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giornata delle forze armate

"I Carabinieri nelle missioni internazionali di stabilizzazione, ieri, oggi e domani"

Il colonnello Marco Giacometti ospite al Rotary

"I Carabinieri nelle missioni internazionali di stabilizzazione, ieri, oggi e domani"

Forse non tutti sanno che l'esperienza internazionale dell’Arma dei Carabinieri risale alla seconda metà dell’800 con la Guerra di Crimea. Passando poi per l'esperienza di Creta, per i Carabineros de Chile e per le missioni in Bosnia, in Kosovo e in Iraq. Ne ha parlato il Colonnello Marco Giacometti, Comandante Provinciale dei Carabinieri di Biella, durante la conviviale organizzata dal Rotary Viverone Lago in interclub con il Rotary Sant’Andrea, il Rotary Vercelli e il Rotaract Sant’Andrea, in occasione della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. Lunedì 4 novembre, all’Hotel Ristorante Paladini di Carisio, oltre 60 soci hanno preso parte alla cena per ascoltare la relazione intitolata “I Carabinieri nelle missioni internazionali di stabilizzazione, ieri, oggi e domani”.

Un importante curriculum

Il Colonnello Giacometti vanta numerosi incarichi di responsabilità. Solo per citarne alcuni, dal 2009 al 2012, ha svolto servizio al Comando Nato di Reazione Rapida (NRDC-ITA) di Solbiate Olona prima come Comandante della Polizia Militare Internazionale e poi come Ufficiale Addetto alla Sezione Counterintelligence. In seguito, ha assunto l'incarico di Capo Sezione Operazioni, Informazioni ed Addestramento del 13° Reggimento Carabinieri 'Friuli-Venezia Giulia' di Gorizia. Ma non solo. Dal 2014 al 2018 è stato designato quale Ufficiale di collegamento dei Carabinieri presso la Direzione Generale della Gendarmeria francese a Parigi, ed al rientro in patria è stato assegnato, quale Ufficiale Addetto alla Branca Addestramento ed Esercitazioni, al Centro di Eccellenza NATO per la Polizia di Stabilità di Vicenza. Inoltre, il Colonnello, nel corso della sua carriera, è stato inviato all’estero in Bosnia-Erzegovina ed in Iraq in missioni di Polizia di Stabilità, ed in Kosovo, nell'ambito della European Union Rule of Law (EULEX), nell’unità investigativa anticrimine.

“I Carabinieri nelle missioni internazionali di stabilizzazione, ieri, oggi e domani"

Versatilità e competenze trasversali: un unico fil rouge. L'esperienza internazione dell'Arma risale alla seconda metà dell'800 con la Guerra di Crimea, precisamente nel 1855, quano un contingente di carabinieri venne inviato all'estero. Si trattava del "Corpo di Spedizione Sardo in Oriente" (non era ancora avvenuta l'unificazione dell'Italia, ma i carabinieri esistevano già ndr): partecipò come polizia militare, uno dei compiti che svolge ancora oggi l’Arma, ma nel frattempo contribuì a garantire, insieme alla polizia locale, l’ordine e la sicurezza pubblica a favore della popolazione.

Arriviamo poi a un altro impegno che ha caratterizzato tutta la storia dell’Arma. Quello di aver contribuito alla formazione e addirittura alla creazione di forze di polizia estere: la prima esperienza la troviamo all’inizio del XX secolo a Creta, la quale rendendosi indipendente dall’Impero Ottomano, aveva necessità di istituire una nuova Gendarmeria.

Poi, un altro caso è quello del Cile, dove ancora oggi esistono i Carabineros de Chile: il Governo cileno dette vita al Corpo, sul modello dei Carabinieri italiani, cui furono chiesti anche istruttori per apprenderne le modalità addestrative.

E c'è infine un caso ancora più recente, risale agli anni '90: le "Trupele de Carabinieri" in Moldavia che anche nei colori e nei loghi richiama la nostra Arma.

Non dimentichiamo poi tutti gli interventi militari durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale e quelli in Somalia negli anni ’80.
Arriviamo quindi agli anni ’90 e in particolare alla crisi nell’ex Jugoslavia che portò all’intervento internazionale della Nato per fermare le ostilità. Una situazione molto difficile e particolare. La guerra si concluse con gli Accordi di Dayton del 1995: “Ma c’era un problema - ha dichiarato Giacometti – tra le clausole dell’accordo di pace era stato stabilito che le persone che erano state costrette a fuggire in altri paesi o all’interno dello stesso paese avessero il diritto di entrare nella propria zona di origine”. Ma la Jugoslavia, soprattutto la Bosnia, aveva al suo interno più etnie (principalmente serba, croata e bosniaca) e per esempio, ogni qualvolta un gruppo cercasse di costituire un luogo di culto, si verificavano manifestazioni violente. Ma la Nato non poteva rispondere con strumenti puramente militari e la polizia locale dopo la guerra era in grandissima crisi e diversi erano stati i caduti, senza dimenticare che alcuni poliziotti in passato erano di uno o dell’altro gruppo. Si rischiava quindi di ricadere in un conflitto aperto. “Questa situazione – ha dichiarato il Colonnello - ha portato quindi alla necessità di chiedere all’Italia e all’Arma di creare una nuova unità che si inserisse nella missione militare, ma soprattutto che portasse una capacità di polizia”. Il compito principale dei carabinieri è infatti è il servizio di polizia quotidiana.

Giacometti ha così ricordato uno studio di un professore universitario secondo il quale è emerso che su 400 manifestazioni svolte in Bosnia in quegli anni, soltanto in 15 è stato necessario l’uso della forza. “In tutti gli altri casi - ha proseguito Giacometti - è stata risolta con la mediazione, la negoziazione e il dialogo, una delle componenti tipiche della forza della polizia: l’uso della forza per la polizia è l’estrema ratio”.

Poi, il Colonnello ha ricordato la crisi in Kosovo, il quale si trovò a essere privo delle istituzioni pubbliche e in particolare di quelle di polizia. Qui, come sancito dalla risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il Contingente italiano operò per garantire la sicurezza e la stabilità, nonché per il mantenimento di un ambiente sicuro e protetto per tutte le comunità del Kosovo. C’era un servizio di presenza, di indagine, di intervento in caso di reati e di potere di arresto.

Infine, Giacometti ha parlato degli interventi in Iraq e ha sottolineato come, in generale, “non possa esistere un paese in pace se non ha una sicurezza interna”.

Oltre ai presidenti del Rotary Viverone Lago, del Rotary Sant’Andrea, del Rotary Vercelli e del Rotaract Sant’Andrea, rispettivamente Giuseppe Orto, Roberto Isola, Luca Migliau e Umberto Cappa, erano presenti il vicesindaco di Vercelli Mimmo Sabatino, il sindaco di Santhià Angela Ariotti e il Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco Claudio Giacalone. Tra le autorità rotariane Benedetta Delleani nella veste di Segretario Distrettuale e Giorgio Delleani, Assistente del Governatore per i Rotary Club Gruppo Piemonte Centrale.

 

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