Il ricordo
di Alex Tacchini
16 Febbraio 2022 13:21
Il 15 febbraio di 85 anni fa moriva uno dei figli più illustri delle nostre terre piemontesi: Vincenzo Lancia, il cui nome e marchio sarà noto il tutto il mondo, sinonimo di classe, innovazione, qualità e prestigio, oltre a vincere un Mondiale di Formula 1 e svariati titoli mondiali rally. “Censin”, come veniva chiamato in famiglia, era infatti nato in Valsesia, a Fobello il 24 agosto 1881, ma chissà perché, viene poco ricordato e celebrato dalle nostre parti (e il fatto che la sua traiettoria di vita si svolse essenzialmente a Torino, non è certo una scusante). Anche perché Vincenzo rimase sempre molto legato alla sua casa valsesiana, dove la sua famiglia risiedeva, sede del quartier generale della storia azienda del padre, il Cavalier Giuseppe Lancia, specializzato nella allora innovativa produzione di carne in scatola e dadi per brodo. L’inclinazione per il mondo dei motori (simbolo di ‘progresso’, parola assolutamente chiave in quel fin de siècle) del giovane Vincenzo fu praticamente immediata e cancellò di fatto ogni velleità di studi in Giurisprudenza che la famiglia ingenuamente nutriva per il figliuolo. Che accettò ogni mansione, dal ragioniere al meccanico, ma anche la più umile, pur di mettere piede nell'officina di Torino dei fratelli Giovanni Battista ed Ernesto Ceirano (che sorgeva guada caso, nel cortile della casa dove viveva con la famiglia, a Torino, in Corso Vittorio Emanuele II), arrivando così a toccare con mano quel mondo che lo affascinava così tanto. L’azienda produsse inizialmente biciclette e in un secondo tempo (1899) un prototipo di una automobile con lo stesso marchio. Quel prototipo susciterà così tanto sorpresa ed entusiasmo, tanto che - al fine di produrla su scala industriale – una volta fondata nientemeno la Fabbrica Italiana Automobili Torino, conosciuta anche con l'acronimo Fiat, la neo ditta acquisterà subito la piccola officina di Ceirano, assorbendone i macchinari e le maestranze. Il giovane Monsù Censin apprenderà in poco tempo, “rubando” i segreti della meccanica da Aristide Faccioli, uno dei più brillanti ingegneri italiani dell’epoca, tanto da diventare conosciutissimo in città, perché specializzato (tra i pochi, probabilmente il migliore) negli interventi di riparazione dei frequentissimi guasti subiti dalle poche e rudimentali automobili (che però esprimevano il top tecnologico dei tempi) circolanti a Torino ai primi del secolo scorso. Erano gli stessi anni in cui, proprio da Torino, un certo Marcello Bertinetti, studente di Medicina a Torino, esportava a Vercelli uno dei palloni da riparare della seconda squadra della Juventus, compagine in cui giocava con un certo successo, insieme all’amico Servetto, e chissà se mai i due ebbero modo di incontrarsi. Torniamo però a Lancia. Notato dal cavalier Giovanni Agnelli (nonno dell’Avvocato), il capostipite della famiglia torinese più famosa al mondo assegna a Censin addirittura i gradi di capo-collaudatore e quando arriverà decisione della Fiat di partecipare alle corse automobilistiche, per Censin sarà l’inizio di una fulminea e strepitosa carriera di pilota ufficiale. Insieme all’amico Felice Nazzaro, Lancia è infatti dotato di una capacità di guida e una conoscenza del mezzo meccanico fuori dal comune, che in dieci anni di corse lo porteranno a sfiorare le venti vittorie. Lancia, però, è anche e soprattutto il fondatore della sua azienda, la “Lancia & C.” che risale al novembre del 1906, quando sempre sotto l’ala protettrice di Agnelli, si metterà in proprio e con l’amico Claudio Fogolin (anch’egli collaudatore della Fiat), tra le mura della vecchia fabbrica della Itala, in via Ormea, a due passi dallo stabilimento Fiat di corso Dante. La prima vera vettura Lancia ha nome d’officina “Tipo 51” e debutta ufficialmente al Salone dell’automobile di Torino del 1908.Passano dieci anni di studi, fatica, soldi e sperimentazioni e nel 1919, su suggerimento del fratello Giovanni, professore di lettere, Vincenzo deciderà di ribattezzare retroattivamente quella sua prima vettura ‘Alfa’. Da allora,tutti i suoi modelli porteranno come nome una letteradell’alfabeto greco, tradizione che s’interromperà con l’Aprilia, poco prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale e che verrà ripresa soltanto all’inizio degli Anni ’70 con la “Beta”, la prima Lancia dell’era Fiat. Il resto, è storia e meriterà senza dubbio di essere approfondito successivamente in altri pezzi. Quello che a noi interessa, soprattutto, è il sottolineare l’importanza di Vincenzo e della sua Lancia, marchio che proprio in questi mesi pare essere oggetto di rilancio da parte del neo gruppo Stellantis, così come di un altro vercellese illustre, l’ingegner Vittorio Ghidella, legato a doppio filo col marchio (oltre ad essere il padre ella Delta, sostenne la posizione di Cesare Fiorio di portare Lancia come punta tecnologica e sportiva del gruppo raggiungendo livelli agonistici e tecnologici assoluti e incontrastati). Come vercellesi e piemontesi, intanto, è utile ricordare lo stupendo, piccolo, ma significativo Museo-Mostra permanente Lancia, allestito proprio a Fobello (Provincia di Vercelli) dal benemerito “Valsesia Lancia Story” (nato nel 1995), in collaborazione con la Famiglia del costruttore e che si trova al secondo piano del palazzo “G. Lancia” che lo stesso Vincenzo in persona fece costruire come edificio scolastico. L’esposizione comprende documenti, fotografie, giornali ed oggetti che ripercorrono la vita dell’illustre fobellese ed è suddiviso in quattro sale che portano i nomi di altrettante famose Lancia: Augusta, Artena, Astura ed Aprilia.
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