L'impresa
di Alex Tacchini
1 Giugno 2022 18:09
«Sono nato a Vercelli il 26 febbraio 1937 e quindi, ebbene sì, ho superato gli 85 anni!»: l’ammissione (orgogliosa e con sorriso durban’s) del proprio numero di primavere (che non dimostra, a parole, de visu e nei fatti) è di Mimmo Catricalà, celeberrimo concittadino, reduce da due ennesimi titoli e record mondiali nel sollevamento pesi conquistati ai Campionati del Mondo di sollevamento pesi di Maromme, in Francia. La carta di identità in realtà non è che il pretesto-punto di partenza per tratteggiare la traiettoria di questo straordinario giovanotto vulcanico, ottimista e gentile, la cui vita – nelle mani di uno sceneggiatore – farebbe sicuramente milioni di followers. «Papà Francesco e mamma Cristina – inizia a raccontare Mimmo, che della storia della Città di Vercelli è stato protagonista assoluto - erano di un paesino in Provincia di Catanzaro a 450 metri di altezza, Chiaravalle Centrale, a due passi dalla Certosa dove si ritirò l’aviatore che dal suo “Enola Gay” sganciò la bomba atomica su Hiroshima. Due le sorelle, Chiara e Mariuccia, nate a cavallo dalla guerra. La partenza del papà per il fronte, il ritorno, i sacrifici, il ritorno a Vercelli. Dove papà aveva aperto un negozio di calzolaio, in via San Paolo, dove ora c’è un orefice. Vivevamo tutti in due stanze, separate da un lenzuolo e con davanti la bottega. Robe che se le racconti ad un giovane di adesso, neppure ti crede».
Quindi le elementari a Vercelli?
«Sì, alla Principe di piazza Cesare Battisti, con l’inseparabile Mimmo Pretti come compagno di banco». «Non piacendomi studiare, iniziai a lavorare: feci di tutto. Pasticciere, fiorista, argentiere, rodiatore, ma sentivo non ci fosse niente che facesse davvero per me».
E allora?
«E allora me ne tornai di corsa a studiare, recuperare, prendendo il diploma di geometra a tempo di record, ma a 23 anni. Per farlo, lasciai il mio onorevole ruolo da centrocampista esterno al Villadossola».
Quindi l’Università?
«Sì, Economia, ma dopo pochi esami lascia perché entri a far parte, come batterista, degli “Sleepers” gruppo musicale professionista con cui girai mezzo mondo e in cui suonai dal 1962 al 1973. Arrivammo anche a fare da gruppo di supporto ai Rolling Stones nelle loro quattro date del 1967 a Bologna, Roma, Genova e Milano. Ricordo di come Mick Jagger e soci non avessero neppure una attrezzatura musicale loro, fornita invece dalla ditta italiana leader di quel periodo, la Davoli». «Si trasferirono a Bangkok, ed io che mi ero fatto una famiglia e nel frattempo era anche nato mio figlio Marco nel ’68, dovetti rinunciare. Avevo però una grande passione per le trasmissioni via etere, di quel periodo (prima metà Anni ’70, ndr): la mitica esperienza di TeleBiella (la pioniera delle tv private italiane), che era sorta a due passi, mi aveva insomma folgorato. Insieme all’amico Norico Data iniziammo a tirare così quasi due chilometri di cavi da via Duchessa Jolanda, creando TeleVercelli.
L’esperienza durò poco, ma diede alla luce prima RadioVercelli e pochi mesi dopo Radio City. Siamo a cavallo tra il 1974 e il ‘75. Da allora e sino al 1998 rimasi in sella alla radio che ha sempre accompagnato i vercellesi. Nel frattempo, il cantautore e musicista vercellese Santino Rocchetti mi invitò a seguirlo nelle edizioni di Sanremo. Morale: dal 1977 al 2003 non ne ho perso uno. Accanto a me, c’era un giovane Bruno Marzi, poi diventato grande fotografo e giornalista». Impossibile non chiederti un flash sulle interviste più belle. «Tante, da Sanremo - si sa - passano quasi tutti. Mi ricordo una Grace Jones, una Tina Turner insieme all’amico dj Gianni Riso. Ma anche Vasco, Giorgi,a Ramazzotti, Antonacci…tutti, insomma».
E l’amore per il sollevamento pesi?
«Da sempre sono stato uno sportivo: windsurf, sci di fondo, calcio… Un giorno, era il 2009, ero nella palestra ad allenarmi: si avvicina Turi Putrino e mi chiede di provare a fare un’alzata, così per gioco. Incredibile ma vero, pochi mesi dopo vinsi i Campionati Europei di Clermont Ferrand, stabilendo il nuovo record di 140 kg».
Da lì, una serie di 14 record e di 20 titoli mondiali, nello squat e nello stacco!
«Pensa com’è la vita: decenni ‘on stage’ e poi la notorietà ti arriva per gioco, iscrivendoci a Italia’s Got Talent. Registrata nell’estate del 2018 a Milano, agli Arcimboldi, la trasmissione andò in onda prima su Sky e poi su 8, nel gennaio 2019 e quella puntata fece un successo di ascolti clamoroso. Come tutte, del resto: mica perché c’ero io».
Fu bello sentire parlare di Vercelli, in effetti, e vederti comparire in maniera così inaspettata: non avevi detto niente a nessuno! Parliamo di cose serie, ora: sei più juventino a pro-vercellese?
«Più Pro, ma amo entrambe e comunque sono uno sportivo che rispetta le altre squadre: ho amato Tieghi e Bosisio, Charles, Sivori, Haller, Colombo e Mattrel. Ma anche Gentile, Cabrini e tutti gli altri…Conservo ancora una intervista, ovviamente audio, a Zoff e Boniperti: devo solo trovarla. Devo rovistare, tra le tante che ho a casa: se la trovo, te la porto». E allora noi, aspettiamo il gradito cadeau, caro, ineguagliabile Mimmo. Vercellese geniale e col sorriso.
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