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La manifestazione

Gli scolari di Olcenengo al 4 novembre

Cerimonia pubblica davanti al Comune

Olcenengo 4 novembre

In occasione della tradizionale ricorrenza del IV novembre anche il paese di Olcenengo ha voluto ricordare la “Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate” con una cerimonia organizzata nella mattinata di lunedì 7 novembre.

In piazza Antonio Gramsci, davanti al palazzo municipale, la commemorazione ha visto schierate le autorità civili e militari del territorio, nonché i rappresentanti d’armi in congedo e le varie associazioni combattentistiche e d’arma, insieme agli scolari della scuola dell’infanzia e primaria del paese. «Una lapide che ha un grande valore perché riporta i nomi dei nostri concittadini caduti durante i grandi conflitti mondiali», ha dichiarato il sindaco Anna Maria Ranghino nella sua allocuzione, precisando che il monumento ai Caduti «non celebra la guerra e nemmeno la vittoria, ma è “consacrato” ed esalta i figli di Olcenengo morti per realizzare una Patria più grande». Nel rievocare sinteticamente le vicissitudini del conflitto bellico e il valore altamente simbolico del Milite Ignoto, il primo cittadino ha proseguito affermando che «la commemorazione del IV novembre aiuta a non dimenticare e rappresenta anche l’occasione per far capire che la guerra è la cosa più orribile che possa accadere a un popolo».

Con gli attuali conflitti già in corso e i venti di di guerra che “soffiano” in diverse parti del mondo, c’è più che mai «bisogno di ricordare e conoscere la nostra storia, di rendere memoria ai nostri Caduti, di onorare il loro sacrificio, ma allo stesso tempo fare tutto il possibile perché in futuro non ci siano altri Caduti da onorare o un altro Milite Ignoto da elevare a simbolo». Rivolgendosi direttamente agli alunni di Olcenengo, il sindaco Ranghino ha concluso il suo intervento pubblico dicendo loro che la Costituzione italiana prevede il ripudio della guerra, sebbene questa sia «sempre in agguato, in forme diverse», e che «la prima forma di memoria è il rispetto» che può essere nei confronti «di un luogo, di un nome inciso, di un passato da cui non possiamo prescindere, di una storia di cui abbiamo l’obbligo di conoscere e fare nostra». A tutti quanti, da ultimo, una sollecitazione su cui soffermarsi a riflettere: «Non chiederti cosa il tuo Paese può fare per te, chiediti cosa tu puoi fare per il tuo Paese»

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