Vercelli
23 Novembre 2025 09:06
Il 10 novembre 2025, la nostra classe, la 1ª AB del Liceo Classico, accompagnata dalla professoressa Marta Boccalini, ha avuto l’opportunità di visitare il rifugio antiaereo di Vercelli situato in via San Cristoforo 3, che è stato aperto per la prima volta proprio quest’anno dall’associazione di volontariato La Rete.
Questa struttura è posta nello stesso edificio degli uffici della Provincia di Vercelli e fu costruita durante la Seconda Guerra Mondiale per proteggere il prefetto, la sua famiglia e i funzionari dai bombardamenti. Il rifugio aveva anche lo scopo di evitare eventuali attacchi chimici, ed è perciò dotato anche di sistemi di ventilazione.
Attraversato l’ingresso del palazzo, si scendono strette scale illuminate da una luce fioca, immergendosi nella storia dei bombardamenti che colpirono la città tra il 1940 e il 1945.
Una volta entrati, ci siamo trovati in un primo spazio comune che conduce ad un lungo tunnel dove l’associazione “La Rete” ha esposto diversi reperti e fotografie, una in particolare del pilota di aerei Francis Lombardi che la scattò sopra un velivolo militare tedesco. Abbiamo anche potuto vedere tra le risaie i crateri di bombe sganciate da cento aerei militari americani proprio vicino ai centri abitati. Il motivo per cui queste abitazioni non sono state bombardate, ci hanno spiegato le guide, è perché l’ordine era di non far rientrare il bombardiere con le bombe ancora al suo interno, dato che ci sarebbe stato il rischio che le bombe esplodessero mentre l’aereo stava atterrando. Non potendo bombardare Torino a causa di una fitta nebbia, gli aerei si sono liberati dalle bombe a Vercelli. Altri reperti storici molto significativi sono alcuni degli averi di un pilota di un aereo abbattuto dalla contraerea tedesca a Casale Monferrato, come una cartina, un pezzo del paracadute e alcune medaglie. Altri reperti sono divise, altre foto scattate all’epoca di aerei americani, schegge di una bomba. È stato interessante poter osservare un plastico che raffigura il rifugio antiaereo di piazza Cavour.
Al termine del tunnel, accompagnati dal suono realistico delle esplosioni, grazie ad un impianto audio, si trova una piccola stanza chiusa da una porta blindata, dotata di lavandino, servizi igienici e un tavolo: era riservata solo al prefetto e alla sua famiglia, ed era l’unica che in caso di attacco chimico avrebbe protetto il prefetto grazie anche ad una maschera antigas, oggi conservata ancora insieme a giornali del 1945 che raccontano i bombardamenti di Vercelli e che abbiamo potuto vedere perché anch’essi esposti. In realtà però, Vercelli non fu mai soggetta ad alcun attacco chimico.
È stato interessante imparare che i rifugi antiaerei avevano il nome di “ricovero” per generare meno angoscia nelle persone: infatti all’interno di questo rifugio antiaereo troviamo questo nome accompagnato da alcune frecce che conducevano i funzionari al fondo del tunnel e anche alcuni cartelli che invitavano le persone a mantenere la calma.
La città di Vercelli, durante la Seconda Guerra Mondiale fu bombardata otto volte tra il 1940 e il 1945, nonostante non fosse considerata un obiettivo rilevante dal punto di vista commerciale e anche bellico: i nemici puntavano infatti al triangolo industriale di Milano, Torino e Genova.
Vercelli fu bombardata per la prima volta nel 1940, ma l’attacco più massiccio fu quello del maggio del 1944, che causò la morte di 19 persone, 92 feriti e la distruzione di decine di edifici.
Oggi il rifugio è visitabile grazie alle visite guidate organizzate da “La Rete”, un’associazione culturale che ha curato anche la nostra visita. Riscoperto otto anni fa, il rifugio è stato valorizzato con la ricostruzione di una sezione del vano bombe B17, realizzata dagli studenti e dagli insegnanti del corso di aeronautica dell’ITI. Le fotografie esposte provengono dalle ricerche de “La Rete” e sono state riprodotte dal fotografo Donatello Lorenzo.
Nel weekend del 22-23 novembre 2025 sarà possibile a tutti visitare il rifugio e assistere all’esposizione organizzata dall’associazione.
Un altro rifugio antiaereo di tipo “tubolare”, si trova sotto piazza Cavour, e ci auguriamo di vederlo preso. La struttura, lunga una quarantina di metri e posta sottoterra, era adatta ad ospitare circa 120 persone ed era di forma cilindrica con un diametro di circa tre metri. Questo genere di struttura, come ci è stato spiegato, era pensata per proteggere dallo scoppio della bomba; caratterizzato da una forma curva, serviva per proteggere la popolazione dalle onde d’urto delle esplosioni.
In conclusione, possiamo affermare che visitare il rifugio antiaereo di Vercelli ci ha fatto davvero sentire cosa significava vivere durante la guerra: camminando in quei corridoi stretti e un po’ umidi, ci siamo immaginati i funzionari della Provincia che lì cercavano riparo, con la paura negli occhi, ma la voglia di restare insieme e proteggersi a vicenda.
Questo luogo non è solo storia: ci ricorda quanto la pace e la libertà siano preziose e che dobbiamo prendercene cura ogni giorno.
Per noi giovani, il rifugio manda un messaggio chiaro: conoscere il passato ci aiuta a capire il presente e a costruire un futuro migliore, fatto di rispetto, solidarietà e attenzione gli uni per gli altri.
La memoria non è solo ricordare, è anche imparare a non dimenticare mai.
Redazione della 1AB Liceo Classico Lagrangia:
Vanessa Viesti, Margherita Fragassi, Bianca Pamparana, Leonardo Marazzato, Rim Fakhreddine, Federico Prando, Alexandra Damian
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