Ciclismo Amatoriale
di Diego Melara
21 Agosto 2024 13:08
Una pedalata sotto le stelle a Gerenzago, Pavia, nella notte di San Lorenzo per il Velo Club Vercelli.
Prima esperienza di gruppo in notturna, nella manifestazione sportiva non competitiva di resistenza e regolarità che si è svolta su un percorso obbligato da percorrere in piena autonomia entro il termine massimo di 13.30 ore dalla partenza. Un evento organizzato da Velo Club Belgioioso Team Scarini, brevetto Randonnéè “Pedalando sotto le stelle”.
Per alcuni, ma non per tutti anche la maggior distanza coperta in un solo giro.
«Vito Greco e Silvia Coda arrivavano dalle esperienze di qualche anno fa nelle super randonnée da ultracyclist da 300 e 400 km» racconta il d.s. Luigi Vitali. Proprio Greco e Coda sono stati le guide del sestetto della squadra vercellese, formato inoltre da sopracitato Vitali, Leonardo Marzatico, Chiara Tosetti e Pierluigi Bagnalone, che alle 20:05 di sabato 10 agosto è partito da Gerenzago.
«L'inizio di un'avventura di squadra inedita, che non ha visto nessun intoppo meccanico, o foratura o incidente...tutti ben attrezzati, ben preparati, con scorte abbondanti di cibo e acqua, con le tracce gps del percorso scaricate sui ciclocomputer e ben consigliati dagli esperti compagni» prosegue Vitali.
La prima ora in sella ha visto i sei compagni pedalare ancora con la luce del giorno, tra i suggestivi panorami della campagna Pavese al tramonto.
«Dopo un primo attraversamento del Po attraverso il famoso Ponte della Becca si è passati nell'Oltrepó Pavese, inizialmente tirati da Greco, che ha impostato un'iniziale velocità di crociera di 28/30 km/h. Al cambio della guardia in testa al gruppo il generoso Marzatico ha alzato l'andatura sui 32-34 km/h, prima di essere messo a più miti intenzioni dal resto della compagnia, e così si è giunti al primo punto di controllo posto al 45° km, alle 21:30 circa a Casteggio».
Nota località di una delle granfondo di apertura del circuito di Coppa Piemonte. Da qui la parte collinare del viaggio, con le prime propaggini dell'Appennino Emiliano, ed ampi tratti in falsopiano.
«In uno di questi, a circa 20 km dall'attacco del Passo Penice, per puro caso o fortuna, abbiamo incontrato un'altra ciclista partecipante alla randonee, ferma a bordo strada in una zona boschiva, in evidente difficoltà fisica a causa della fatica, era alla sua prima esperienza, che aveva perso il gruppo dei propri compagni di squadra e si era ritrovata da sola nel cuore della notte… situazione questa non bella. Dopo averla rinfrancata, l'abbiamo accompagnata fino a Varzi».
Da qui il tratto più duro dal punto di vista altimetrico: una salita di 18 km per arrivare, attraverso il Passo omonimo, alla vetta del Monte Penice (1100 metri di dislivello e 1600 metri di altitudine).
«Per una ripartenza ritardata a causa del cambio luci sulla bici di Marzatico, io e lui, abbiamo perso alcuni minuti e ad un bivio abbiamo preso un versante secondario della salita (al buio), più duro e più lungo di 5 km rispetto agli altri compagni, raggiunti poi a 10 km dalla vetta, giusto in tempo per fare tutti insieme gli ultimi terribili 4 km, con tratti costantemente sopra il 12% di pendenza».
Sul Monte Penice il secondo punto di controllo. Dopo il ristoro una lunga discesa verso la Val Tidone.
«Riattraversato il Po dal Ponte della Becca, abbiamo rivisto le luci dell'alba per l'ultima parte nell’Oltrepo' in mezza alla nebbia, con un suggestivo passaggio sotto al castello di Belgioioso. Siamo arrivati a Gerenzago dopo 10 ore e 50 minuti di pedalata, ad una media di 22 km/h, una discreta fatica nelle gambe e tanto sonno per la notte trascorsa da svegli».
Un’esperienza unica ed immersiva.
«Senza dubbio! Stancante, ma positiva, nuova e diversa dal solito, da provare» conclude Luigi Vitali.
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