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Crescentino

Gennaro Posa racconta la sua arte: dall'opera astratta al cerchio preciso

Per lui anche un posto in una pubblicazione curata da Sgarbi

Dall ’opera astratta al cerchio preciso

Gennaro Posa

Istantanee di vita nelle opere di Gennaro Posa, l’operaio-artista crescentinese che porta il suo talento in giro per il mondo. Fotogrammi, brevi sprazzi o intensi momenti. Le sue opere nascono da qui.

Nell’arte Gennaro esprime un ’esigenza personale, una valvola di sfogo.

Autodidatta, davanti ad una tela bianca, ha scoperto come potersi esprimere per liberare la mente dalle pressioni della vita quotidiana, e allo stesso tempo come aprire la visione dello spettatore nella sua introspezione. Attraverso le suo opere, infatti, gli occhi dello spettatore arrivano a sfiorare il suo “io”.

Classe 1990 Gennaro Posa è un trentenne apparentemente mite, che sotto alla superficie cela intense emozioni, profondi pensieri che si liberano dalle catene per dare forma a vere opere d’arte.

«Ho iniziato a dipingere quello che da sempre ho dentro, il “caos”», spiega.

Una passione spontanea, nata quasi per gioco, prima di essere notato da Leonarda Zappulla, critico, storico dell’arte, curatore di eventi espositivi.

«Le sono piaciuti i miei lavori e ha iniziato a propormi qualche evento. Inizialmente in videoproiezione, poi con le esposizioni fisiche dei miei quadri».

In breve tempo, Gennaro Posa, arriva ad esporre in Italia e all’estero, come all’Espace Art Gallery di Bruxelles enegli Stati Uniti a New York, Washington, Los Angeles e Miami con l’associazione “Effetto Arte”. Conquistando anche un posto nella pubblicazione curata da Vittorio Sgarbi “Porto Franco” e nell’annuario internazionale d’arte contemporanea Artisti23.

Dalle sue prime opere astratte, si concentra poi sulle forme più semplici, definendole e cercandone talvolta la perfezione. Cosa che trova nel cerchio. Per il giovane crescentinese il “pallino” in testa non è solo un modo di dire, ma l’oggetto stesso dell’idea, che sa diventare arte quando trova la forza di liberarsi dalle circonvoluzioni cerebrali.

«Una forma semplice, quella del cerchio, che cerco di ri-lavorare. Da un cerchio piatto ad un disegno più complesso come se fossero bolle, sfere … a volte ci provo, vedo il gioco e quello che esce, esce».

«Quello che cerco di riprodurre sono eventi quotidiani, volti nuovi, basandomi sostanzialmente sulla mia vita. Il volto di mia moglie, mentre dorme, mentre è tranquilla e rilassata… scatti, istantanee, momenti che mi piacciono e voglio immortalare».

Per il crescentinese anche una ricerca dell’immortalità attraverso le sue opere. Posa trae ispirazioni da altri due grandi pittori: «Inizialmente da Jackson Pollock per quanto riguarda lo stile, l’astrattismo. Successivamente da Vassily Kandinsky per il colore. Poi sono andato a ricercare qualcosa che non si vedesse tutti i giorni. Un mio stile. E penso di aver trovato la mia strada. Così ho iniziato a passare le serate, le nottate a disegnare pallini. La precisione del cerchio, definisce l’importanza che attribuisco all’opera».

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