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Sulla mia strada

Con la festa dell'Ascensione la Chiesa diventa maggiorenne

Monsignor Sergio Salvini commenta il Vangelo di domenica 21 maggio

Ascensione

"A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Mt 28,16-20".

Con la festa dell'Ascensione la Chiesa diventa maggiorenne.
Gesù può andarsene e lasciare il timone della sua opera in mano ai suoi discepoli. Come in ogni festa c'è una parte bella e una brutta. La brutta è che Gesù sparisce. E' brutto per noi, che infantilmente avremmo preferito che rimanesse visibile e a disposizione per tutte le nostre necessità: immaginate che file di pellegrini e di malati ci sarebbero ogni giorno a Gerusalemme se così fosse!
Ed è duro per lui, che deve fidarsi di noi e rinunciare ad un contatto normale con i suoi discepoli, sua madre e tutti i suoi amici. Diciamo che è una nuova morte, ma allo stesso tempo è bello perché così la Chiesa è costretta a crescere e così facendo diventa rapidamente universale, come universale diventa anche la presenza di Gesù, che cambia stile.

D'ora in poi Gesù non camminerà più solo con i discepoli, ma con chiunque glielo chieda, lasciandoci la libertà di credere e di dubitare. Ora Gesù ci invita a battezzare. Per poterlo fare dobbiamo prima vivere il nostro battesimo. Questo non è facile realizzarlo, ma possibile! Ciò significa consegnare a Dio la nostra vita, fidarci di lui, cosa che facciamo solo quando siamo costretti. Eppure questa è la meta. Se non ci riusciamo non sperimentiamo mai l'amore di Dio correndo il rischio di volerci salvare da soli. Gesù ci fa la promessa di stare sempre con noi... Scriveva un Padre: Forse non serve piangere sulle nequizie dei tempi.
I problemi non si risolvono ignorandoli, né ripetendo che educare ha sempre fatto problema, anche in epoche remote.

Non serve neppure ripetere che la famiglia è latitante; che la scuola è in affanno; che la comunità cristiana non intercetta più le domande dei giovani.
Quando si dice “emergenza educativa” non si dice tutto; è più vero aggiungere che va allargandosi a macchia la domanda di educazione.
Già essa, la domanda, è un nome della speranza.
E’ dentro la stessa emergenza educativa che si scoprono i segnali di futuro, il bisogno di recuperare il bandolo, la coscienza di una vocazione educativa che ritrova le radici nel cuore della famiglia, della scuola e della comunità cristiana: non più sole, ma unite da un patto educativo che si rinnova alla sorgente dei valori; non più rassegnate, ma con l’impeto di un nuovo sussulto, per ritrovare il passo delle nuove generazioni.

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