Sulla mia strada
di Monsignor Sergio Salvini
16 Settembre 2022 16:10
"Ci sarà gioia in cielo per un solo peccatore che si converte" (Lc 15, 1-32).
Nessuna pagina al mondo raggiunge come questa l'essenziale del nostro vivere con Dio, con noi stessi, con gli altri. Il padre della parabola è immagine di un Dio scandalosamente buono, che preferisce la felicità dei suoi figli alla loro fedeltà, che non è giusto, è di più, esclusivamente amore.
La misericordia del Padre è parte strutturale del suo disegno d'amore nei confronti dell'umanità, ed è il 'metodo' attraverso il quale l'umanità è educata a costruire i propri rapporti interpersonali. Anche se tutto il Vangelo ne parla, il testo di San Luca che più direttamente ne tratta è il capitolo 15 del suo vangelo: capitolo tutto incentrato sulla misericordia divina come criterio del nostro rapporto con il Padre.
Le persone che si accalcano attorno a Gesù sono una folla di pubblicani e peccatori. I farisei e gli scribi assistono, e il comportamento di Gesù è continua occasione di confronto interiore, di messa in discussione. Consideriamo queste persone non con negatività, ma come persone ben intenzionate, che cercano di comprendere chi è questo Messia. Gesù capisce il loro problema, e comprende anche che il problema non è la loro cattiva fede, bensì il loro punto di partenza: non può non portare a conseguenze errate. Qui sta la portata fortissima dell'insegnamento di Gesù, valido anche oggi.
All'interno di certe categorie di pensiero tutto sembra ovvio, chiaro, ed è solo uscendo da questi criteri angusti, e presuntuosi, che si può ritrovare il senso di quello che noi incontriamo, e con cui ci misuriamo. Il senso del gregge e del comportamento del pastore, è la logica che le 99 pecore sanno custodirsi da sole, perché hanno in sé le indicazioni della legge. Sono giusti e sono la maggioranza. Qui c'è l'allusione al popolo di Israele, che nella sua maggioranza osserva la legge, con scrupolo e come tale partecipa già della pienezza della legge, e del gregge di popolo eletto prezioso agli occhi di Dio. Ma c'è qualcuno, una piccola minoranza, ma non per questo meno preziosa agli occhi di Dio, che si è allontanata dalla forza della legge. Ebbene anche per loro la “buona novella” è annunziata, e proprio loro sono oggetto delle cure più attente e preoccupate del Padre: Gesù si china e recupera con l’amore la dimensione perduta. Questo per far capire come anche le persone che hanno sbagliato, sono le più deboli, debbono essere oggetto del bene e di un'attenzione particolare.
È il pastore che va a prendere la pecora smarrita e se la mette sulle spalle, e se la riporta a casa. Questa è la forza dirompente del Vangelo e la novità dell'annunzio che Gesù vuol trasmettere a coloro che già sono nella certezza dell'appartenenza al Signore. Non c'è contrapposizione tra legge e amore, ma una complementarità: l'una senza l'altra non hanno senso. E forse qui troviamo il punto di contatto tra la chiesa e il popolo di Israele: una legge profondamente intensa, ma osservata alla luce dell'amore.
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