La storia della Pro Vercelli
di Alex Tacchini
25 Agosto 2023 14:55
L’Ambrosiana del campionato 1928-29. Accosciato al centro è un giovanissimo Giuseppe Meazza
C’è e ci sarà ancora molto da narrare sui mesi, anzi su quella storica stagione sportiva (per il Calcio Italiano in assoluto) che precedette la prestigiosa convocazione “on demand” da parte del Torino dei giocatori della Pro Vercelli Mario Ardissone, Mario Zanello (che nello stesso identico periodo - dal 23 luglio al 13 settembre - dell’estate prima, quella del ‘28, avevano già preso parte ad una analoga tournèe del Brescia negli USA) e Luigi Bajardi.
I tre campioni eusebiani si imbarcarono infatti alla volta del Sudamerica, aggregati alla squadra granata vicecampione d’Italia in quella che fu una trasferta congiunta col Bologna neo-campione d’Italia 1928-29. Tra Argentina e Brasile i torinisti disputarono in tutto 13 incontri, in cui i tre vercellesi, tutti e tre – chi più, chi meno – centrocampisti (Ardissone centrhalf puro, Zanello più difensore, Bajardi più offensivo), furono sempre protagonisti, dal 28 luglio al 14 settembre del 1929. I tre provercellesi doc rappresentavano la crème di una squadra, quella bianca bicciolana, che aveva vissuto e concluso un gran bel campionato di Prima Divisione Nazionale 1928-29, nonostante le apprensioni della vigilia.
Che andremo dunque a scandagliare per capire che aria tirasse nella Figc e il perché si arrivò a questa triplice convocazione. Con l'avvento della nuova dirigenza guidata dal presidente Tommasucci nel ’28 (ma sempre con Secondo Ressia nelle vesti di direttore e Luigi Bozino a vigilare), la Pro aveva infatti inizialmente accettato definitivamente il ruolo di "provinciale di lusso" con una certa serenità. Innanzitutto centrerà il principale grande obiettivo: quello di rimanere nel “club dei grandi”. Merito anche dell’ungherese di origini nobiliari Joszef Nagy, il nuovo quotatissimo tecnico di tutto rispetto scelto dal presidente Fulvio Tommasucci e dal manager a 360° Secondo Ressia per la guida delle Bianche Casacche, che rileva il testimone di Soutschek, passato alla Triestina. Il conte magiaro, già giocatore di classe nell'Mtk Budapest, allenatore della nazionale svedese dal '24 al '27 (con cui, alle Olimpiadi di Parigi 1924, aveva vinto la medaglia di bronzo, sconfiggendo nella doppia sfida valida per il terzo e quarto posto i Paesi Bassi) e dell’Uddevalla, è un trainer di livello assoluto. Nonostante sia appena trentaseienne (essendo nato lo stesso anno della Pro) Nagy, insomma, è già considerabile al pari di una classica "giovane, vecchia volpe" del mestiere, utilissima in questo momento alla causa vercellese e che - al pari di molti suoi colleghi della scuola danubiana approdati in Italia in quegli anni - possiede l'indubbio merito di pigiare sull’acceleratore per "svecchiare" ulteriormente il credo tattico delle bianche casacche, inconsciamente ancora un po’ troppo legate ai fasti del recente passato (che consentivano un maggiore tasso di anarchia nei movimenti in campo), affinando ulteriormente gli ormai imprescindibili dettami del “Metodo”.
Fu presentato ufficialmente mercoledì 19 settembre 1928 e potrà contare su una rosa eccellente e tuttora fucina di impareggiabili talenti in fieri. Dopo 4 brillanti stagioni a Vercelli, dal 1932 Nagy allenerà Bologna (con cui vincerà la Coppa Mitropa), Genoa (1933-34), ancora la Svezia (nel ’34 e nel ’38), Lazio (giovanili nel ’34-‘35), e – tra le altre – anche l’Ifk Göteborg dal ’43 al ‘48. Tornerà ad allenare anche nella amata Vercelli in altre due occasioni: nel 1941-42 e nel 1950-51. Gli effettivi del sodalizio sette volte campione d'Italia si arricchiscono delle prestazioni dell'ottimo attaccante pezzanese Giuseppe Seccatore, messosi in luce nei precedenti cinque anni di Biellese (avendo segnato 54 gol in 74 presenze con i lanieri, In cambio, Ceria e Borello passano alla Biellese), nonché di nomi come Bredo e Formaggio (difensori), l’ex mediano del Casale Ettore Ernesto Greppi reduce da 8 stagioni nel Casale, in cui aveva collezionato 118 gettoni di presenza e 2 gol (e che con capitan Ardissone e un Pensotti mai così continuo come quest’anno, formeranno un eccellente trio di mediana), Prestinari e Gaglio (centrocampisti) e delle punte Agù, Mezzo e Alfredo Gatti. Tra i legni, sicuro, c'è sempre "Giaguaro Cavanna", un grande portiere. Lo attenderà invece una stagione travagliatissima.
L’attacco a 5 bianco vedrà invece questa linea: Seccatore, Bajardi I, Casalino, Santagostino e Villa. Per la Pro, che si trova nel girone "B", l'avvio è datato 30 settembre: si tratta proprio del derby con la Biellese, neopromossa nella massima serie proprio grazie alla rete di Seccatore durante nella ripetizione del match decisivo sul neutro di Bologna, vinto dai bianconeri sulla U.S. Milanese. Il match non ha storia, ed è un monologo della ‘Bianca’ che infligge l'onta di cinque reti ad una ai rivali bianconeri lanieri. L'entusiasmo della prima giornata scema però rapidamente: a Verona, gli Scaligeri hanno ragione dei bicciolani per 2-1, che però confermano di essere una buona formazione, superando la Società Sportiva Ambrosiana di un certo Umberto Meazza e del tecnico giramondo Violak (italianizzato in Viola) con un secco 4-1, alla terza giornata. La squadra nerazzurra aveva assunto questa più... italica denominazione dopo la fusione (imposta da regime fascista, nell'ambito della disposizioni della carta di Viareggio con cui si voleva limitare il numero di club calcistici nelle città italiane) proprio con l'U.S. Milanese (che, ironia della sorte, era appena stata promossa d’ufficio in Massima Serie insieme al Legnano) e si era dotata di una nuova maglia biancocrociata, con tanto di bollo bianco inglobante il fascio littorio al centro. Stessa sorte toccò al Genoa, che si trasformò in “Genova 1893”.
(continua sul numero de La Sesia in edicola venerdì 25 agosto)
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