A POCHE ORE DAL "DERBY DEL RISO", MA NON SOLO
di Andrea Giardina
20 Settembre 2025 19:10
Il presidente della Pro Vercelli, Ludovic Deléchat
Alla vigilia del "Derby del Riso" sul campo del Novara, il presidente della Pro Vercelli, Ludovic Deléchat, ha fatto il punto sull’avvio di stagione e sul percorso intrapreso dal club, tra soddisfazioni, difficoltà e obiettivi per il futuro.
Può fare un sunto della sua esperienza in questa società da maggio fino ad ora e cosa avete in mente per il futuro?
"All’inizio abbiamo dovuto salvare la squadra dal fallimento, il che ha comportato diversi sforzi, anche economici. Un obiettivo è quello di migliorare la rosa, anche per esigenze tecniche: non si può fare tutto in un’unica sessione di calciomercato, ma abbiamo preso giocatori utili alla nostra causa. Abbiamo raggiunto la qualificazione in Coppa Italia e abbiamo cominciato bene il campionato con due vittorie. C’è stata una partita molto difficile a Brescia, poi, la sconfitta condizionata da un episodio. Questo fa parte del percorso di crescita, ma le performance sono state buone. Dal punto di vista aziendale stiamo crescendo: c’è una pianificazione, che richiede tempo, però arriveremo a professionalizzare sempre più l’organizzazione strutturale della società. Sono stati quattro mesi intensi, ma siamo felici e positivi rispetto a quello che stiamo facendo. Il calendario iniziale è stato complicato e ora c’è il derby. Un calendario molto impegnativo senza dubbio, ma dobbiamo incontrarli tutti. Ora c’è il derby, che è una partita molto sentita. La tensione c’è, ma dobbiamo restare equilibrati e fedeli alla nostra filosofia. L’obiettivo è raggiungere una posizione adeguata a febbraio: anche in caso di sconfitta nel derby, dobbiamo perseguire nel nostro progetto di crescita, anche se ci darebbe grande fiducia vincere questa partita. Anche nella vita, bisogna mantenere l’equilibrio: non si è fenomeni dopo due vittorie, non si è scarsi dopo due sconfitte".
In futuro, che obiettivi e priorità avete?
"Noi vogliamo insistere sulla professionalizzazione dell’organizzazione globale societaria. Vuol dire alzare l’asticella, anche fuori dal campo. C’è la questione delle infrastrutture: stiamo operando sulla concessione dello stadio e del campo Belvedere. Attualmente, la nostra concessione è di un anno: l’idea è di ottenere una concessione pluriennale che possa aiutarci nello sviluppo delle infrastrutture. Ho già parlato con il sindaco per proseguire in questo senso".
All’arrivo della nuova società tanto entusiasmo, ma anche diffidenza: dopo quattro mesi come percepisce la città?
"Sono tifoso: capisco che la vittoria esalti e la sconfitta demoralizzi, ma nel mio ruolo devo mantenere equilibrio. La diffidenza è normale, quando arriva un gruppo straniero. Stiamo attuando alcuni cambiamenti: in Italia, ad esempio, si paga alla scadenza, ma adesso paghiamo la gente mensilmente. Stiamo potenziando a tutti i livelli: c’è una palestra nuova, materiale di allenamento nuovo e c’è uno staff tecnico di alto livello: l’assistente ha cresciuto Reijnders, talento del Manchester City. Noi mettiamo l’anima, non mi aspetto la gratitudine di tutti ma spero in un sostegno sempre maggiore".
Sulla mentalità societaria?
"Non siamo arroganti: abbiamo le nostre idee, ma dobbiamo accettare la mentalità del Paese in cui arriviamo. La mentalità olandese è diversa da quella italiana. Provo sempre a spiegare le cose, poi bisogna andare avanti: il calcio sta cambiando e c’è bisogno di apertura. La nostra filosofia è un po’ lontana dalla mentalità calcistica italiana pura. Vogliamo realizzare un calcio propositivo e sviluppare i talenti, creando asset societari. Le difficoltà sono normali, ma questa visione può essere positiva per tutti. Sono consapevole che impostare questa cultura di lavoro e di gioco richieda tempo".
E sulla risposta dei giocatori?
"Non ci aspettavamo di avere giocatori così pronti. Siamo orgogliosi di questo: tante squadre hanno giocatori come i nostri e li mandano in prestito. I giovani fanno errori, ma è normale, devono crescere e vogliamo che lo facciano con noi. Da questo punto di vista, la situazione che ho trovato è al di sopra delle aspettative".
A proposito dei giovani, il potenziamento infrastrutturale coinvolgerà anche il settore giovanile?
"Se abbiamo scelto la Pro Vercelli, è anche per questo: la nostra filosofia è quella di sviluppare i talenti e per farlo abbiamo bisogno di un settore giovanile forte. Essendo subentrati tardi, ci sono state altre priorità, ma il settore giovanile è fondamentale. Una parte della pianificazione aziendale è dedicata allo sviluppo dei giovani; abbiamo giocatori che arrivano dalla primavera e dal settore giovanile. Domani sarà convocato Fofana, che viene dalla primavera. Abbiamo l’idea di sviluppare questo e renderlo più professionale, per poter prendere talenti da Torino, Milano, Genova. Ogni anno vogliamo giocatori giovani che abbiano la possibilità di crescere e di approdare in prima squadra. I ragazzi devono capire che a Vercelli hanno la possibilità di salire in prima squadra, attraverso il duro lavoro".
L’impatto con la città e le sensazioni?
"Poco dopo il mio arrivo, ho visto sollievo e ringraziamenti per il salvataggio. C’è ancora molta diffidenza, ma sono convinto che possiamo arrivare ad una situazione in cui c’è sostegno reciproco tra squadra e città. Noi sappiamo che saremo giudicati sui risultati, ma vogliamo ottenerli con la nostra filosofia. Delusioni non ce ne sono: c’è il rammarico per quanto accaduto contro la Virtus Verona, perché era una partita che avremmo potuto vincere in 11 contro 11. La nostra soddisfazione più grande di questi primi mesi speriamo sia domani: ma, come ho detto, non è il risultato che mi soddisfa, quanto la crescita visibile che stiamo vivendo".
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