Il caso
di Fabio Pellizzari
13 Giugno 2022 11:09
"Un fatto estremamente grave che non può non interrogare profondamente la politica piemontese e, ovviamente, quella trinese". Così dal circolo 25 Aprile del Partito Democratico di Trino e Palazzolo e dalla minoranza di 'Trino Futura' viene commentata la notizia della sentenza emessa dal Tribunale di Asti nel quadro del maxi processo per ‘ndrangheta denominato Carminius/Fenice, che ha visto Roberto Rosso riconosciuto colpevole dell’accusa di voto di scambio politico mafioso, con una condanna a 5 anni di carcere.
Dal Pd trinese continuano: "Questa è la sentenza di primo grado ed è certo corretto attendere i prossimi gradi di giudizio ma, a differenza del periodo delle indagini e del dibattimento, ora un Tribunale si è espresso e ha messo nuovamente in evidenza come vi sia una forte e pericolosa presenza della criminalità organizzata in Piemonte e come questa abbia collegamento con alcuni esponenti del mondo politico e istituzionale, tra cui Rosso che a Trino è sempre stato politico di primo piano, fino all'ingresso in giunta nel 2018. Roberto Rosso non è un personaggio 'minore' nella storia della destra locale: è stato per lungo tempo un esponente di spicco di Forza Italia e di Fratelli d'Italia, ricoprendo diversi ruoli istituzionali, a livello regionale e nazionale, fino a diventare vicesindaco della giunta trinese guidata da Daniele Pane, circa un anno prima dei fatti che gli sono stati contestati dalla magistratura e hanno portato poi alla condanna".
I consiglieri comunali di minoranza di 'Trino Futura' aggiungono: "Le frequentazioni di Rosso, confermate dal Tribunale di Asti, con alcuni esponenti della ‘ndrangheta sono un fatto gravissimo, che mettono in evidenza un modo di fare politica spregiudicato e che ha potenzialmente messo a rischio le istituzioni in cui ha ricoperto ruoli. Non possiamo che guardare con estrema preoccupazione a quanto è accaduto ed esprimere la nostra più netta condanna per ogni atteggiamento ambiguo o, peggio, di evidente vicinanza con quelle organizzazioni criminali che continuano a devastare il nostro Paese. Non ci sono spazi grigi o silenzi accettabili. Di fronte al rischio di infiltrazione mafiosa si deve essere chiari nel condannare certi fatti. Ancor di più quando vengono certificati da una sentenza di Tribunale".
Mariella Moccia, segretario provinciale del Pd Vercelli Valsesia, e Paolo Furia, segretario regionale del Pd Piemonte, concludono: "Al di là della sentenza di condanna, che è di primo grado e come tale deve essere letta, ciò che fa riflettere e preoccupare è quanto emerso dal dibattimento e persino dalle tesi difensive dello stesso Rosso, il quale tenta di giustificare i propri comportamenti affermando di vivere in una sorta di 'alternanza di up e di down' e che 'le campagne elettorali erano la mia droga', tanto da fargli compiere atti di estrema gravità. Ma stiamo parlando di un politico di lunga carriera, che ha ricoperto ruoli di potere e responsabilità nel nostro territorio, per raggiungere i quali era evidentemente pronto a tutto o quasi. Per chi intende la politica come servizio alla comunità, con senso di responsabilità e rigoroso rispetto della legalità, la vicenda di Rosso rappresenta una ferita aperta ed è quindi naturale chiedersi: come ha potuto farsi carico delle proprie scelte nel corso degli anni se a guidarlo era questa smania di potere, tanto da non esitare a intrattenere rapporti con esponenti della criminalità organizzata? Da parte nostra, non possiamo che ribadire la nostra totale condanna nei confronti di qualsiasi comportamento che possa agevolare l'infiltrazione delle mafie nelle istituzioni e dobbiamo tenere alta la guardia, vista la ormai nota e comprovata presenza delle organizzazioni criminali in Piemonte".
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