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Sulla mia strada

Il Regno di Dio ha dimensioni universali, senza restrizioni

Monsignor Sergio Salvini commenta il vangelo di domenica 15 ottobre

Pranzo di nozze

"Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze (Mt 22,1-14)".

Il messaggio del Vangelo è centrato sul banchetto della vita, al quale Dio invita tutti i popoli. Questo progetto del Padre appare chiaramente già nel Primo Testamento, fin dalla creazione, quando Dio prepara un giardino per i suoi figli e figlie.
Il profeta Isaia, usando un linguaggio apocalittico proiettato al futuro, parla di un banchetto di grasse vivande e di vini eccellenti, per tutti i popoli. Umiliazione, morte, lacrime, schiavitù saranno cose del passato! Per cui è doveroso rallegrarsi ed esultare per la salvezza che ci viene da Dio.
Pur in mezzo alle tribolazioni dell'esistenza, Egli, che è il Pastore buono, non ci fa mancare nulla: assicura cibo e acqua, prepara una mensa abbondante.
Il banchetto è una realtà molto familiare nelle azioni e insegnamenti di Gesù: i suoi "segni" cominciano proprio alle nozze a Cana; poi i pranzi offerti da Matteo e Zaccheo, da Simone il lebbroso e dall'amico Lazzaro, le moltiplicazioni dei pani, l'ultima cena, la tavola di Emmaus, la colazione in riva al lago; e poi gli insegnamenti di Gesù sui posti a tavola, il digiuno, la vigilanza delle vergini per entrare alla festa di nozze. Il suo invito non è solo a lavorare nella vigna (vedi le parabole delle domeniche precedenti), ma a entrare con gioia nel banchetto di nozze del Figlio: cioè diventare figli nel Figlio, fratelli e sorelle di tutti, mediante il battesimo; partecipare al banchetto dell'Eucaristia; avere parte attiva nel progetto del Regno e portarne la bella notizia anche ad altri. Tutto ciò, prima di essere un impegno, è una dignità, una festa.

Essere cristiani e missionari del Vangelo è molto più di una disciplina: è motivo di gioia e di speranza, è un servizio al Regno.
Il Regno di Dio ha dimensioni universali, senza restrizioni, come si deduce dalla parabola: il Padre invita tutti, vuole la casa piena, invitati raccolti da tutte le strade del mondo. Egli è sensibile al rifiuto dei primi invitati, ma non si scoraggia. Il piano di Dio non viene sospeso, l'offerta non si spegne, anzi risuona con più intensità per degli strani personaggi che l'ebreo si sarebbe ben guardato dal far accedere alla sua mensa purificata e ritualmente ineccepibile. È tutto un mondo di poveri, di sofferenti, di emarginati. Al trionfo dell’autosufficienza di coloro che si sentivano depositari dell'elezione e della salvezza... subentra la nuova comunità delle Beatitudini". Per far parte di tale comunità, occorre l'abito nuziale, cioè deporre le abitudini dell'uomo vecchio, rinnovarsi nello spirito e rivestire l'uomo nuovo.

S. Gregorio Magno commenta: "La carità è la veste nuziale, perché il nostro Redentore ne era rivestito quando venne per unire a sé come sposa la sua Chiesa. È l'amore di Dio che spinse il Figlio unigenito ad unire a sé gli eletti".

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