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Sulla mia strada

«La gioia pasquale non elimina le ferite ma può farne motivo di perdono e amore»

«Incontrare il Risorto è fare esperienza di resurrezione»

Colomba della pace

"Otto giorni dopo venne Gesù (Gv 20,19-31)".

Se “il giorno dopo il sabato” si era aperto con la visita al sepolcro di Maria di Magdala e con la corsa al sepolcro di due discepoli che trovarono la tomba vuota, ora è il Risorto che visita il luogo dove si trovano i discepoli. Andati per trovare Gesù dove pensavano che fosse, Gesù li raggiunge dove loro stessi sono. Questa la scena del vangelo della II domenica di Pasqua.
Il farsi presente del Risorto ai suoi discepoli la sera del giorno di Pasqua provoca un cambiamento nei discepoli stessi: un gruppo di uomini impaurito e ripiegato su di sé, che giace in un luogo chiuso simbolicamente assimilabile a un sepolcro, viene fatto risorgere a comunità capace di testimonianza e di annuncio.
Il passaggio dalla paura alla gioia dice che incontrare il Risorto è fare esperienza di resurrezione nella propria vita.

Gesù che alita sui discepoli è gesto di creazione, di passaggio dalla morte alla vita, dalle tenebre alla luce. Incontrare il Risorto significa anche divenire testimoni della resurrezione: il dono dello Spirito con il potere di rimettere i peccati rende i discepoli partecipi di quella vittoria della vita sulla morte che è la resurrezione.
I discepoli che stanno rintanati al chiuso in un luogo con le porte sbarrate, a motivo della paura sono le cifre del loro smarrimento. Ma il Risorto si manifesta nel loro essere insieme, nel loro dare continuità a quell’insieme che Gesù aveva voluto e creato.
La manifestazione del Risorto suscita la gioia dei discepoli realizzando la promessa del Maestro: “Voi ora siete nella tristezza, ma io vi vedrò di nuovo e il vostro cuore gioirà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia”. La gioia pasquale, la gioia che niente e nessuno può togliere, non elimina le ferite e le sofferenze subìte ma, innestandole per fede in Cristo, può farne – evangelicamente – qualcosa: non un motivo di rivalsa o di vendetta, ma di perdono e di amore.
La fede nel Risorto nasce in Tommaso passando attraverso la conoscenza delle ferite che Cristo porta nel suo corpo. E attraverso la presa di coscienza del fatto che egli stesso non è estraneo a tale opera di trafittura: Gesù gli chiede di prendere contatto con le sue ferite! La fede pasquale nei cristiani non può nascere se non passando attraverso la presa di coscienza delle ferite che si provocano nel corpo di Cristo che è la chiesa, che si infliggono alle sue membra, i fratelli e le sorelle nella fede. Solo questa fede pasquale è autentica perché accompagnata dal pentimento e dalla conversione del credente stesso.
Gesù non rimprovera, non mette in atto strategie di convinzione, ma accondiscende a ciò che Tommaso aveva preteso mostrando di conoscere in profondità il suo cuore.
Tommaso crede all’amore e se ne lascia vincere. E rinuncia a se stesso, accettando anche di fare la figura di chi smentisce se stesso. Tommaso accetta se stesso accettando di essere amato. Avvenga anche per noi.

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