Deposito nucleare a Trino
22 Gennaio 2024 10:08
Il pubblico davanti al maxi schermo in oratorio segue il consiglio comunale
Gentile Direttore,
a Pier Giuseppe Danna, consigliere comunale trinese delegato alla sicurezza idrogeologica e capogruppo della maggioranza Trino-Robella, la «bellissima opportunità» di parlare ai cittadini non gliela dovrebbe concedere solo il suo giornale, perché ci sarebbe in primo luogo l’aula consigliare della città di Trino preposta a far risuonare la parola del nostro quando è chiamato in causa; ma quest’ultima «bellissima opportunità» la può cogliere solo chi sa onorare il suo ruolo istituzionale: non è stato il caso del consigliere Danna, che nel corso della documentata (anche in streaming) seduta consigliare in cui si è discusso del Deposito Unico Nazionale (DUN) ha mortificato il suo ruolo istituzionale facendo scena muta per 5 ore, intervallata da un compulsivo smanettare con lo smartphone. Comparsa silente in consiglio comunale ma elzevirista verboso fuori. Per risolvere questa antinomia propongo al consigliere Danna unitamente al sindaco Pane un confronto/contraddittorio pubblico sulle questioni relative all’irresponsabile autocandidatura di Trino al DUN (da “semplice cittadino” non ho la possibilità di organizzare l’incontro ma loro due, in quanto autorità civili, sì: il “mercato coperto” o “TelePane” andrebbero benissimo).
Nel frattempo offro ai due amministratori pubblici alcuni spunti di riflessione.
Il consigliere Danna ha affermato che il sindaco di Trino, relativamente al DUN, «ha risvegliato la memoria di tutti». Ora, passi il fatto che a suo tempo il sig. Danna sia stato folgorato dal sindaco Pane («Ti dicono abbiamo bisogno di te. E tu cosa fai? Riservista Danna presente!», Il Monferrato, 23 marzo 2023), ma da lì a dare meriti che il sindaco non ha (a proposito della necessità di avere un DUN per l’Italia) si passa dall’ammirazione alla cortigianeria.
Cerco di salvare un po’ di memoria.
A seguito dell’evento alluvionale del 2000, i Trinesi, compreso Danna, scrissero (il 16 ottobre 2001) al Presidente della Repubblica (Ciampi), al Presidente del Consiglio dei Ministri (Berlusconi) e al Presidente della Giunta Regionale del Piemonte (Ghigo) un’accorata lettera in cui si sottolineava che «prendere in considerazione la dislocazione temporanea di scorie o combustibile radioattivo, in assenza di un Sito Nazionale di Stoccaggio e Smaltimento di Rifiuti Nucleari, equivale a ritardare la decisione su questa scelta ambientale decisiva per il nostro Paese». La stessa lettera, facendo propria la volontà del Governo Amato II (precedente a quello in carica), sosteneva inoltre che «nessuna città che già avesse ospitato insediamenti nucleari sul proprio territorio avrebbe potuto e dovuto far parte delle località giudicate idonee per ospitare il Sito Nazionale dei Rifiuti Nucleari»; tale esortazione, che riguardava tutto il territorio trinese e non solo la zona dell’ex centrale nucleare, si sostanziava con una nota conclusiva in cui argomentando che a Trino si «stava iniziando una lentissima ma percepibile opera di ricostruzione» si riteneva «non accettabile che un deposito di rifiuti nucleari annulli la possibilità di riqualificazione, di sviluppo, di ripresa e di valorizzazione di questo territorio già fortemente compromesso dal rapido susseguirsi degli eventi alluvionali (novembre 1994 e ottobre 2000)». Questo chiedeva la nostra comunità 23 anni fa: può darsi che l’attuale sindaco, che allora stava per compiere 15 anni, non sia pienamente informato di quelle intenzioni, ma il consigliere Danna, che allora di anni ne stava per compiere 40 (e non manca di ricordarci tutti i giorni, da 23 anni, che faceva parte dei POkeNOn) dovrebbe avere ben chiaro il senso di quell’appello territoriale alle più alte cariche dello Stato.
Ci fu qualche Governo che recepì le richieste dei Trinesi sul DUN? Parve di sì con Berlusconi nel 2003, quando si identificò Scanzano Ionico come sito nazionale ottimale; tuttavia se ne fece nulla perché anche allora la Scienza e la Tecnica dovettero soccombere alle convenienze della politica (con la p minuscola), esattamente com’è avvenuto oggi per i 51 siti della CNAI (dove però Trino non c’è). A Trino dal 2003 in avanti ci fu mai qualche Giunta di destra cara al consigliere Danna che preoccupata dei «rischi che corriamo avendo questi rifiuti sul nostro territorio» (come solo oggi e in modo ingannevole afferma il sindaco Pane) disse qualcosa per “risvegliare” qualche Governo amico sul «valore strategico nazionale» del DUN? Neanche per sogno, e sapete perché: perché faceva comodo a tutti avere i rifiuti radioattivi (il 4,85% dei volumi e lo 0,37% della radioattività totali presenti in Italia) stoccati in sicurezza presso l’ex centrale nucleare perché fruttavano, come fruttano oggi (come ben sa il sindaco Pane), compensazioni milionarie. Le amministrazioni Ravasenga 2002-2007 e 2007-2009 (della quale Danna era assessore all’Ambiente), l’amministrazione Felisati 2009-2012 (della quale Pane era assessore alle Manifestazioni), l’amministrazione Pane 2018-2023 non hanno mai proferito una parola, tanto meno per «motivi culturali», sull’urgenza improrogabile del DUN. Considerato che lo slogan di Danna nella campagna elettorale del 2009 era «In Comune si va per fare, c’è l’asilo per giocare», ecco cosa scrisse sul programma 2009-2014 a proposito del “fare” il DUN: «Trasferimento completo all’Estero del combustibile radioattivo contenuto nella Centrale “Fermi” (con riduzione immediata del rischio radioattivo)». Tutto qua. Pensate che Pane abbia fatto di meglio? Vediamo. Nel 2009 il suo programma elettorale non diceva una parola sul DUN mentre nel 2018, da candidato sindaco, in accordo con l’onorevole e compagno di partito (Fratelli d’Italia) Roberto Rosso, candidato vicesindaco, scrissero: «Il Comune di Trino dispone di un milione e mezzo di euro all’anno in più che ogni altro Comune della zona, grazie ai soldi che, quando ero ancora parlamentare, feci arrivare a Trino come compensazione del disagio derivante dall’ospitare le scorie radioattive presso la Centrale Enrico Fermi. Oggi a Trino custodiamo le scorie radioattive mentre a Roma si tengono 400 posti di lavoro: ribalteremo la situazione. La sede amministrativa della Sogin è a Roma ed occupa circa 400 diplomati e laureati, posti di lavoro solo amministrativi e impiegatizi non legati al nucleare, mentre a Trino e Saluggia abbiamo le scorie. Ci impegneremo in tutte le sedi per far spostare la sede amministrativa qui nel nostro territorio». Avete letto qualcosa sul DUN? Allora il problema non c’era?
Forse gli elettori del sindaco Pane dovrebbero chiedergli conto di dove siano finiti i posti Sogin promessi, ma soprattutto perché abbia sollevato proprio oggi l’irresponsabile proposta dell’autocandidatura al DUN (in campagna elettorale l’«astuto» Pane, tanto ammirato dal sindaco di Morano, si è infatti ben guardato dal sollevare la questione).
A mio avviso in questa incredibile vicenda, che nulla c’entra con la sacrosanta richiesta del DUN, il sindaco Pane, al netto delle sue ambizioni personali, ha contribuito con altri politicanti locali e nazionali a concertare e definire una volta per tutte un assioma assoluto: la delegittimazione del lavoro tecnico-scientifico (Sogin, Isin, ecc…) quando non è conveniente agli interessi partitici territoriali, ribadendo così il primato decisionale della politica (con la p minuscola): se in Italia siamo arrivati al punto che la Scienza e la Tecnica devono sottostare a ciò che decidono Meloni, Pichetto Fratin, Pane e Pier Giuseppe Danna stiamo freschi davvero.
Bruno Ferrarotti
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