Bambini e disabilità
di Fabio Pellizzari
7 Settembre 2025 14:00
«Sono soddisfatto di come sta andando il progetto, che ha subito riscosso successo a livello della Federazione Italiana Gioco Calcio, tanto che i nostri bambini sono stati accolti a Coverciano. Ora siamo a dodici bambini partecipanti». Andrea Bernini, dello studio B Rehab, è l’ideatore e responsabile del progetto del calcio integrato della Lb Trino che si tiene una volta a settimana alla palestra del Sacro Cuore a Vercelli.
Bernini spiega come è nato il progetto: «Il progetto del calcio integrato è stato ideato da me, dopo il contatto con Carlo Olmo e la società Lupetti Bianchi. Si tratta di un progetto ideato per aiutare i bambini un po’ meno fortunati di altri a fare sport, perché il contesto sportivo aiuta molto. Sport e vita quotidiana sono correlati, quindi la pratica del calcio integrato per questi bambini si riflette sulla vita di tutti i giorni in maniera positiva. Pertanto questo progetto è nato per dare un’opportunità concreta a questi bambini di praticare calcio in modo non agonistico, ma permettendogli di fare sport, coinvolgendo anche i loro genitori».
Chi riguarda: «Sono coinvolti bambini con varie patologie che si divertono nel contesto della palestra e i loro genitori notano un miglioramento anche nella vita quotidiana da quando partecipano al progetto del calcio integrato. I genitori sono coinvolti, accompagnano i figli alla palestra e per un’ora a settimana si dedicano a seguirli nella pratica sportiva, che è per lo più affidata al mio socio Christian Balocco, che è molto bravo ad approcciarsi a loro, è posato, tranquillo, ha un tono di voce perfetto».
La particolarità: «A livello nazionale il progetto del calcio integrato dei Lupetti Bianchi Trino è uno dei pochi che è stato attivato. Prima di far svolgere pratica sportiva al bambino, si fa un incontro per capire la patologia di cui soffre, per sapere come inserirlo e comportarsi con lui in palestra. Non è semplice, il rapporto con ogni singolo bambino è particolare. Il progetto funziona bene, i bambini sono in aumento, e potrà essere ancora ampliato. Per ogni bambino si crea il contesto e l’habitat di conforto ideale, giorno e orario sono sempre gli stessi perché questi piccoli sono molto abitudinari».
Bernini conclude: «Al terzo anno del progetto i frutti si stanno vedendo, i bambini vengono sempre volentieri, prendono quell’ora come una valvola di sfogo. Facendoli correre, si rilassano a livello mentale, così anche la gestione del quotidiano per i genitori migliora».
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