Ronsecco
di Robertino Giardina
12 Maggio 2025 11:08
Valentina Carenzo
“Prendiamo il diario” è il titolo del libro con cui Valentina Carenzo invita a riflettere sul mondo della scuola di oggi, tra sfide educative, trasformazioni sociali e nuovi bisogni degli studenti. Presentato il 9 maggio al Castello di Ronsecco, di fronte ad una sala gremita, il volume affronta questioni attuali con uno sguardo attento e critico: dalla perdita dell’uso del corsivo tra gli studenti, al progressivo impoverimento del vocabolario, fino all’impatto della sedentarietà alcune volte legata all’orario scolastico prolungato.
Il punto di partenza del libro è una citazione di don Lorenzo Milani: “È solo la lingua che rende uguali. Uguale è chi sa esprimersi e intendere l’espressione altrui”. La scuola, secondo l’autrice, deve essere il vero motore dell’uguaglianza sociale, come previsto dalla nostra Costituzione. Ed è proprio da Barbiana che il percorso narrativo parte, per affrontare con chiarezza e passione molte delle problematiche che la scuola oggi si trova ad affrontare.
Valentina Carenzo è insegnante di italiano, storia e geografia nella scuola secondaria di primo grado. È anche psicomotricista e terapista Itard, e crede fortemente nell’aggiornamento professionale come fondamento della qualità nella didattica, che a suo dire: “costituisce un pilastro fondamentale della professionalità docente”.
Il testo solleva anche domande cruciali: “Perché, se nella scuola italiana esistono così tante difficoltà, si dovrebbe scegliere di fare l’insegnante di sostegno? Cosa spinge un plurilaureato nel 2020 e oltre a decidere di dedicare la propria vita alla scuola?”. La risposta è nel valore profondo della relazione educativa, nella possibilità di incidere positivamente sulla vita degli studenti e, talvolta, di trovare nuovi significati nella propria.
Tra le pagine emergono esperienze personali e riflessioni che parlano a chiunque lavori nel mondo dell’educazione. Alcuni incontri con alunni e alunne, racconta Valentina, hanno rappresentato svolte decisive nella sua vita, aiutandola a riscoprire il senso profondo del proprio ruolo.
Il libro si chiude con una riflessione stimolante: “Chi impara davvero, è forse chi insegna?”. Una domanda che ribalta la prospettiva e ci invita a guardare alla scuola non solo come luogo di trasmissione di saperi, ma come spazio di crescita reciproca, umana prima ancora che professionale.
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