Sulla mia strada
di Monsignor Sergio Salvini
22 Ottobre 2021 17:10
Si legge nel Vangelo di Marco: "Rabbunì, che io veda di nuovo!".
Il Vangelo di questa domenica ci pennella un ritratto con tre drammatiche pennellate: cieco, mendicante, solo. Un mendicante cieco: l'ultimo della fila, un naufrago della vita, un relitto inchiodato nel buio sul ciglio di una strada di Gerico.
Poi improvvisamente tutto si mette in moto: passa Gesù e si riaccende il motore della vita, soffia un vento di futuro. Con il Signore c'è sempre un "dopo".
Gesù, abbi pietà. Non c'è grido più evangelico, preghiera più umana e bruciante: pietà dei miei occhi spenti, di questa vita perduta. Ridammi vita! La folla fa muro al suo grido: taci! Il grido di dolore è fuori luogo.
Terribile pensare che davanti a Dio la sofferenza sia fuori luogo, che il dolore sia fuori programma.
Eppure per tanti di noi è così, da sempre, perché i poveri disturbano, ci mostrano la faccia oscura e dura della vita, quel luogo dove non vorremmo mai essere e dove temiamo di cadere. Invece il cieco sente che un altro mondo è possibile, e che Gesù ne possiede la chiave. Infatti il rabbi ascolta e risponde, ascolta e rilancia.
Si libera l'energia della vita. Il cieco nato non parla, grida; non si toglie il mantello, lo getta; non si alza da terra, ma balza in piedi. La fede è questo: un eccesso, un'eccedenza, un di più illogico e bello.
Qualcosa che moltiplica la vita: «Sono venuto perché abbiate il centuplo in questa vita». Credere fa bene. Cristo guarisce tutta l'esistenza. Il cieco comincia a guarire prima di tutto nella compassione di Gesù, nella voce che lo accarezza.
Guarisce come uomo, prima che come cieco. Perché qualcuno si è accorto di lui. Qualcuno lo tocca, anche solo con la voce. Ed egli esce dal suo naufragio umano: l'ultimo comincia a riscoprirsi uno come gli altri, inizia a vivere perché chiamato con amore.
Anche noi ci orientiamo nella vita come il cieco di Gerico, senza vedere, solo sull'eco del Vangelo, che continua a seminare occhi nuovi, occhi di luce, sulla terra.
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