Sulla mia strada
di Monsignor Sergio Salvini
22 Settembre 2023 15:20
"Sei invidioso perché io sono buono? (Mt 20,1-16)".
Anche nella parabola odierna Gesù racconta di un tale che "uscì": ieri il seminatore, uscito a seminare, oggi è il padrone di una vigna che esce per prendere a giornata dei lavoratori.
In entrambi i casi registriamo un comportamento inusuale. Il seminatore sparge il seme dappertutto, anche sulla strada e tra le pietre, il padrone della vigna dà la stessa paga ai braccianti assunti all'alba e a quelli dell'ultima ora.
Cosa ci suggeriscono questi comportamenti così singolari, cos'è che vuole ribadire Gesù? Direi la magnanimità di un Dio che esce continuamente da sé e ci cerca, ci viene incontro e si concede con generosità, nel dialogo sempre aperto dell'amicizia. "Amico" – dice il padrone della vigna rivolgendosi ad uno degli operai. Amico, non servo!
Questo agire di Dio è sconvolgente al punto che ci sembra addirittura ingiusto.
Per noi è difficile comprendere come l'equità sociale, in Lui, cammina a braccetto con la giustizia del cuore, ossia con la misericordia che largamente accoglie e largamente perdona, al di là di ciò che siamo e che facciamo. Munifica e provvida, sempre, oltre misura.
La salvezza non è soltanto la ricompensa data da Dio all'uomo, ma è sempre un dono, un segno della bontà di Dio del tutto gratuita, grazia che ci chiede di essere anche noi fedeli e generosi.
Cosa ci vuol dire questa parabola? Qual è il suo significato profondo?
Come il Signore esprime il suo amore e la sua ricompensa? Innanzitutto questo testo può essere messo assieme ad altri dove Gesù si trova in discussione con i farisei e gli scribi, cioè questi ebrei osservanti, i quali finiscono per sentirsi a posto per le loro opere buone, giudicano gli altri e di fatto impediscono che altri si aprano all'incontro e all'esperienza di Dio. E Gesù chiaramente dice loro che ci può essere tanto bene, anche negli altri, in chi non è con loro. Dice tante volte che quello che conta è la fede e l'amore.
Tutto questo fa riflettere e ci stimola a non chiuderci nelle nostre sicurezze, nelle verità acquisite, nel nostro modo ormai assodato di vivere la religione. Il Signore è sempre davanti a noi, vuole spezzare le nostre chiusure e vuole proiettarci sempre agli altri, in qualunque situazione si trovino: "Andate in tutto il mondo".
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