino alla nostra "corporal sorella morte" e metterci in grado di sperimentare, al di là della morte, la vittoria su di essa e su ogni male che è la risurrezione.
È questa la grande sfida del cristiano: credere nel Cristo non solo crocifisso ma Risorto, costatare la morte ma contemplando la risurrezione dai morti.
DOMENICA 3 NOVEMBRE
"Amerai il Signore tuo Dio. Amerai il prossimo tuo Mc 12,28-34".
Nel vangelo di oggi, il Signore risponde a uno scriba riguardo quale sia il primo comandamento della legge di Dio. Dopo averlo fatto, volendo fargliene afferrare il legame con il primo, aggiunge il secondo: Amerai il tuo prossimo come te stesso.
Tutti e due i precetti costituiscono il nucleo della morale cristiana e, sono così uniti tra loro che non possono essere divisi se si vuole raggiungere la pienezza alla quale ci chiama il Signore… Amore di Dio e amore del prossimo sono inseparabili e stanno in rapporto reciproco.
Aggiungendo il precetto dell’amore per gli altri, Gesù ci insegna che l’amore che il Padre ha per ogni uomo e per ogni donna – al quale siamo tutti chiamati a corrispondere – non è qualcosa di teorico o ideale, ma deve tradursi in un nostro disinteressato impegno davanti a Dio e davanti agli altri.
Gesù non si ferma alle parole, ma, al contrario, nel corso di tutta la sua vita, ha vissuto questo impegno, questa totale donazione al Padre e agli uomini, sino alla compimento finale sul Calvario e, ci invita a imitarlo diventando suoi fedeli discepoli.
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