Psicologia
di Raffaele Napolitano
9 Dicembre 2025 09:00
Immagine di ChatGPT
Il periodo natalizio è spesso associato a gioia, condivisione e calore familiare. Tuttavia, per molte persone rappresenta anche un momento di forte pressione psicologica, in cui sentimenti di stress, aspettative sociali e bombardamento pubblicitario possono trasformarsi in un impulso irrefrenabile all’acquisto. Il cosiddetto shopping natalizio compulsivo è un comportamento più diffuso di quanto si pensi e merita di essere analizzato con attenzione.
La tendenza all’acquisto compulsivo non riguarda semplicemente l’eccesso di spesa. È un comportamento caratterizzato da un impulso difficile da controllare, che porta la persona a comprare per alleviare tensioni interne, colmare vuoti emotivi o rispondere a un ideale di “perfetto Natale” spesso irraggiungibile. L’atto dell’acquisto genera un sollievo immediato, un senso di gratificazione che però svanisce rapidamente, lasciando spazio a senso di colpa, preoccupazioni economiche e un nuovo bisogno di acquistare.
A rendere il periodo natalizio particolarmente critico contribuiscono diversi fattori. Innanzitutto, la pressione sociale: esiste una narrazione collettiva per cui il valore del Natale si misura anche attraverso i doni scelti, la quantità e la qualità degli acquisti, la cura dei dettagli materiali. Questo può alimentare la convinzione che regalare di più significhi amare di più, trasformando il dono in un obbligo anziché in un gesto autentico. Un secondo elemento è la dimensione emotiva. Il Natale spesso riattiva ricordi, aspettative e talvolta ferite. Le persone possono sentirsi spinte a compensare tensioni familiari, solitudini o insoddisfazioni personali attraverso lo shopping, utilizzato come strategia di regolazione emotiva. A questo si aggiunge il marketing natalizio, progettato per suscitare urgenza, desiderio e senso di appartenenza attraverso sconti limitati, musiche evocative, luci, colori e campagne pubblicitarie che promettono felicità e armonia come risultato dell’acquisto. Non bisogna trascurare nemmeno gli aspetti psicologici individuali: chi ha una maggiore tendenza all’impulsività, chi vive un periodo di fragilità emotiva o chi presenta una bassa autostima può essere più esposto al rischio di sviluppare comportamenti d’acquisto disfunzionali. Il gesto del comprare diventa allora una sorta di autoprotezione, una pausa momentanea dalla propria insicurezza.
Per riconoscere il problema è utile osservare alcuni segnali: acquisti ripetuti e non pianificati, difficoltà a fermarsi anche davanti alle conseguenze economiche, sensazione di perdita di controllo, uso dello shopping come valvola emotiva e vissuti di vergogna dopo aver comprato.
Quando questi comportamenti si presentano con frequenza, il rischio è che si trasformino in una vera e propria dipendenza comportamentale. Affrontare gli acquisti compulsivi natalizi richiede consapevolezza e strategie mirate. Tra queste, pianificare un budget realistico, fare liste precise ed evitare situazioni ad alto rischio, come i negozi affollati o gli e-commerce nelle ore di stress, può aiutare a contenere l’impulsività. È utile anche interrogarsi sulle emozioni che precedono l’atto d’acquisto: si compra per piacere o per riempire un vuoto? Inoltre, allenare la capacità di tollerare l’insoddisfazione momentanea permette di ridurre la necessità di un gratificante immediato. Infine, quando il comportamento diventa ricorrente e difficile da gestire, il supporto psicologico può essere decisivo. Un percorso terapeutico aiuta a individuare i bisogni emozionali sottostanti, a sviluppare strumenti di regolazione emotiva più funzionali e a ricostruire un rapporto più sano con il denaro e il consumo. Il Natale può tornare a essere un momento autentico se si impara a distinguere il valore del dono dal valore della persona. E ricordare che nessun oggetto può sostituire la presenza, l’ascolto e la qualità delle relazioni è il primo passo per vivere le festività con maggiore consapevolezza e serenità.
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