Saluggia
di Sara Corsini
23 Luglio 2022 16:25
“Umano di Saluggia e Sant’Antonino, sono un colombo che vive tra di voi e da un po' di tempo vedo i miei fratelli, parenti ed amici morire tra dolori atroci. Tutto questo perché qualcuno ci lascia del cibo avvelenato”.
Inizia così la lettera scritta dall’Associazione Amici degli animali di Saluggia e diffusa tramite Facebook per “denunciare” il numero sempre maggiore di piccioni morti. I volontari, che dal 1993 si occupano di tutelare ogni forma animale, nelle ultime settimane hanno rinvenuto numerosi volatili agonizzanti o con comportamenti riconducibili ad un avvelenamento. Da qui l’idea di “dar voce” ad un colombo per far emergere il problema. “Noi viviamo tra di voi – prosegue la lettera - perché non abbiamo altro posto dove andare. Avete disboscato tutto per coltivare ciò che serve a voi per nutrirvi e guadagnare. Avete trasformato il territorio, dove potevamo vivere tutti senza problemi, a vostro uso e consumo ed ora a qualcuno diamo fastidio e allora ci fa morire nel dolore e sofferenza”.
A Saluggia, come in molte altre città, il numero dei piccioni è in costante crescita. Un fenomeno che troppo spesso porta i cittadini a “risolvere” il problema in modo illegale, tramite avvelenamenti o sparando agli animali.
«Noi dell'associazione – concludono - alle parole del colombo possiamo solo aggiungere che avvelenare animali non solo è crudele ma è anche inutile (il posto dei colombi morti, se ci sarà cibo e spazio, sarà presto occupato da altri: è legge di natura!) ed è illegale. Per questo a breve presenteremo un esposto alle autorità competenti».
Sulla vicenda è stata sentita anche l’amministrazione comunale. «Noi in Comune non abbiamo mai ricevuto segnalazioni di avvelenamento – spiega Federica Boggio, assessore con delega ai diritti degli animali – Tuttavia sono già al vaglio delle soluzioni per cercare di risolvere il problema alla radice, allontanando o comunque contenendo i piccioni utilizzando metodi non cruenti e che rispettino l’animale». Tra le ipotesi mangimi sterilizzanti o l’impiego di falchi. «Siamo più che disponibili – conclude Boggio - a lavorare in concerto con le associazioni operanti sul territorio per trovare soluzioni idonee».
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