Legambiente e Pro Natura
8 Gennaio 2024 15:01
Nessuna “autocandidatura”: piuttosto il Consiglio comunale di Trino solleciti il Governo ad individuare il sito per il deposito nazionale per liberare il territorio trinese, dopo decenni, dalla presenza nucleare.
E', in estrema sintesi, il contenuto della lettera aperta a tutti i componenti del Consiglio comunale di Trino (che pubblichiamo integralmente) inviata dal vicepresidente di Legambiente del Vercellese e della Valsesia Gian Piero Godio e dal presidente di Pro Natura del Vercellese Umberto Lorini.
La procedura per arrivare all'individuazione di un deposito nazionale per i rifiuti radioattivi è stata definita con il decreto n. 31 del 2010: più di tredici anni fa. Le associazioni Legambiente e Pro Natura del Vercellese, insieme ai comitati locali, in questi anni hanno più volte sollecitato l'avanzamento della procedura: un deposito nazionale ci vuole, continuare a costruire depositi temporanei nei siti attuali (come è stato fatto nell'ultimo ventennio a Saluggia, Trino, ecc.) è solo un grande spreco di denaro pubblico. I siti attuali, oggettivamente inidonei - e formalmente dichiarati tali - ad ospitare depositi di materiale radioattivo, devono essere smantellati e portati allo stato di green field, come previsto dai programmi nazionali e internazionali.
Grazie anche alle continue pressioni delle associazioni ambientaliste che chiedevano l'avanzamento della procedura per l'individuazione del sito in cui costruire il deposito, negli ultimi anni i Governi hanno finalmente pubblicato prima la Cnapi (Carta delle aree potenzialmente idonee) e ora la Cnai (Carta delle aree idonee). Le associazioni hanno inviato osservazioni - e chiederanno di accedere alle istruttorie sui singoli siti, per comprendere come la valutazione è avvenuta - e hanno partecipato al Seminario nazionale, secondo quanto previsto dal decreto.
Sono state ora individuate, sulla base di criteri noti da dieci anni e mai contestati, 51 aree ritenute “idonee”. Il confronto per la scelta del sito va aperto su queste: su basi tecniche, scientifiche e di sicurezza. Il territorio comunale di Trino non è compreso nell'elenco di queste aree: né tra quelle “potenzialmente idonee”, né tra quelle “idonee”.
Non ha quindi alcun senso che il sindaco di Trino - oltretutto senza alcun mandato né della Giunta né del Consiglio comunale, e senza essersi confrontato con i cittadini e con i Comuni limitrofi - da anni continui a ventilare in ogni sede (istituzionale, giornalistica, televisiva, ecc.) l'ipotesi di un'autocandidatura di Trino ad ospitare il deposito nazionale, e che - approfittando del fatto che il suo partito è attualmente al Governo - si sia ora fatto confezionare un apposito decreto “ad Tridinum” per poter candidare il suo Comune sebbene non risponda ai requisiti previsti. Questa insistenza del sindaco di Trino a voler cambiare le regole - a fine partita, ormai - in modo da far rientrare nella procedura un'area che è già stata esclusa per ben due volte (e non dalle associazioni ambientaliste: dalle istituzioni preposte, che hanno applicato criteri scientifici) ha un solo risultato: quello di inquinare una procedura di valutazione tecnico-scientifica in corso, inserendo un elemento estraneo, e posticipare così il momento in cui i rifiuti radioattivi potranno lasciare Trino per essere portati al deposito nazionale.
Le associazioni ambientaliste propongono quindi al Consiglio comunale di Trino che, anziché perder tempo a discutere di una possibile autocandidatura che non ha alcun senso, che confligge con i criteri scientifici e di sicurezza e che potrebbe solo costituire il colpevole primo passo per perpetuare per secoli ed aumentare a dismisura la presenza di materiale radioattivo sul territorio trinese, discuta e approvi una mozione che:
- solleciti il Governo, che con notevole ritardo ha appena pubblicato la Cnai, a proseguire nell'iter per l'individuazione del sito per il deposito nazionale, valutando le caratteristiche dei 51 siti contenuti nella Cnai, in modo da liberare quanto prima Trino dalla presenza di materiale radioattivo sul proprio territorio;
- solleciti Sogin ad aggiornare il cronoprogramma dei lavori di smantellamento dell'ex centrale nucleare “Fermi”, che vanno avanti da oltre vent'anni con enorme dispendio di denaro pubblico, in modo da pervenire quanto prima alla situazione di brown field e predisporre il materiale radioattivo al trasferimento al deposito nazionale.
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