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Il racconto

Quel colpo di reni mentre Bozino lasciava

Nella B 1936-37 la Pro, ormai data per spacciata, riesce a tenere viva la speranza

Barassi

Barassi (seduto al centro) e la Coppa Rimet

La stagione sportiva 1936-37 della Pro Vercelli fu l’ultima con il grande presidente Luigi Bozino alla guida del club bianco. Quel torneo di B era, come lo è da sempre la Serie Cadetta, appassionante e incerto sino all’ultimo minuto (e in questo caso anche oltre). Per giunta, si era passati da 18 a 16 squadre, disegnando il più ristretto campionato di Seconda Serie in assoluto. Per l’11 di mister Fiorentini, nel contesto di una serie di risultati alterni, spicca il successo nei confronti del Modena, alla 10.a di andata (domenica 29 novembre 1936). Troppe sconfit­te (anche sonore) e una serie per nulla confortante di pareggi sono il corol­lario di una formazione che non aveva ancora trovato i giusti equilibri al suo interno a più della metà del cammino.

Per vedere ancora i Leoni bianchi avere ragione dell'avversario, infatti, si dovranno attendere più di due mesi. Anche perché alla 13.a si sta giocando in maglia nerazzurra (la seconda divisa della Pro di quei tempi) e vincendo sullo Spezia con rete di Svageli, ma la nebbia del “Robbiano” diventa così spessa da non poter consentire la prosecuzione del match. Che sarà recuperato il 14 gennaio, quando però saranno gli spezzini ad imporsi per 1-2. Intanto, alla 16.a (domenica 17 gennaio 1937) allo stadio “Edda Ciano Mussolini” i labronici passano per 5-1 sui vercellesi. Per gli amaranto, spicca la tripletta del capocannoniere di quel campionato: Bruno Arcari da Casalpusterlengo, che alla fine sarà capace di 30 realizzazioni. Meno male che alla 19.a (7 febbraio ‘37) gli uomini di Fiorentini surclassano la Cremonese per 5-1, ma ancora non basta e non può bastare.

L'obiettivo salvezza è ancora lungi dall'essere raggiunto. Ne è la riprova la batosta inflitta alla Pro dai rosanero del Palermo per 6-0, nell’infausto turno successivo. A tre quarti del torneo, la politica dei piccoli passi (pareggi, pareggi, sempre e solo pareggi) sembra non pre­miare la Pro, la quale però riuscirà nel prosieguo a ribaltare clamorosamente i pronostici degli addetti ai lavori che la vo­levano già spacciata e per giunta con una crisi dirigenziale ormai alle porte. Il 2 aprile 1937, a causa della sempre più insostenibile situazione finanzia­ria che attanaglia sodalizio di via Massaua, il Gr. Uff. Avv. Luigi Bozino alza bandiera bianca e rassegna le dimissioni dall'incarico di presidente e con lui il Cav. Uff. Avv. Antonio Bodo, direttore della sezione Calcio, rimettendo il mandato nelle mani del segretario della FIGC, l'ing. Ottorino Barassi, vecchia conoscenza del patron uscente della Pro. Ottorino Barassi fu indiscusso e affascinante protagonista e manager della storia sportiva italiana (e internazionale) del ‘900, dopo Luigi Bozino e prima dell’era di Artemio Franchi. Già cassiere della Lega Nord della F.I.G.C. nel 1925, l’anno successivo è Segretario del Direttorio Divisioni Superiori, di cui assunse la presidenza nel ’27.

Dopo aver gestito l'organizzazione del campionato del mondo di calcio del 1934, dal 4 dicembre 1944 al 13 maggio 1946 fu nominato da Giulio Onesti Reggente della Federcalcio, di cui diventò Presidente il 15 maggio 1946, mantenendo tale carica sino al 1958. Durante la Seconda guerra mondiale custodì la Coppa Rimet nella sua abitazione di Roma, in Piazza Adriana, ma temendo che la coppa venisse requisita dai nazisti per fonderne l'oro in essa contenuto, venne inviata a Torremaggiore, in provincia di Foggia, tenendola nascosta per due anni in un fusto contenente olio extra vergine d'oliva e per poi riconsegnarla alla FIFA nel 1950. Nominato come aiuto nell’organizzazione dei Mondiali del ’50, nel 1952 sarà membro del Comitato Esecutivo FIFA, contribuendo alla fondazione dell'UEFA agli inizi degli Anni ‘50.

Stavolta, l’addio di Bozino è quello definitivo. Qualche giorno dopo, uno sportivo bicciolano, Mario Vascon, lancia sui giornali una proposta singolare: essendo Vercelli la patria del nobile cereale, si chiese alla cittadinanza di devolvere a favore della Pro parte dello sgravio fiscale per ogni quintale di riso contrattato. La proposta rimase lettera morta, salvo poi essere ripetutamente rispolverata nei decenni successivi, ad ogni snodo problematico del club di via Massaua. In un tale contesto turbolento, l’obiettivo salvezza in B appare una chimera. Le ultime 5 giornate sono invece estremamente positive: come un motore che finalmente abbia terminato un lungo rodaggio, la squadra ora pare inspiegabilmente girare a dovere e - oltre ai consueti pari con Spezia e Messina - supera nell'ordine il Venezia, il Verona e la diretta concorrente Catania proprio sul filo di lana dell'ultima giornata (altra provvidenziale doppietta di un sempre più straordinario Svageli). Livorno ed Atalanta salgono in A, men­tre Catanzaro, Aquila e Viareggio scendono in B. Per stabilire la 4.a squadra retrocedenda prevista, occorrerà invece disputa­re uno spareggio tra le 4 (!) squadre terminate quartultime a quota 28 punti, non valendo a quei tempi per regolamento né la differenza reti, né la classifica avulsa: Venezia, Messina, Catania, oltre alla stessa Pro.

La prossima puntata sui 130 anni di Pro su La Sesia di venerdì 27 maggio

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