Il ricordo
di Fabio Pellizzari
16 Novembre 2024 14:00
Franco Ferrarotti
"Cosa gli dico? Di cosa parlo con un intellettuale di grande cultura?". Così lo storico trinese Pier Franco Irico ricorda il suo incontro con il compianto Franco Ferrarotti, sociologo di fama mondiale, nel febbraio 1969 a Roma.
"Gli feci visita a casa sua a Roma nel febbraio 1969. Ero militare nella capitale da quasi un anno e noi tutti, in caserma, aspettavamo il mitico "fonogramma" con la data del congedo, che per me arrivò a maggio. Per noi "anziani" non c’erano più addestramento, campo invernale, i servizi erano scarsi, così per far passare il tempo un giorno pensai di andare a trovare un concittadino trinese, notissimo, che abitava a Roma, il professor Franco Ferrarotti. Ricordavo l'indirizzo della redazione della sua rivista "La critica sociologica" in via degli Appennini, una traversa della Nomentana. Forse era il suo indirizzo di casa? Una domenica pomeriggio bussai alla porta del suo villino, mi aprì la moglie, americana, mi presentai, ma lei mi disse che il professore non era in casa, ma potevo ripassare la sera seguente. Il furiere mi firmò il permesso di rientro serale e tornai a casa di Ferrarotti che con la sua famiglia mi accolse gentilmente e, sapendo della fame arretrata dei militari, mi offrirono una fetta di torta e un’aranciata".
Il dilemma: "Adesso cosa gli dico? Di cosa parlo con un intellettuale "pieno" di grande cultura? Ferrarotti capì e mi mise a mio agio: parlammo di Trino, dell'allora sindaco dottor Pezzana, della centrale e della situazione in città e ogni tanto ci scappavano frasi in dialetto. Ferrarotti aveva poco più di 40 anni ma era già notissimo come studioso, scrittore e insegnante. La cosa che più mi colpì in quella casa furono le centinaia di libri sparsi ovunque: su scaffali, tavoli, sulla scala che portava al piano di sopra. Il tempo passava e io dovevo rientrare in caserma, Ferrarotti mi accompagnò fuori e mi disse che se volevo ritornare per una chiacchierata andava bene. Lo salutai, ma per tante ragioni non potei più ritornare. Quella serata mi è rimasta sempre in mente e in questi ultimissimi anni i nostri rapporti sono continuati: gli inviavo i miei modesti lavori e lui mi rispondeva mandandomi alle volte i suoi libri".
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