Sulla mia strada
di Monsignor Sergio Salvini
16 Giugno 2023 16:44
"Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, li mandò (Mt 9,36-10,8)".
Oggi Levi il pubblicano, ormai rinato, diventato Matteo apostolo, finalmente libero dai pregiudizi e dagli sguardi taglienti dei vicini, lui ricco e temuto, ci racconta nel Vangelo di un Gesù che vede l'umanità persa, come pecore senza pastore, e ne prova compassione.
E’ proprio vero: fatichiamo a trovare la felicità, fatichiamo a capire cosa veramente ci possa saziare e sfamare, come pecore senza pastore diventiamo preda del venditore di turno. In questo delirante tempo la felicità ci è venduta a caro prezzo e noi, spaesati, finiamo col seguire l'idea più seducente, più luccicante, che sembra appagare quel bisogno profondo di bene e di vero che alberga nel nostro cuore.
Gesù si commuove perché vede noi, sue creature, faticare più del dovuto nello sbrogliare la matassa della felicità. Non era questo il progetto di Dio quando ci aveva donato la libertà, caratteristica unica che svela a noi stessi la nostra dignità e che, troppe volte, è diventato dono difficile da gestire, superiore alle nostre forze che volentieri cediamo all'incantatore di turno.
Pecore senza pastore: così ci vede il Maestro, commuovendosi.
Ma, la pagina finisce nel modo più inatteso e incredibile. Gesù si commuove e inventa la Chiesa: uomini e donne, suoi discepoli, capaci, insieme, di cercare senso e pienezza, misura e gioia. Diversi tra loro in tutto se non nell'amore del Maestro, chiamati ad annunciare il vangelo con semplicità e verità. Questa è, nel sogno di Dio, la Chiesa.
Paradosso: all'umanità ferita e fragile che necessita di una guida, propone un pezzo di umanità, altrettanto fragile e ferita, trasfigurata dall'Amore. La povertà e lo scandalo dell'Incarnazione è anche questo Dio che sceglie di farsi annunciare da persone incostanti e dubbiose. La sua genialità e la sua lungimiranza sono - appunto - in questa sua incredibile volontà di insegnarci a prenderci carico gli uni degli altri, a diventare - qui, oggi - sorriso di Dio per il fratello.
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