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Monica Formaiano è il nuovo garante regionale dei detenuti

Il Sappe auspica nuove riforme

Casa circondariale Billiemme

La casa circondariale di Billiemme

Dopo la nomina, da parte della Giunta regionale Cirio, del nuovo Garante regionale delle persone private della libertà personale nella persona di Monica Formaiano, il segretario per il Piemonte del SAPPE, Vicente Santilli commenta: “è una notizia positiva. Formaiano è infatti persona preparata, concreta e realista, che con l’esperienza forense ha già dimestichezza e grande competenza con questi temi. A lei chiedo di tenere sempre a mente anche le esigenze del personale di Polizia Penitenziaria, che in Piemonte è chiamato a svolgere il servizio spesso in condizioni estreme e di pericolo per la stessa incolumità fisica. Puntare su progetti di formazione ed aggiornamento professionale per gli Agenti, da parte della Regione Piemonte, sarebbe un’ottima cosa. Tutto ciò che attiene alle carceri è rimosso dalle menti della popolazione e dell'opinione pubblica, che vive la detenzione come altro da sé, che fa notizia solo nei momenti patologici per evasioni, aggressioni, tragici casi - come suicidi - o per detenuti e inchieste eccellenti. Il lavoro in carcere è un lavoro oscuro, perché quando viene arrestato un pericoloso latitante la vicenda finisce sulle pagine dei giornali, ma tutto quello che accade successivamente, negli anni a seguire, é oscuro e non subirà la stessa sorte, non comparirà sulle pagine dei giornali né in televisione, non farà notizia. Per questo motivo, vorrei che il nuovo Garante regionale delle persone private della libertà personale nella persona di Monica Formaiano tenga sempre a mente il duro e difficile lavoro svolto dalle donne e dagli uomini appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria”. 
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, esprime “apprezzamento” per le riforme all’Ordinamento penitenziario approvate ieri da Governo, con riflesso alle evidenti ricadute che questo comporterà in Piemonte, e sottolinea che “se si rimuovessero gli 'sbarramenti' che impediscono l'accesso alle misure alternative al carcere e si incentivassero gli interventi per il reinserimento sociale; se si introducesse l’obbligo del lavoro dei detenuti, anche in progetti di recupero ambientale del territorio italiano; se si procedesse a ''bonificare'' l'ordinamento penitenziario dagli automatismi preclusivi e si desse maggiore margine di manovra alla magistratura di sorveglianza, le presenze stabili di detenuti all'interno delle carceri potrebbero scendere di ulteriori 5mila/10mila unità nel giro di un anno, non meno di 1.500/2.000 in Piemonte. E si avrebbe un calo del flusso annuale di detenuti, con un consistente aumento delle misure alternative alla detenzione. O prevedendo l'espulsione per gli stranieri detenuti in Italia (quasi 2.000 quelli detenuti in Piemonte) che devono scontare meno di tre anni di carcere. Queste sono le vere riforme strutturali sull'esecuzione della pena che servono: lavoro in carcere per i detenuti, espulsioni degli stranieri, detenzione in comunità per i tossicodipendenti ed alcooldipendenti che hanno commesso reati in relazione al loro stato di dipendenza.”

 

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