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Sulla mia strada

"Nella guarigione si chiudono piaghe ma nella salvezza si apre la sorgente"

Monsignor Sergio Salvini commenta il vangelo di domenica 9 ottobre

Gesù e i lebbrosi

"Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all'infuori di questo straniero" (Lc 17,11-19).

Dio offre non solo guarigione, ma salvezza. Nel Vangelo di oggi, dieci lebbrosi che la sofferenza ha riunito insieme, si appoggiano l'uno all'altro. Gesù li vide e subito, spinto dalla fretta di chi vuole bene, dice loro di andare dai sacerdoti e mostrargli le ferite della pelle per essere guariti!
I dieci si mettono in cammino perché la pelle germoglia di piaghe: partono! E’ un atto di fede, per un anticipo di fiducia concesso a Dio e al proprio domani, senza prove.
E’ stato detto: La Provvidenza conosce solo uomini in cammino, navi che alzano le vele per nuovi mari.
Questi lebbrosi credono nella salute prima di vederla, hanno la fede dei profeti che amano la parola di Dio più ancora della sua attuazione. E mentre andarono furono guariti.

Lungo il cammino, un passo dopo l'altro la salute si fa strada in loro. Accade sempre così: il futuro entra in noi con il primo passo, inizia molto prima che accada, come un seme, come una profezia, come una notte con la prima stella, come un fiume con la prima goccia d'acqua. E furono guariti.
Il Vangelo è pieno di guariti, sono il corteo gioioso che accompagna l'annuncio di Gesù: Dio è qui, è con noi, coinvolto nelle piaghe dei dieci lebbrosi e nello stupore dell'unico che ritorna cantando. E al quale Gesù dice: la tua fede ti ha salvato!
Anche gli altri nove che non tornano hanno avuto fede nelle parole di Gesù. Dove sta la differenza? Il samaritano salvato ha qualcosa in più dei nove guariti. Non si accontenta del dono, lui cerca il Donatore, ha intuito che il segreto della vita non sta nella guarigione, ma nel Guaritore, nell'incontro con lo stupore di un Dio che ha i piedi nel fango delle nostre strade, e gli occhi sulle nostre piaghe.
Nessuno si è trovato che tornasse a rendere gloria a Dio? Ebbene «gloria di Dio è l'uomo vivente» (sant'Ireneo). E chi è più vivente di questo piccolo uomo di Samaria? Lui, il doppiamente escluso, che torna guarito, gridando di gioia, danzando nella polvere della strada, libero come il vento? Non gli basta tornare dai suoi, alla sua famiglia, travolto da questa inattesa piena di vita, vuole tornare alla fonte da cui è sgorgata. Altro è essere guariti, altro essere salvati.

Nella guarigione si chiudono le piaghe, ma nella salvezza si apre la sorgente, entriamo in Dio e Dio entra in noi, come pienezza. I nove guariti trovano la salute; l'unico salvato trova il Dio che dona pelle di primavera ai lebbrosi, che fa fiorire la vita in tutte le sue forme: «l'uomo finalmente promosso a uomo».

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