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Consiglio comunale

Trino: approvato ordine del giorno su disabili e non autosufficienti

L'argomento è stato promosso dal gruppo Senza Sede

E’ stato approvato lunedì sera in Consiglio comunale un ordine del giorno relativo al riconoscimento del diritto esigibile alle cure sanitarie e socio sanitarie per i malati cronici non autosufficienti e per le persone con gravi disabilità non autosufficienti. L’argomento è stato promosso dal Gruppo Senza Sede che da anni si batte per questi diritti di anziani e malati cronici.

Il Consiglio ha approvato in modo unanime l’ordine del giorno che in sostanza chiede di “intervenire, anche attraverso l’Anci, nei confronti del presidente e della Giunta della Regione Piemonte per chiedere il pieno rispetto della normativa nazionale vigente" e, nello specifico, che si operi "senza distinzioni di condizioni individuali o sociali e secondo modalità che assicurino l’eguaglianza dei cittadini nei confronti del Servizio" sanitario (articolo 1 della legge 833/1978). Che venga assicurata "la diagnosi e la cura degli eventi morbosi quali ne siano le cause, la fenomenologia e la durata", provvedendo "alla tutela della salute degli anziani, anche al fine di prevenire e di rimuovere le condizioni che possono concorrere alla loro emarginazione" (articolo 2 della legge 833/1978). E l’ordine del giorno chiede anche che “si consideri che in base all’articolo 23 della Costituzione 'nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge' e che mai il Parlamento ha approvato norme per assegnare ai congiunti degli infermi compiti attribuiti alla Sanità”. Chiede che “non venga artificiosamente ritardato, spesso di mesi e mesi, l’accesso alle prestazioni sanitarie degli infermi non autosufficienti che hanno in tutti i casi esigenze sanitarie e socio-sanitarie indifferibili in relazione ai loro quadri clinici e patologici; e che non si consenta che i ritardati accessi alle cure (liste d’attesa) siano causa di discriminazioni anticostituzionali e della povertà economica di migliaia e migliaia di famiglie”. Cosa viene chiesto alla Giunta regionale sulla base della normativa: di “assicurare prioritariamente il diritto alle prestazioni sanitarie e socio-sanitarie domiciliari e quindi di istituire obbligatoriamente il servizio di ospedalizzazione a domicilio in tutte le strutture ospedaliere pubbliche, di assumere le necessarie iniziative per l'organico collegamento delle prestazioni domiciliari con i servizi di ospedalizzazione a domicilio per infermi con patologie acute”. 

E poi di “adottare il Piano regionale per le non autosufficienze assicurando che le prestazioni in esso previste siano integrate dalle prestazioni di aiuto infermieristico e assistenza tutelare professionali; approvare tutti i provvedimenti necessari per dare piena attuazione alla legge regionale 18 febbraio 2010, n.10 “Servizi domiciliari per persone non autosufficienti”, per garantire prioritariamente il diritto alle cure socio-sanitarie domiciliari di lunga durata, compreso un contributo forfettario a carico del settore sanitario ai congiunti che volontariamente svolgono prestazioni di assistenza tutelare alla persona e/o aiuto infermieristico 24 ore su 24, direttamente o mediante l’aiuto di terze persone. Di stabilire che il contributo, analogo all’assegno di cura previsto per i malati psichiatrici, qualora alternativo al ricovero, sia mediamente non inferiore al 70 per cento dell'onere a carico del Servizio sanitario nei casi di degenza presso le residenze sanitarie assistenziali, di infermi aventi analoghe esigenze diagnostiche e terapeutiche (o di altre strutture residenziali per le persone con disabilità). Di adoperarsi presso il Parlamento e la Conferenza Stato-Regioni per la modifica dell’art. 22 del dpcm del 12 gennaio 2017, affinché siano riconosciute in ambito Lea le prestazioni informali assicurate dai congiunti o altre persone di fiducia dell’utente. Di avvalersi della legge n. 3/2018 per ottenere il riconoscimento a livello nazionale del profilo professionale di “Assistente familiare” – già previsto e promosso, per il Piemonte, dalla legge n.10/2010 – che in tal modo rientrerebbe, a pieno titolo, tra quelle abilitate a fornire le prestazioni Lea”. Infine l’ordine del giorno chiede di “prevedere prestazioni semiresidenziali (centri diurni) nei casi in cui la permanenza a domicilio di malati di Alzheimer o con altre forme di demenza senile, di malati psichiatrici gravi e di persone con disabilità intellettiva e/o autismo con limitata o nulla autonomia, possa essere attuata solamente con il sostegno delle prestazioni semiresidenziali e dalla possibilità di poter usufruire di ricoveri di sollievo”.

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