Circolo 25 aprile
di Fabio Pellizzari
18 Gennaio 2023 14:34
"La democrazia è una conquista da coltivare". Lo ha affermato Federico Fornaro durante la presentazione del suo libro “Il collasso di una Democrazia – L’ascesa al potere di Mussolini (1919-1922)” avvenuta sabato scorso e organizzata dal circolo “25 Aprile” del Partito Democratico di Trino e dal gruppo consiliare “Trino Futura”.
Fornaro, saggista e politico, ora è alla Camera per il gruppo “Partito Democratico – Italia Democratica e Progressista”. Il segretario del Pd trinese Andrea Vighetti ha introdotto la mattinata affermando di "essere contento per la grande partecipazione di pubblico. Inizia un anno intenso che ci porterà alle elezioni Comunali in primavera e noi partiamo dalla cultura per poi sviluppare le altre nostre idee".
Il segretario provinciale del Pd Mariella Moccia ha detto che "nel libro di Fornaro si parla di eventi che possono non ripetersi nello stesso modo ma in circostanze molto simili a quelle del periodo che portò Mussolini al vertice. Cento anni dopo cogliamo una mancanza di conoscenza e una società che ha dimenticato quanto è successo. Noi come Pd dobbiamo domandarci cosa fare, cercando la strada giusta e provando ad essere presenti, cercando di capire le scelte e gli errori che ci hanno portati a questa situazione. Dobbiamo cogliere al meglio le esigenze dei nostri elettori".
Il consigliere comunale Alessandro Portinaro ha aggiunto che "Fornaro mette in evidenza le lacerazioni delle forze politiche dell’epoca e l’incapacità di capire la situazione".
Fornaro ha illustrato il suo libro: "In quegli anni tra il 1919 e il 1922 Mussolini stava cercando di prendere la guida di quel magma di protesta scaturito dalla fine della prima guerra mondiale e alle elezioni del ’19 presentò una lista al collegio milanese e prese l’l,5 per cento senza avere parlamentari. I suoi vecchi compagni socialisti inscenarono il funerale politico di Mussolini dove viveva, perché Mussolini era politicamente morto in quel momento. Esattamente tre anni dopo pronunciava il discorso del bivacco in parlamento, in sfregio al parlamento stesso. In quell’epoca si arrivò a una sorta di guerra civile dichiarata dai fascisti e subita da tutti gli altri".
Fornaro ha aggiunto: "Il nostro Paese i conti col fascismo non li ha fatti. Ci siamo un po’ autoassolti dando tutta la colpa alla violenza e a un uomo solo, ma non fu così. I liberali erano la classe dirigente dell’epoca e non comprendevano i cambiamenti nella società e subirono una scoppola elettorale nel ’19. I popolari persero consensi e provarono a reagire ma furono in seguito tra i sostenitori del primo governo Mussolini. La sinistra dopo il 1917 era accecata dal faro della rivoluzione russa e non vedeva il pericolo eversivo del fascismo. La sostanza è che non ci fu un’alleanza anti-fascista, si sottovalutò la potenzialità eversiva del fascismo dando un grande vantaggio a Mussolini".
Fornaro continua: "Il fascismo poteva essere fermato. La marcia su Roma dal punto di vista militare poteva essere fermata e la responsabilità di non averlo fatto fu del re. E poteva essere fermato politicamente: gli altri tre partiti erano l’ampia maggioranza del parlamento ma Mussolini andò al governo con il suo partito con circa il 10 per cento dei parlamentari".
Una curiosità storica: "A inizio dell’ottobre 1920 il giovane deputato socialista Giuseppe Romita era in partenza per Savona ma venne fermato da una persona inviata da Giovanni Agnelli per parlargli e gli fece una proposta che consisteva nella trasformazione della Fiat in cooperativa perché non era più in grado di governare la conduzione delle fabbriche. Era il periodo delle occupazioni da parte dei lavoratori. Ci fu un confronto molto duro e alla fine si giunse alla separazione tra socialisti e comunisti. Nella gestione delle occupazioni delle fabbriche il governo non fece nulla, industriali e agrari si sentirono traditi e si rivolsero ai fascisti, che ne approfittarono".
L’ultimo capitolo del libro di Fornaro: "E’ un avviso ai naviganti. Il fascismo come fenomeno storico in quella forma non può tornare, ma a determinate condizioni le democrazie sono a rischio di collasso, perché si tratta di democrazie fragili con basso consenso e il più alto livello di astensionismo, ed inoltre c’è una profonda crisi economica che altera la fiducia nel futuro. Si tratta di una democrazia a rischio di involuzione, non autoritaria classica, ma di democratura, ovvero con un involucro esterno formale e all’interno elementi di carattere autoritario, come è ora in Turchia e in Ungheria. Oggi in Italia abbiamo il governo più a destra e che ha nel suo simbolo un chiaro richiamo alla fiamma tricolore. In Francia ci sono movimenti di destra legati alla Le Pen, in Spagna Vox si richiama al franchismo, e in Germania in certi land l’estrema destra è arrivata al 20 per cento. In nord Europa la destra avanza. In Israele il ministro che in sostanza è il numero di due di Netanyahu è parificabile ai rappresentanti della destra italiana di Casa Pound. Dobbiamo quindi capire come poter reagire perché la democrazia è una conquista da coltivare".
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