crescentino
di Lorena Beccaro
21 Luglio 2025 13:52
CRESCENTINO – Cento ore senza telefono e senza usare i mezzi tecnologici di comunicazione. Scoprendo che i coetanei di tutta Europa e non solo conoscono canzoni come Bella Ciao a Mamma mia.
È l’esperienza vissuta da Sara Ravarino, 26 anni, laurea triennale in Comunicazione e media contemporanei per le industrie creative e magistrale in Giornalismo e comunicazione multimediale, conseguite all’Università degli studi di Parma, nell’ambito dello scambio giovanile Erasmus + “Vagamondo”.
Per Sara viaggiare, spostarsi, uscire dalla casa paterna di San Grisante, è sempre stato normale; fin da piccola la famiglia l’ha abituata a guardare al mondo oltre il cancello con interesse: «Volevo farmi un’esperienza all’estero e in rete ho appunto trovato il portale di scambio giovanile Erasmus + “Vagamondo”, una Ong con sede a Bergolo, in provincia di Cuneo, focalizzata sulla mobilità internazionale e l’educazione non formale - racconta la giovane crescentinese - ho così deciso di partecipare a questo scambio giovanile in quella località tutto finanziato dall’Unione Europea, un’esperienza che consiglio a tutti di fare perché attraverso il contatto diretto con le differenze culturali, con abitudini e tradizioni diverse si può crescere lavorando su se stessi».
Provenienti da Italia, Lettonia, Lituania, Bulgaria, Georgia e Germania, 38 giovani che hanno in comune la curiosità e la conoscenza della lingua inglese, hanno trascorso dieci giorni insieme (dal 1° all’11 luglio), lavorando sul progetto comune “Don’tLook Up!” a cui ognuno ha dato il proprio contribuito personale. Argomenti del progetto erano: le fake news, l’intelligenza artificiale e la comunicazione.
«La disinformazione e le fake news sono un problema molto importante oggi che le notizie viaggiano veloci - spiega Sara – Attraverso questa esperienza abbiamo esplorato come si diffondono le notizie false e come possiamo fermarle diventando consumatori attivi e consapevoli del mondo multimediale. Il progetto su cui ho lavorato personalmente “Ai images vs traditional media”, realizzato con ritagli di riviste, è stato molto apprezzato».
Oltre all’aspetto mediatico, il progetto ha posto l’accento sullo scambio interculturale con particolare attenzione all’ascolto: «Abbiamo trascorso 100 ore senza telefono e senza usare i mezzi tecnologici di comunicazione - aggiunge Sara -: è stata un’esperienza molto bella; anche chi era assuefatto all’uso dello smartphone ne ha tratto beneficio. Il gruppo ha potuto entrare maggiormente in contatto e abbiamo avuto modo di conoscerci veramente: il telefono è una bolla che ti allontana dagli altri. Una sera, a teatro, non avendo strumenti per condividere dei brani musicali, abbiamo cantato noi, scegliendo canzoni che tutti conoscevamo, da Bella Ciao a Mamma mia, è stato molto divertente. Siamo fortunati a vivere in Europa e ad avere la possibilità di poter accedere a queste esperienze, ci si arricchisce culturalmente ed eticamente».
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