Sulla mia strada
di Monsignor Sergio Salvini
28 Ottobre 2022 16:24
"Il Figlio dell'uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto (Lc 19, 1-10)".
Il protagonista di questo Vangelo è Zaccheo che incontrando Gesù fa la scoperta d'essere amato senza merito. Questa storia riveste l'arte dell'incontro, la sorpresa e la potenza creativa del Gesù degli incontri.
Il limite fisico di Zaccheo, la bassa statura, diventa la sua fortuna: non si piange addosso, non si arrende, cerca la soluzione e la trova, l'albero: salì su un sicomoro. Non cammina, corre; sale sull'albero, e cambia prospettiva, cambia vita.
Gesù passando, alza lo sguardo e sboccia la tenerezza che chiama per nome: Zaccheo, scendi.
Come sempre Gesù non giudica, non condanna, non umilia; ma tra l'albero e la strada c’è uno scambio di sguardi che va diritto al cuore del protagonista e ne raggiunge la parte migliore: il nome. Poi, la sorpresa delle parole: devo fermarmi a casa tua. Devo, dice Gesù. Dio viene perché deve, per un bisogno che gli urge in cuore; perché lo spinge un desiderio, un'ansia: a Dio manca qualcosa, manca Zaccheo, manca l'ultima pecora.
Devo fermarmi, non semplicemente passare oltre, ma stare con te. L'incontro diventa traguardo; la casa diventa meta. Il Vangelo non è cominciato al tempio ma in una casa, a Nazaret; e ricomincia in un'altra casa a Gerico, e oggi ancora inizia di nuovo nelle case, là dove siamo noi stessi, dove accadono le cose più importanti: la nascita, la morte, l'amore.
Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia.
Gesù entra nella casa, ed entrando la trasforma. L'amicizia anticipa la conversione. Incontrare un uomo come Gesù fa credere nell'uomo; incontrare un amore senza condizioni fa amare; incontrare un Dio che non fa prediche ma si fa amico, fa rinascere.
Gesù non ha indicato sbagli, non ha puntato il dito o alzato la voce. Ha sbalordito Zaccheo offrendogli se stesso in amicizia, gli ha dato credito, un credito immeritato. E il peccatore si scopre amato. Amato senza meriti, senza un perché.
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Il mondo di oggi ha bisogno della santità perché è vecchio, perché non si vuol bene, perché ha perso la meta. Non parlo della gente che vive con dignità i doveri quotidiani, la fede e l’amore a Dio e al prossimo senza far chiasso. Dio sa che esiste questo popolo ed è grande. Mi riferisco, invece, a quel modo di pensare che possiamo riassumere con il dire di Pirandello: “Così è se vi pare”! Quel modo che ogni giorno alza la voce per farsi sentire, per imporre se stesso, i propri punti di vista. Modo arrogante, scomposto. Proprio per questo il mondo di oggi ha bisogno della santità: perché la santità va contro corrente, parla fuori dal coro, è richiamo alla salvezza.
I Santi sono la prova che è possibile un mondo diverso. Gesù, nel Vangelo, ci insegna: il gesto va posto, la parola donata, il seme gettato, il resto verrà. Dio è sempre all’opera con i suoi tempi. I Santi non fanno notizia, ma fanno bene a chi li conosce. I Santi non sono mai fuori di moda: qualcuno li deride credendosi moderno e non si rende conto di essere invece lontano dalla realtà.
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